Nella 19ª tappa del Giro ancora una polemica che ha ottenuto lo scopo di dimezzare il chilometraggio della tappa. Vince la fuga con Cerny che taglia il traguardo davanti a Campenaerts e Jacopo Mosca, il gruppo lascia fare, nessun cambiamento nella Generale
Il primo a tagliare il traguardo di Asti è Josef Cerny. Per lui è la seconda vittoria stagionale, la prima in un grande giro a tappe e la prima per la sua squadra, la CCC, in questa edizione del Giro, ma questa 19ª tappa sarà ricordata per la polemica scoppiata al momento della partenza e sicuramente ci saranno conseguenze al termine della frazione e della corsa.
La cronaca della tappa
Nel gruppo maglia rosa clima molto rilassato tra i big che riposano dopo le fatiche di ieri sullo Stelvio in vista della tappa decisiva di domani, l’ultima in linea con arrivo in salita. Un po’ meno rilassati i Bora-Hansgrohe di Peter Sagan.
Oggi infatti era anche l’ultima occasione di vincere per i velocisti, lo slovacco secondo nella classifica della maglia ciclamino ha messo i suoi uomini a lavorare. Cosa di cui si è guardato bene Démare, che preferisce che la fuga porti via tutti i punti in palio all’arrivo, ma a fare infuriare l’ex campione del mondo anche le altre squadre che non hanno collaborato nell’inseguimento.
Così quando i Bora hanno detto basta la fuga ha guadagnato velocemente minuti arrivando a giocarsi la tappa senza la pressione del gruppo, i big sono arrivati sul traguardo 12 minuti dopo il vincitore.
La polemica alla partenza e la posizione di Vegni
In mattinata, alla partenza, si è verificato un vero e proprio ammutinamento. Adam Hansen, della Lotto Soudal la stessa squadra che spalleggiata dalla Jumbo-Visma si era lamentata della poca sicurezza dei corridori rispetto al Covid, si è fatto portavoce di tutti i corridori portando avanti l’idea che questa lunga frazione di 258 km, con la pioggia e nella terza settimana era pericolosa per la salute dei corridori e andasse ridotta.
Come ha dichiarato Mauro Vegni, direttore della corsa, il Giro ha subìto la decisione dei corridori che non si sono presentati alla partenza e ha fatto quindi spostare tutti nei rispettivi pullman tagliando 140km di tappa e facendone correre solo 120 km della parte finale. La polemica è stata dura perché l’organizzazione ha fatto tanto per venire incontro ai corridori per permettergli di correre ad ottobre, fuori calendario, e arrivare a Milano nonostante la situazione pandemica.
Vegni ha rimproverato, abbastanza stizzito, i corridori facendo pesare che sono professionisti, sono abituati alle fatiche di una terza settimana e sapevano dall’anno scorso, quando è stato presentato il Giro numero 103, che ci sarebbe stata una tappa di 258 km alla terza settimana e che spostando il Giro ad ottobre poteva capitare che piovesse. Infine Vegni ha voluto sottolineare come la temperatura a Morbengo all’orario in cui era prevista la partenza era di 13°, quindi non così rigida.
L’aggiornamento delle classifiche
Nessun cambiamento nella classifica Generale, Kelderman resta in maglia rosa con il compagno Hindley a 12” e il rivale Geoghegan Hart a 15”. Domani ultima frazione in montagna con la scalata per tre volte di fila del Sestriere. Domenica la cronometro finale a Milano.
Mentre è praticamente blindata la maglia ciclamino di Démare, il rivale Sagan non è condannato dalla matematica bensì dalla strada. Gli arrivi sfavorevoli ai velocisti delle ultime due tappe lasciano aperte solo speranze poco sportive: caduta e ritiro o tampone positivo sono gli unici modi in cui il francese può cedere la maglia.
Anche per Guerreiro, leader degli scalatori, la situazione è la stessa con l’aggiunta che matematicamente il secondo Thomas De Gendt non ha punti disponibili sulla strada per tentare l’assalto finale nella giornata di domani.