Prosciolti in prima battuta, gli ingegneri Manfrè e Calabró e il geologo Gioè sono ancora sotto la lente della Procura per i lavori post disastro. Un atto dovuto che probabilmente andrà archiviato. Intanto Calabró è di nuovo nei guai per le sanatorie a Scaletta.
Ci sono tre indagati nell’inchiesta bis che il sostituto procuratore Antonio Carchietti sta conducendo sulla tragedia del 2009 costata la vita a 37 persone, cioè l’alluvione che si abbattè su Scaletta Zanclea e Giampilieri.
Si tratta dell’ingegnere Bruno Manfrè, responsabile provinciale della Protezione Civile, il geologo Carmelo Gioè, allora in servizio al Comune di Messina, l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Scaletta, il barcellonese Salvatore Calabró. La loro iscrizione nel registro degli indagati é venuta fuori ieri nel corso dell’udienza del processo principale, affidato al giudice monocratico Massimiliano Micali, davanti al quale Gioè doveva essere ascoltato insieme ad altri due testimoni. Essendo coinvolto in un “procedimento connesso”, il geologo ha dovuto dichiararlo prima, dando notizia dell’atto di proroga delle indagini notificatogli qualche settimana fa.
Non si tratta di nuovi accertamenti peró, bensì di una “coda” di quelli che avevano condotto i tre, insieme ai responsabili di alcune ditte impegnate nei lavori in zona, ad una richiesta di rinvio a giudizio. In sei, nell’ottobre 2013, comparvero davanti al Gup Salvatore Mastroeni che dispose il non luogo a procedere per tutti, decidendo in sostanza che le contestazioni, relative ai lavori eseguiti in emergenza nel dopo alluvione, erano frutto dello “stato di necessità”. Ugualmente, in dispositivo il Giudice ha disposto per i tre la trasmissione degli atti alla Procura, chiedendo di valutare alcune ipotesi di eventuale responsabilitá. Da qui la nuova contestazione.
Non è tutto. Perché a proposito di Scaletta, intanto, l’ingegnere Calabró si è visto notificare un altro avviso di conclusione delle indagini. E’ siglato dal sostituto procuratore Diego Capece Minutolo e riguarda nel complesso la sua attività di capo dell’area tecnica nel comune jonico. L’inchiesta, portata avanti dai Carabinieri, è già sfociata in un processo a carico di Calabró e il collega messinese, libero professionista, Antonino Porcello. I due, arrestati a maggio 2014, erano accusati di concussione nell’ambito di una procedura di sanatoria. A denunciarli era stata la vittima, un imprenditore che doveva ultimare dei lavori su un terreno. L’ulteriore inchiesta arrivata ora al capolinea riguarda ancora una volta entrambi, di nuovo nei guai per una vicenda simile.