Riccardo Russo, il genio messinese del digital marketing

Riccardo Russo, il genio messinese del digital marketing

Vittorio Lorenzo Tumeo

Riccardo Russo, il genio messinese del digital marketing

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sabato 26 Gennaio 2019 - 00:11
GIOVANI

Ormai non ha piu’ bisogno di presentazioni. È Riccardo Russo, il ragazzo messinese che ha scalato le vette del web marketing italiano ed internazionale lasciando stupito tutto lo Stivale, intuendo la portata e l’avanguardia del mondo digitale, ma soprattutto giocando la più difficile delle scommesse: credere in sé stessi. La sua storia lo dimostra. Classe ’99, Riccardo si è diplomato al Liceo Scientifico “Giuseppe Seguenza”; chi lo conosce è davvero fortunato, si può dire. Il sorriso sincero che non mette mai da parte, l’umiltà che traspare dal suo atteggiamento e una fattività concreta, tangibile e soprattutto discreta, mai rumorosa, sono i tratti che lo descrivono.  E con la stessa discrezione, in punta di piedi quasi, sono arrivati i risultati, dati alla mano, di quella sua scommessa di vita. Ma andiamo per ordine. Quando Riccardo scopre che il suo futuro passa per il mondo digitale ha appena dodici anni: “I miei coetanei interagivano con i classici giochini di Facebook. Io, invece, volevo divertirmi inventando qualcosa di mio. Allora, per puro diletto, ho iniziato a creare una serie di fanpages prevalentemente a sfondo ironico. Molte di esse raggiunsero in poco tempo centinaia di migliaia di like. Attratti dal numero sempre più copioso di likes, iniziarono a contattarmi molti esponenti del mondo del marketing digitale, chiedendomi se fossi interessato a vendere degli spazi pubblicitari relativi alle proprie aziende sulle mie fanpages, o c’era chi, addirittura, voleva acquistare direttamente le singole pagine. Ero piccolo. A dodici, tredici anni, è complicato capire, contestualizzare dinamiche di tipo prettamente economico. Nonostante ciò, sono andato avanti, curioso di apprendere, felice di scoprire un mondo sconosciuto agli occhi di molti. È nato tutto così, casualmente; ho iniziato a far diventare delle fanpage virali, ho scoperto il web marketing, ho iniziato a studiare, ad apprendere e ad applicare”. Da quel momento in poi il talento digitale di Riccardo si è manifestato in una fragorosa esplosione di successo.  E sono arrivate le prime proposte di lavoro. Il giovane messinese ha dunque iniziato a lavorare come community manager per un noto travel blog italiano, gestendone i vari canali social al fine di incrementare la brand awareness della piattaforma, ma sono molte le decine di progetti in cui è stato coinvolto in tutta Italia. Purtroppo però (qualcuno esclama ancora: per fortuna!) il Bel Paese non ha ripensato del tutto a rielaborare il proprio assetto socioeconomico in chiave digitale, dando una impostazione totalmente nuova senza che vi sia più la necessità di ricorrere a tecnologie dell’estero o facendosi soffiare le sue migliori eccellenze da qualche Paese straniero. Quel momento, per l’Italia, deve ancora arrivare. Così anche Riccardo ha ricevuto un’offerta di lavoro fuori Italia, a Londra. Conseguita la maturità, il giovane messinese aveva già le valigie pronte e un biglietto, nel senso metaforico oltre che fisico del termine, per il proprio futuro. “Una delle esperienze più belle che mi porto dietro è stata AREEA, startup londinese operante nel settore del beverage.racconta Riccardo – Grazie al coinvolgimento di Jacopo Mele e di Antimo Farid Mir, ho svolto per circa un anno la mansione da ‘Market Researcher’. La mission di AREEA è quella di produrre una bevanda innovativa da commercializzare su larga scala, con la promessa di combattere l’inquinamento ed i suoi effetti nocivi. Facendo parte dell’area market, il mio compito era quello di raccogliere ed interpretare una serie di informazioni inerenti ai potenziali mercati di distribuzione, così da favorire una migliore comprensione del mercato stesso, orientando i processi decisionali”. Dopo questa parentesi lavorativa londinese che ha senz’altro fatto lievitare in lui la voglia di mettersi in gioco ed affinare le proprie competenze, Riccardo ha continuato a svolgere la propria attività di consulente di marketing digitale per conto di aziende e liberi professionisti, seguendoli pedissequamente in tutto il percorso strategico fino al raggiungimento dei risultati prefissati. Nel suo curriculum si legge: co-founder di BlockchainHome, marketing specialist presso ScuolaZoo, We Road, OneDayGroup e board member della Fondazione Homo Ex Machina. I suoi successi professionali hanno acceso i riflettori del nostro Paese ma anche dell’estero sulla sua storia, che ha avuto modo di raccontare ai