Va al vaglio della Cassazione il verdetto penale sull’alluvione di Giampilieri del 2009. La Suprema Corte ha fissato la prima udienza al prossimo 28 febbraio.
Sul tavolo c’è la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Messina il 19 luglio del 2017, cioè l’assoluzione dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e dell’allora primo cittadino di Scaletta, Mario Briguglio. Entrambi sono stati scagionati con formula piena, “perché il fatto non sussiste dall’accusa di omicidio colposo plurimo, mentre in primo grado era arrivata la condanna a 6 anni. (leggi qui la sentenza d'appello e quella di primo grado)
Un verdetto, quello di luglio 2017, che ha lasciato l’amaro in bocca ai familiari delle 37 vittime e ai tantissimi sfollati.
Per loro il disastro del 1 ottobre 2009 non può non avere responsabili: il rischio idrogeologico dell’area era già stata segnalata, e anche le fasi dell’emergenza di quel tragico giorno andavano gestite diversamente. Prova ne è il fatto che dopo l’evento il sistema è cambiato radicalmente, e adesso Giampilieri è un borgo sicuro.
Per questo le tanti parti civili stanno pensando di presentarsi tutte quante, insieme ai legali, all’udienza romana di fine febbraio.
Buzzanca e Briguglio, all'epoca Sindaci di Messina e Scaletta Zanclea, erano difatti accusati di non aver adottato il piano di protezione civile per la gestione dell'emergenza idrogeologica. Insieme a loro, alla barra degli imputati, comparivano altre figure poi assolte in primo grado. Si trattava di Salvatore Cocina, responsabile della Protezione Civile, Gaspare Sinatra, commissario straordinario di Messina, Antonino Savoca, tecnico del Comune di Scaletta, Alberto Pistorio, Giuseppe Rago, Francesco Grasso, Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi, tutti dirigenti regionali, Salvatore Cotone, Giovanni Garufi, Francesco Triolo e Giovanni Randazzo, tutti progettisti.
Leggi anche: le motivazioni della sentenza di primo grado