La senatrice messinese ribadisce il problema e il Guardasigilli risponde: "Norma irragionevole, la adegueremo"
MESSINA – E’ arrivata stamattina in Senato la risposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio all’interrogazione presentata dalla senatrice Dafne Musolino dopo il clamoroso caso delle sentenze annullate a Messina perché alcuni dei giudici popolari avevano superato i limiti di età. Il Guardasigilli non si è negato al question time ed ha anticipato quella che è l’intenzione del Governo: non porre una interpretazione autentica della legge, per non complicare il quadro ed entrare in contrasto con l’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, ma rivedere la legge stessa, ormai superata.
“E’ un problema complesso e delicato – ha spiegato il rappresentante del Governo Meloni – E’ un orientamento acquisito della Corte di Cassazione quello di ritenere la piena assimilazione del giudice popolare col giudice togato. Così come il giudice togato cessa di essere tale a 70 anni, tanto vale anche per i giudici popolari. L’orientamento consolidato della Cassazione impedisce qualunque attività ispettiva, però non bisogna eludere il problema. Si tratta di intervenire in due modi: o diamo un’interpretazione autentica della legge come lei suggerisce ma io sarei per la rimodulazione totale della legge che è datata, risale al 1951, una interpretazione autentica complicherebbe ancor più le cose. Oggi i giudici togati vanno in quiescenza a 75 anni, possono diventare ministri della giustizia a 76, è irrazionale che a 65 anni non si possa diventare giudici popolari. E’ nostra intenzione rimodulare la legge per riallineare l’età dei giudici popolari a quella dei giudici togati”.