Domani in aula bunker l'attesa deposizione dell'esperto che analizzò la bomba d'acqua riversatasi su Giampilieri. Mentre si avvicina la fine del processo per accertare le responsabilità dei 37 morti e le devastazioni. Quasi tutti gli imputati hanno sfilato in aula "allargando le braccia" di fronte al disastro.
E' al giro di boa finale il processo per accertare le responsabilità nelle devastazioni che il 1 novembre 2009 causarono 37 morti, innumerevoli feriti e un danno incalcolabile ai centri tra Giampilieri e Scaletta Zanclea. Oggi al banco dei testimoni siederà uno dei consulenti che ha analizzato la così detta "bomba d'acqua" che si riversò sulla fragile collina di Giampilieri, devastandola e trascinandola a valle, coprendo parte del centro abitato. L'esperto pluviometrico illustrerà calcoli e tabelle, i complessi sistemi di analisi e rivelazione utilizzati, i casi analoghi presi in esame. Insomma il lavoro che ha portato la Procura a concludere che la massa d'acqua che si riversò sulla costa tirrenica del messinese fu certamente eccezionale, ma che comunque tutti quei lutti ed il disastro potevano essere evitati.
Se non ci saranno altre schermaglie in aula, la parola passerà all'accusa per le richieste finali e il dibattimento prima della fine dell'anno, magari per il sesto anniversario del disastro, potrebbe essere chiuso. Anche se le schermaglie non sono mancate, nei due anni di udienze. A cominciare dalla calendarizzazione delle udienze fiume per sentire i molti testimoni citati, dopo il mancato accorto tra accusa e difese. Accordo che è mancato anche nell'ultima udienza, qualche giorno fa, quando la Procura ha chiesto di poter depositare agli atti del processo ben 41 faldoni di documenti. Una mole enorme di carte tra delibere del Comune, vati atti amministrativi, pareri tecnici e consulenze, insomma tutto il materiale analizzato dai consulenti. Le difese hanno detto no al deposito.
Alla fine ci ha pensato il giudice monocratico Massimiliano Micali a far quadrare il cerchio: ha ammesso buona parte del materiale presentata dall'Accusa senza però lesinare, come è suo costume, considerazioni ferme e severe sia all'accusa – che a fronte dell'enorme mole di documentazione presentata non avrebbe "composto" adeguatamente i faldoni – che alle difese, contrarie quasi "a prescindere" anche nei casi nei quali i documenti offerti dalla Procura avrebbero potuto essere letti a difesa degli imputati.
Imputati che in questi mesi hanno sfilato in aula, per essere interrogati dall'Accusa e dalle difese. Il dato emerso dalla loro ricostruzione è amaro, e pressoché concorde: a prescindere dalla possibilità di prevedere il disastro e dalla necessità di lanciare l'allarme per tempo, i mezzi a loro disposizione erano davvero inadeguati. Insomma, prevenzione disastri in Sicilia anno zero, anno zero anche per le operazioni di soccorso.
Alessandra Serio