"Il giornale degli studenti" coinvolge anche alunni del mondo universitario. Dall'universo accademico arriva un'interessante e sentita riflessione di Francesco Antonio Lazzarano, frequentante la facoltà di Comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche
Partendo dal suo terreno di base, la scuola, "Il giornale degli studenti" ha coinvolto anche il mondo accademico, avvicinando al progetto studenti universitari con sede a Messina o fuori città. Nello spazio dedicato quindi ai giovani di Tempostretto.it arriva un'interessante riflessione riguardante l'occupazione dei licei e le sensazioni che questa porta. Firma di Francesco Antonio Lazzarano, frequentante la facoltà di Comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche.
Ieri pomeriggio mi accingevo ad uscire di casa. Già si era fatto buio e avvertii più freddo del solito. Non avevo un abbigliamento da cerimonia: tuta,felpa e scarpe da ginnastica. A causa dell'inaspettata temperatura e dei capelli corti, a cui sono poco abituato, decido di alzare il cappuccio della mia felpa. Ho subito percepito, con questo gesto, una sensazione. Vi è mai capitato di imbattervi in una foto di quando eravate piccoli e giocavate coi vostri migliori amici? O di passare nel luogo in cui avete dato il primo bacio? O di beccare in televisione, durante un noioso zapping pomeridiano, il cartone che ha segnato la vostra infanzia? In un attimo,senza aspettarmelo, sono stato trasportato indietro nel tempo.
La temperatura tutt'altro che mite, un vialetto buio e il vestiario da rapper di strada hanno avuto la capacità di riportarmi esattamente ad un anno fa. In quei giorni mi muovevo nelle stesse circostanze e avevo un solo interesse: occupare il mio liceo. Avevo smesso totalmente di studiare, andavo a scuola solo per elaborare il piano militare che avrebbe permesso di introdurci all'interno dell istituto alle prime luci del mattino, uscivo di casa alle 7:30 e vi ritornavo alle 19 perché il pomeriggio ero impegnato nelle "riunioni strategiche" con la sicurezza. Mamma ormai esasperata diceva solo "Ricordati che hai gli esami quest'anno", a me non fregava niente.
La mattina dell'irruzione arrivò. Mi sentivo, insieme ad un'altra decina di ragazzi, un agente della SWAT in azione per il modo in cui agimmo: questa parte della storia non si può raccontare qui. La scuola era nostra, correvamo per i corridoi sbraitando e incitandoci a vicenda. Giunse puntuale la DIGOS, classico giochino del poliziotto buono-cattivo, classiche minacce, classico menefreghismo da parte nostra. Sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro e che non ci sarebbe successo niente, nulla poteva scalfirci.
Da quel momento partì ufficialmente l'occupazione. Non tutto fu come mi immaginavo: problemi e liti non mancarono, purtroppo. Il peso della responsabilità della scuola e degli studenti si rivelò essere molto più pesante di quanto credevo. L'occupazione come iniziò fini. Che senso ha ciò che sto scrivendo se non racconto ciò che successe in quei fantastici giorni? Be', non conta. Non conta la mia storia, quella dei miei compagni di "stanza" o del ragazzo di primo che si trova disorientato. Tutti provano e vivono esperienze diverse e portano con sé svariati ricordi.
Ma allora perchè Dio dovrebbe salvare l'occupazione?
Perché nessuna sveglia è stata mai così piacevole come quella che suona alle 4 di mattina il primo giorno di occupazione. Perché il letto di casa propria è morbido, ma svegliarsi sul banco freddo accanto a quelli che reputi i tuoi migliori amici è un lusso. Perché l'ora di educazione fisica per giocare è bella, ma il calcio-tennis notturno è divino. Perché gli incontri e i progetti che ci vengono proposti aiutano a perdere scuola, ma vivere tutto il giorno con i propri compagni aiuta a CRESCERE. Perché i professori insegnano le solite materie, ma i dibattiti pomeridiani fanno dilatare gli orizzonti. Perchè far volare aerei di carta in classe è divertente, ma giocare a FIFA utilizzando la lavagna elettronica è clamoroso. Perché ,quando sei ancora assonnato, il sorriso sincero di un bidello prima di iniziare il compito in classe è piacevole, ma andare in cortile di mattina e iniziare la partita di volley è superlativo. Perché svegliarsi e vedere la mamma che prepara la colazione fa morale, ma alzarsi e poter andare a cercare la persona che ti piace fa emozionare.
Bisogna vivere di emozioni. Mettetevi nelle condizioni di raccontare, una volta anziani, ai vostri nipoti le follie che avete commesso, non di come stavate solo chiusi in casa a studiare nell'età più bella e che non ritornerà mai più, forse, rivivendo certi ricordi avvertirete una scossa elettrica salirvi per la schiena e qualcosa toccarvi al petto.
Perché l'occupazione ti fa apprezzare davvero la scuola.
Francesco Antonio Lazzarano
Facoltà di Comunicazione pubblica e tecniche giornalistiche
“Sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro e che non ci sarebbe successo niente, nulla poteva scalfirci.” questo è il problema…
“Sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro e che non ci sarebbe successo niente, nulla poteva scalfirci.” questo è il problema…