Il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano, all’indomani dell’incontro tra l’AD della Stretto di Messina, Ciucci, e i massimi rappresentanti politici locali, il presidente della Provincia, Nanni Ricevuto, e il sindaco del comune capoluogo, Giuseppe Buzzanca, traccia un quadro della situazione e si interroga sulla mancanza di risultati per il territorio: “Perché tanta soddisfazione se non si porta a casa nulla di certo? Forse in ballo interessi che nulla hanno a che vedere con quelli dei cittadini”.
“Ciucci è venuto a Messina per rassicurare gli amministratori locali sulle opere compensative alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. All’indomani della visita del AD della “Stretto” bisogna interrogarsi su quale sia il risultato vero che città e provincia hanno conseguito. Secondo me nessuno, provo a dimostrarlo.
Il nodo autentico della discussione è il rapporto tra i vertici delle amministrazioni locali – Provincia e Comune capoluogo – con il Governo nazionale e quello regionale. In questo senso sia le ultime elezioni amministrative, sia ripetuti proclami di Buzzanca e Ricevuto, si sono caratterizzati con lo slogan dei Governi amici. Già questa impostazione contiene in sé un forte vulnus per la nostra comunità. L’idea che il destino di Messina dipenda dal rapporto di condivisione politica e dai rapporti amicali tra i rappresentanti del territorio e dei Governi e non dall’autorevolezza della comunità e della sua classe dirigente nel contesto nazionale costituisce probabilmente l’errore più grande che si potesse commettere. E’ come dire che se il Governo è di altro colore, il territorio viene penalizzato. Sostenere che Regioni come Toscana, Emilia Romagna e Puglia, città come Milano, Torino o Napoli, hanno prospettive di sviluppo e di crescita inferiori, vengono trattate peggio dallo Stato, perché i Governi locali hanno colore diverso da quello Nazionale. La conseguenza paradossale sarebbe che dovremmo scegliere e cambiare gli amministratori in base al colore politico del Governo nazionale. Questa idea dei governi amici è una concezione provinciale e per alcuni versi meschina della politica e anche della vita.
Le classi dirigenti politiche devono rappresentare il territorio che le ha elette. Rappresentare gli interessi, le aspirazioni, realizzarne i programmi e i progetti per la crescita e il progresso delle condizioni di vita.
Nella vicenda del Ponte le amministrazioni locali non hanno esercitato questo ruolo. Al netto e al di là delle convinzioni diverse che ciascuno ha e che attraversano trasversalmente la comunità. Attorno a un tema sul quale s’è sviluppata una forte e partecipata mobilitazione contraria alla realizzazione del Ponte, nonostante una legislazione che tende ad esautorare le comunità locali nella realizzazioni delle grandi opere, le Amministrazioni locali avrebbero dovuto rappresentare e difendere gli interessi del territorio e svolgere un ruolo attivo e da protagonisti. Ciò non è avvenuto per il manufatto di attraversamento stabile dello stretto, ciò non è avvenuto per il grave gap infrastrutturale, che caratterizza la nostra provincia e che si è drammaticamente aggravato negli ultimi anni, per la gestione dei servizi pubblici, per la qualità dei servizi sociali, per le politiche urbanistiche e di salvaguardia del suolo, per le politiche di tutela dell’ambiente e di risparmio energetico, per la difesa del tessuto produttivo e dei livelli occupazionali.
Incalzati da dubbi, critiche, perplessità, contestazioni e dall’innegabile constatazione che già l’inizio dei lavori di un opera che molti considerano (per trasparenza, noi tra questi) inutile e dannosa, comporterebbe gravi conseguenze sia dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico, sono state inventate le opere compensative.
Le opere compensative – da non confondersi con quelle propedeutiche – dovrebbero essere quelle che ristorano il territorio in termini di infrastrutture dal disagio derivante dai lavori di realizzazione del Ponte.
Un modo per rispondere a chi si esprimeva dubbi, ma soprattutto per tentare di dimostrare che il progetto del Ponte avrebbe portato sviluppo e per tacitare chi, come facciamo noi, sostiene che cancellare la infrastrutturazione materiale (ferroviaria, stradale e portuale) e immateriale, negare al nostro territorio tutti i fondi FAS, prima stanziati per la realizzazione di quelle infrastrutture realmente utili a creare idonee condizioni per lo sviluppo, significa condannaci all’arretramento e a un declino senza freni.
Cioè, pur essendo le opere compensative utili alla nostra città e alla nostra provincia, rappresentano una inezia rispetto a ciò di cui questo territorio ha bisogno e che è stato cancellato dall’agenda del Governo e delle aziende interessate. A partire dal raddoppio delle tratte ferroviarie Messina-Catania e Messina-Palermo.
Insomma, parlare di opere compensative potrebbe rivelarsi un grande bluff.
Se poi consideriamo il limite finanziario del 2% imposto da Tremonti alle opere collaterali, con la conseguente impossibilità di realizzare le opere ipotizzate, e la cancellazione con l’ultima delibera del CIPE di qualsiasi stanziamento Fas per la realizzazione di infrastrutture nella nostra provincia, appare evidente come i massimi rappresentanti di Comune e Provincia non abbiano portato a casa nulla.
Restano alcune domande. Se per questo territorio non ci sono risorse e infrastrutture, se l’incontro con l’Ad della “Stretto di Messina” non ha portato nulla, perché Ricevuto e Buzzanca si sono dichiarati, rispettivamente, soddisfatto e fiducioso? E perché hanno assicurato la propria firma sull’Accordo quadro di Programma in cambio di nulla, dopo aver minacciato di non firmare e solo dopo l’incontro con Ciucci? E’ solo un modo per rabbonire ancora una volta i Messinesi mantenendo ferma la cieca obbedienza ai capi politici del Governo amico oppure c’è stata qualche altra trattativa che non riguarda la comunità?
Dobbiamo temere che tutta questa pantomima sia l’ennesimo imbroglio perpetrato a nostro danno