Il comandante del comando interregionale Culquaber, Luigi Robusto, lascia l'Arma dopo 50 anni di servizio
Ha ridato lustro al comando interregionale Sicilia-Calabria Culquaber, che ha aperto al territorio attraverso diverse iniziative, dalle mostre al concerto di Taormina. Sotto il suo comando sono stati istituiti i Cacciatori di Sicilia, sul modello di quelli di Calabria. Ha scelto di terminare la sua carriera a Messina, malgrado qualche tempo addietro gli sia stato proposto un altro incarico di maggior prestigio.
A 65 anni lascia l’Arma il generale Luigi Robusto, che stamane ha salutato la cittadinanza incontrando la stampa, dopo 3 anni alla guida del Culquaber, con parole cariche di poesia e “senza filtri”, fedelmente allo stile che ha caratterizzato la sua lunga carriera nei Carabinieri, cominciata a 14 anni con l’ingresso alla Nunziatella.
“In Sicilia e Calabria, come nelle altre realtà del sud, ho trovato un amore per lo Stato e un senso del dovere forse maggiori di quelli trovati in altre aree del paese, forse chi parla di questi territori etichettandoli soltanto come mafiosi non sa di cosa parla. E’ vero, sono realtà difficili, qui si sta in trincea, ma è una trincea in cui ho conosciuto uomini dotati di un coraggio e di una dignità non comuni“. Così il generale commenta la sua esperienza alla guida del comando che sovrintende alle due regioni più a sud d’Italia, tracciando un bilancio prima di tutto sotto il profilo umano.
“Sono arrivato da uomo libero, me ne vado da uomo libero. Ho sempre agito schivando i tentativi di condizionamento, ho cercato di affermare sempre la verità, anche nel modo di apparire e di essere”.
In effetti il Comando di Robusto, in questi anni, si è caratterizzato per trasparenza e rara apertura, sia nei confronti della stampa che degli operatori sociali ed istituzionali del territorio, anche nei momenti di maggiore criticità per l’Arma.
“E’ stato questo il percorso della mia vita, di 50 anni di servizio con l’uniforme addosso. Ho comprato una divisa nuova – e la divisa costa – per indossarla soltanto 3 ore, nel mio ultimo giorno”, racconta commosso, non sapendo che dietro le balaustre lo aspetta la moglie, arrivata a sorpresa da Roma, che non entra per evitare che si emozioni ancor più, mentre parla con la stampa.
“Ho sempre fatto il mio dovere con trasparenza e rispetto anche dell’essere umano, non ho “sacrificato” uomini per conquistarmi gradi, il proprio valore lo si costruisce lavorando giorno dopo giorno con dignità. Amo lo Stato che ho servito, per il quale sarei pronto a morire, e che si onora secondo me a cominciare dalle piccole cose e non soltanto con le roboanti operazioni. Siamo chiamati a far rispettare la legalità “minima”, oppure si legittimano i sentimenti di chi non teme la repressione”
Sotto il suo Comando sono stati istituiti i Cacciatori di Sicilia, come sopra scritto. Ma il giudizio del generale Robusto è che “i Cacciatori sono quelli di Calabria, nascono con una specificità dovuta anzi tutto al territorio. Io qui in Sicilia vedrei meglio – e ho avanzato una proposta in tal senso – l’introduzione di “squadriglie”, molto più adatti alla prevenzione e repressione in territori come quelli montani e boschivi dei Nebrodi e delle Madonie, basti pensare a quanto sono stati efficaci i 9 Cavalieri impiegati la scorsa estate a Floresta e dintorni”.
A Messina ha goduto della “...bellezza incredibile della città e della sua provincia, ho amato i boschi dei Nebrodi come l’atmosfera unica di Taormina. E’ una città però difficile e disordinata, distante da Palermo e diversa anche dalle altre città siciliane, in parte forse abbandonata e considerata città di transito, che merita più attenzione.”