numerosissimi convegni e incontri ai quali ha partecipato da relatore e che è stata inserita tra le 9 storie dei 9 “millennials” che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha deciso di raccontare alla seconda edizione del #PianoNazionaleScuolaDigitale Insomma, un vero e proprio vulcano di idee e progetti all’avanguardia e che non solo guardano, ma sono il futuro. Piaccia o non piaccia, anzi velit nolit (per non distaccarci troppo dalla tradizione classica e cedere supinamente all’anglicizzazione dell’italiano), l’innovazione tecnologica è rapida, pervasiva, inarrestabile e l’unica cosa logica da fare a fronte di questa realtà consiste nel saper cogliere le straordinarie opportunità di cui essa è foriera, in ogni loro sfumatura. “Iniziamo a prendere consapevolezza non di ciò che è stato in passato, e neanche di ciò che è adesso. Prendiamo consapevolezza di ciò che sarà, perché l’unico modo per innovare realmente sta nell’essere proattivi. Prendiamo atto di tutto ciò perché allora innovazione, tecnologie e persone inizieranno a coesistere in qualcosa di unico” si sofferma Riccardo in questa sua riflessione. È stato detto poc’anzi che una vera e propria rivoluzione digitale in Italia non è ancora accaduta. Ma affinché tale rivoluzione si verifichi e non resti incatenata negli eterei e vaghi confini di un’utopia è necessario che la forza propulsiva che la muove si radichi soprattutto nelle fasce giovanili. E qual è il luogo della formazione dei giovani se non l’Università? Su questo punto Riccardo non nasconde il suo scetticismo: “In UNI, particolarmente in Italia, non parlano di digital marketing, non parlano di bitcoin e blockchain, non parlano di robotica, non parlano di realtà virtuale, non parlano di intelligenza artificiale e di web decentralizzato. Non parlano dei trend del futuro, dei mercati emergenti. E allora io provo a costruirmi il mio futuro in una maniera inconsueta, anche se ciò comporta sacrifici di vario genere. Per cui, niente università, nessun tipo di percorso standardizzato”. Davanti a questi propositi, racconta Riccardo, è stato inevitabile scontrarsi con pregiudizi ed incertezze provenienti sia dalla sfera familiare che dagli amici. “Ma è comprensibile. – prosegue – È comprensibile perché si tratta di un qualcosa di nuovo, oserei dire inconsueto, e ciò che si sconosce solitamente spaventa. Inoltre, non è inconsueto soltanto il mercato con cui interagisco, ma è inconsueto, per uno studente che ha alle spalle un background da liceo scientifico, l’intero percorso che ho intrapreso, ma se avessi ascoltato le infinite perplessità inerenti al digitale, che mi sono giunte da amici e cari mi sarei già fermato da un pezzo. Continuo sulla mia strada. Con una visione chiara di come sarà il mio futuro”.  Il trasferimento in una capitale europea come Londra, lontano dai familiari e dopo essere nato e cresciuto in una città come Messina, il dire di no a qualche serata in discoteca con amici e il rinunciare alle altre cose tipiche di un ragazzo della sua età non sembrano essergli pesate più di tanto. “Ma voglio che sia così. È come se avessi un bisogno interiore che si riflette nel fare. Mi piace fare, mi piace lavorare. Non riesco a stare con le mani in mano. Sono convinto che il dura lavoro ripaghi, sempre. Non credo nel karma, nella fortuna o in qualsiasi altra cosa del genere. Credo nel fare, nelle nostre azioni, nell’applicazione costante; sono questi i mezzi per arrivare ad un risultato. Mi piace sottolineare una frase che porto sempre con me del super Gary Vaynerchuk: Just put in work and enjoy that”. Adesso il giovane messinese fa base a Milano, dove procede instancabile nelle sue attività digitali e a chi volesse intraprendere il suo stesso percorso, consiglia un’endiadi vincente: formazione, esperienza, networking. Ma per quanto l’agilità e la spigliatezza nel “fare network” sia di non trascurabile importanza, Riccardo non ha perso di vista qualcosa che, economicamente parlando, resta sempre nella voce “utili” del bilancio personale: il valore dell’umanità. “Il modo per migliorare noi stessi, sia sul campo professionale che non, sta nella rete di persone che siamo in grado di costruirci, persone con cui scambiamo perennemente valore”, afferma in conclusione Riccardo. Se è vero che un talento rende speciali le persone, è anche vero che speciali sono le persone che lo sanno usare bene, non soltanto per sé stessi ma soprattutto per gli altri, al fine di mettere in campo le proprie competenze per apportare un miglioramento, di qualunque entità esso sia. Riccardo Russo è indiscutibilmente una di queste.

Vittorio Lorenzo Tumeo

Un commento

  1. Bravo Riccardo.

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