Il pensiero di Alessia Costanzo: "Non è così difficile come sembra, basta imparare il loro linguaggio e a saper comprendere le loro emozioni"
MILAZZO – Il 2 aprile, come ogni anno, si celebra la giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Il messaggio che vogliamo trasmettere questo anno è quello dell’amicizia, dell’inclusione e dell’uguaglianza, per dimostrare a tutti gli studenti, e non solo, che i ragazzi con autismo hanno la necessità, così come noi, di sentirsi parte di un gruppo.
Spesso accade di vedere situazioni di isolamento che si manifestano anche al di fuori dall’ambiente scolastico o familiare. È possibile informare insegnanti, alunni e genitori, delle caratteristiche dello spettro autistico, inducendo una migliore comprensione della condizione autistica e, in conseguenza, una migliore accoglienza.
L’adolescente con autismo ha diritto a frequentare la scuola di tutti e a ricevere trattamenti adatti alla sua età e alla sua disabilità. Molte volte, a 14/16 anni di età, i ragazzi con autismo vengono allontanati da scuola ed in genere non trovano nessun’altra alternativa che sviluppi per loro un adeguato progetto educativo.
Alla base di tutto bisogna avere una conoscenza che ci permetta di vedere l’autismo non come una malattia, ma come una diversa visione della vita e del mondo.
Bisogna eliminare le etichette sociali che considerano questi ragazzi come: diversi, disabili, incapaci. Se ognuno di noi provasse ad avvicinarsi a questa realtà, scoprirebbe quanto siamo simili, basta poco per trasformare le loro difficoltà in punti di forza.
Nella mia famiglia l’autismo non è mai stato visto come un ostacolo, ma come una corsa ad ostacoli, in cui tutti gareggiavamo alla pari. Tutti eravamo pronti a rialzare l’altro e a vincere o perdere insieme.
A tutti capita di porsi delle domande a cui non si riesce a trovare risposta, “perché proprio a noi?”. “Come faremo adesso?”, ecco queste sono frasi che non ho mai sentito pronunciare ai miei genitori, che fin da piccoli ci hanno spronato a conoscere questo “mondo misterioso” e a farcene sentire parte.
Sapete, non è così difficile come sembra, basta imparare il loro linguaggio e a saper comprendere le loro emozioni. Se vedi al supermercato, in piazza o in spiaggia, un ragazzo che corre, saltella e muove le mani ripetutamente, allora è mio fratello! Che è semplicemente felice.
Se lo senti urlare invece, probabilmente qualcosa lo ha innervosito, troppe voci, luci o caos; così tutto questo accumulo di stimoli esterni, provocano in lui come un corto circuito. E mia mamma, che però non fa l’elettricista, riesce sempre ad aggiustare tutto.
Ho deciso di scrivere questo articolo affinché tutti capiscano che non esistono disuguaglianze e tutti allo stesso modo abbiamo bisogno di legami e di affetto.
Alessia Costanzo, Liceo artistico “Renato Guttuso”, Milazzo