Al momento del voto numerosi deputati sono usciti dall'Aula facendo mancare il numero legale. Salta la nascita della nuova Spa. Nel pomeriggio ripristinata l'elezione diretta nelle ex Province, già approvata in Commissione.
L’Ars affonda la fusione tra Cas ed Anas, dopo aver affondato Riscossione Sicilia e ripristinato (confermando il voto emerso in Commissione) l’elezione diretta nelle ex Province.
Complici le assenze, soprattutto di quanti hanno tolto il tesserino al momento della votazione, complice l’imminente pausa estiva e la certezza che da settembre sarà solo tempo di campagna elettorale, chi voleva dare il colpo definitivo alla fusione in Spa di Cas ed Anas, ha lasciato che la barca andasse alla deriva. E chi vive a Messina sa cosa significa avere a che fare con un carrozzone ormai obsoleto ed incapace di dare risposte adeguate. Il voto del 10 agosto era l’ultimo utile e non ci saranno “appelli” né altre possibilità, a meno che Crocetta non presenti a settembre una nuova proposta di legge, fatto questo che appare improbabile.
Le teste saranno altrove. Al momento della votazione è caduto il numero legale.
Tutti a casa, si va in vacanza.
“Il mancato voto finale sulla legge istitutiva della nuova società pubblica per la gestione della rete autostradale rappresenta l'atto finale di un'aula che si è contraddistinta esclusivamente per una grande conflittualità che ne ha condizionato l'esercizio della sua fondamentale funzione- commenta a caldo Picciolo che insieme ai colleghi di Sicilia Futura non ha fatto mancare la presenza per una norma che interessa da vicino il territorio- Era una norma di buon senso, non alimentava clientele ed era nell'esclusivo interesse pubblico, dei siciliani, dei lavoratori del CAS ed a tutela dei cittadini utilizzatori di queste infrastrutture che pomposamente ci ostiniamo a chiamare autostrade ma che, invece, sono annoverabili a ben altra tipologia di collegamento stradale. I conti economici, il personale, le risorse disponibili per potere effettuare le manutenzioni straordinarie ed indispensabili sono ridotte ai minimi termini; un atto di buon senso, dunque, che avrebbe avviato un percorso virtuoso con la creazione di una società pubblica tra Anas e Cas mettendo in sicurezza il Consorzio”.
Per il deputato si è persa un’importante occasione e sarà difficile recuperare in calcio d’angolo a settembre con una nuova proposta come evidenziato dallo stesso presidente dell’Ars Ardizzone. Non sono bastati i 32 sì (3 gli astenuti), dal momento che non appena è iniziata la votazione c’è stato chi ha pensato di far mancare il numero legale. I deputati messinesi che hanno votato a favore della fusione sono stati: Giovanni Ardizzone, Nino Germanà, Filippo Panarello e Beppe Picciolo. Si è astenuto Santi Formica. Assenti: Carmelo Currenti, Marcello Greco, Pippo Laccoto, Franco Rinaldi. In congedo Valentina Zafarana.
“E’ stato fatto un grande lavoro per cercare di portare risultati ma siamo davvero indignati e rammaricati per il comportamento di alcuni esponenti di forze politiche che, peraltro, si propongono di governare questa nostra terra- prosegue Picciolo- I nomi degli artefici di questo " giochetto " sono peraltro facilmente identificabili raffrontando i tabulati di coloro che hanno votato un minuto prima la norma sul collegato ed un minuto dopo hanno abbandonato l'aula o estratto il tesserino per non votare una legge che era solo di buon senso, lasciando anche qualche dubbio che ci possano essere interessi particolari, diversi estranei alla politica".
Difficile però che, conclusa la sessione, ci siano più i tempi, e la volontà di ricominciare l’iter in Aula per un nuovo disegno di legge. Quando i 90 torneranno a Palermo, a settembre, l’Aula resterà deserta così come è capitato fin troppo spesso in questi ultimi giorni. Il 5 novembre è dietro l’angolo.
La sessione è stata chiusa dopo aver affondato Riscossione Sicilia (e soprattutto il presidente Fiumefreddo), che chiuderà battenti entro dicembre 2018, e la fusione del Cas. Nel pomeriggio l’Ars con 32 voti favorevoli su 47 presenti ha approvato, confermando il voto della Commissione, il ripristino dell’elezione diretta nelle ex Province, mandando definitivamente in soffitta la riforma “simbolo” di Crocetta, quella che passerà alla storia come l’unica annunciata in tv, a L’Arena, nel 2013 e mai portata a termine. Con ogni probabilità le elezioni dirette nelle ex Province (con numero di consiglieri ridotti e indennità tagliate al 30%) si terranno contestualmente alle amministrative 2018.
Rosaria Brancato