Ponte sullo Stretto, se a mancare è la chiarezza…

Ponte sullo Stretto, se a mancare è la chiarezza…

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giovedì 30 Giugno 2011 - 23:07

La società si dice tranquilla in merito alle conseguenze del Decreto Sviluppo. Il Sole 24 Ore afferma che invece il limite alle opere connesse coinvolgerà anche il Ponte. E come al solito non c’è trasparenza…

Trasparenza, questa sconosciuta. Viviamo giorni probabilmente decisivi per il Ponte sullo Stretto. L’opera di cui si parla da decenni, divenuta il “pallino” di Silvio Berlusconi, che rischia di diventare – anzi lo è già – uno dei pomi della discordia tra Pdl e Lega Nord. Che concettualmente disprezza l’idea di spendere tanti soldi per un’opera del sud. Ma è la trasparenza, appunto, a mancare. Il ministro Tremonti, anello di congiunzione proprio tra il Pdl e la Lega, più spesso vicino al leader di Pontida che a quello di Arcore, potrebbe aver giocato un brutto scherzo ai fautori del Ponte, al buon Ciucci – già in pensiero per le sorti dell’Anas – e perché no anche al grande capo Silvio. Quel decreto sviluppo, con quelle due righe dedicate alle opere compensative, hanno disegnato un punto interrogativo faraonico quanto e forse più della grande opera tra Scilli e Cariddi. Perché sosteniamo che manca la trasparenza? Perché non si è ancora compreso una volta per tutte se e quanto questo “benedetto” (o “maledetto”, dipende dai punti di vista) decreto inciderà sui piani del Ponte. Due settimane fa da queste colonne avevamo “umilmente” sollevato il problema. In maniera più roboante lo ha fatto Sergio Rizzo sulle ottocentesche pagine del Corriere della Sera. Qual è il problema è utile ricordarlo. Il decreto sviluppo riduce dal 5 al 2 per cento del costo totale dell’appalto il budget per le opere compensative alle grandi opere. Non è affare da poco: questa riduzione comporterebbe mandare al diavolo oltre 600 milioni di opere compensative, con tanti saluti agli accordi presi con i comuni direttamente interessati dal Ponte, compreso quello di Messina.

Il sindaco Buzzanca ha già detto che senza opere compensative non si fa nulla. Anche perché tra queste, giusto per rinfrescare la memoria, c’è la seconda canna Giostra-Annunziata, c’è la nuova stazione di Gazzi, c’è la via del Mare, c’è tanta roba ancora. Senza le “compensazioni” il Ponte si rivelerebbe, come in tanti hanno sempre temuto, un’opera calata sulla testa dei messinesi. E salterebbe tutto il banco. Abbiamo provato a capirci di più e alla Stretto di Messina ci hanno risposto che «la società non ha una posizione ufficiale» ma che dal loro punto di vista «il decreto sviluppo non inciderà sull’iter del Ponte». Questo in forza di quanto afferma lo stesso decreto, nella parte in cui si legge che le disposizioni «si applicano alle procedure i cui bandi o avvisi con i quali si indice una gara sono pubblicati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, nonché, in caso di contratti senza pubblicazione di bandi o avvisi, alle procedure in cui, alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, non sono ancora stati inviati gli inviti a presentare le offerte».

Dunque tutto chiaro? Non proprio. Perché qualche giorno fa anche il Sole 24 Ore ha rilanciato il problema, spiegando che «la scure si abbatte anche sulle grandi opere strategiche e interviene in corsa, anche su quelle che hanno il progetto preliminare già approvato. Colpirà ad esempio, anche l’opera simbolo per eccellenza, il Ponte sullo Stretto, il tetto alle opere compensative, che non potranno più superare il 2% del valore dell’opera. Ma potrebbe costringere a cambiare in corsa tutto il progetto anche l’obbligo di approvare varianti alla localizzazione dell’opera a costo zero, visto che proprio in questi giorni si discute di una variante per la nuova stazione di Messina».

In tutto questo la Stretto prende tempo per l’approvazione del progetto definitivo, fonti romane parlano di una mal celata preoccupazione a dispetto delle dichiarazioni di facciata e c’è già chi pensa che alla fine della giostra a guadagnarci sarà in ogni caso il General Contractor, che i suoi “dindini” li dovrà ricevere comunque vada. E la trasparenza? E la chiarezza? A farsi benedire. Come sempre.

Un commento

  1. ma quale trasparenza,loro vivono rosicchiando i soldi che di volta in volta vengono destinati,per studi preliminari,di fattibilità ,di scavi e sondaggi,prove sismiche e di laboratorio etc.etc. col risultato come scriveva Rizzo di avere spese nel tempo 250 milioni di euro.per interderci 500 miliardi della vecchie lire.Hanno azzannato la preda e non la mollano..

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