Giampilieri e Scaletta, l'1 ottobre 2009 e i suoi 37 morti

Giampilieri e Scaletta, l’1 ottobre 2009 e i suoi 37 morti

Marco Olivieri

Giampilieri e Scaletta, l’1 ottobre 2009 e i suoi 37 morti

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martedì 01 Ottobre 2024 - 13:50

Non dimentichiamo 15 anni dopo e ribadiamo le priorità: la messa in sicurezza e una nuova cultura della prevenzione

di Marco Olivieri

MESSINA – 37 morti. Un mondo che scompare. Una ferita profonda e una cicatrice che non smette d’inquietare perché il tema della messa in sicurezza rimane centrale. Era l’1 ottobre 2009, 15 anni fa, quando l’alluvione colpì Giampilieri, Scaletta Zanclea e i borghi vicini. Oggi, alle 18.30, la parrocchia S. Maria del Carmelo e S, Nicolò di Bari, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Scaletta Zancle, organizza una messa nel ricordo delle vittime e sarà deposta una corona d’alloro nei luoghi della tragedia.

Un figlio che scava a mani nude per ritrovare la propria madre in mezzo al fango. Questa è l’immagine che ci restiuisce Michelangelo Maria Zanghì in uno spettacolo teatrale, “L’arto fantasma“. In chiave personale e collettiva, racconta il dolore e le inquietudini provocate da quel maledetto 1 ottobre. E, in questa dimensione della memoria, l’arte può aiutare a elaborare il lutto, alimentando la memoria.

15 anni dopo, la messa in sicurezza dei territori dai rischi idrogeologici e dai terremoti rimane fondamentale. I passi in avanti, in tutta Italia, sono ancora davvero pochi. E ci vorrebbe un programma straordinario europeo per dare centralità alla sicurezza. Basta l’esondazione di un torrente a Zafferia per farci ripiombare nell’incubo. Il tutto nel contesto di un cambiamento climatico che ci pone di fronte a piogge improvvise. Con una quantità di acqua impressionante come monito a non dimenticare cosa può accadere da un momento all’altro.

Il piano comunale d’emergenza e l’esigenza di una nuova cultura della sicurezza

Nel 2024 il nuovo piano comunale d’emergenza è stato approvato. Tra i punti più rilevanti, l’esigenza di un censimento della popolazione a rischio idrogeologico, da affidare a una realtà esterna; la mappatura in scala di dettaglio delle aree a rischio censite; il piano d’evacuazione per ogni area a rischio; l’indicazione d’interventi strutturali e non strutturali per i nodi idraulici e le frane, da affidare all’approfondimento di un professionista esterno; un geo-database in ambiente Gis (Geographical Information System), ovvero una raccolta sistematica di dati; brochure e opuscoli informativi “per la popolazione a rischio”.

Una priorità è coinvolgere sempre di più i cittadini, rafforzando la conoscenza dei comportamenti da attuare in caso d’emergenza. Serve una nuova cultura della sicurezza, oltre a ingenti capitali per avviare le opere necessarie. Gli stessi amministratori devono potenziare gli strumenti adatti per veicolare le informazioni: educazione degli amministratori e della popolazione vanno di pari passo. Ma non bisogna più perdere tempo.

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