Concorso esterno al clan dei barcellonesi, accusa prescritta per Marchetta

Concorso esterno al clan dei barcellonesi, accusa prescritta per Marchetta

Alessandra Serio

Concorso esterno al clan dei barcellonesi, accusa prescritta per Marchetta

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martedì 24 Luglio 2018 - 07:08

Da teste di giustizia, l'architetto e costruttore del Longano noto per il passato in politica si era trovato sotto accusa per i suoi rapporti con Di Salvo. Contro di lui i pentiti.

Si chiude con la prescrizione dell'accusa di concorso esterno alla famiglia mafiosa barcellonese il processo in abbreviato per Maurizio Marchetta, costruttore ed ex vice presidente del consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, accusato dai pentiti di essere uno degli imprenditori "a disposizione" della famiglia, dopo averli a sua volta denunciati.

Ha deciso così il giudice Monica Marino, leggendo il dispositivo in un caldissimo pomeriggio, in un'aula praticamente deserta, alla fine del processo in abbreviato scelto dal difensore di Marchetta, l'avvocato Ugo Colonna. Il legale aveva prodotto parecchia documentazione difensiva. Dal canto suo la Procura, che aveva chiesto la condanna ad oltre 4 anni 3e mezzo, aveva depositato le dichiarazioni di Biagio Grasso, l'ex braccio destro dei più grossi costruttori del messinese.

Marchetta era in particolare accusato di aver messo a disposizione le sigle di famiglia, la Cogemar e la Archimpresa, del boss costruttore Sam Di Salvo, oggi al 41 bis, e del suo braccio destro Carmelo Mastroeni, e di aver partecipato alle gare pilotate da Mario Aquilia, condannato a 7 anni e considerato la "mente" del cartello tramite il quale i barcellonesi si assicuravano gli appalti, gestendo un sofisticato sistema di presentazione delle offerte.

Il giudice ha dichiarato la prescrizione dell'accusa fino al 2003. Per il periodo successivo – era accusato di essere stato legato ai barcellonesi almeno fino al 2011, sembra averlo pienamente assolto ma il dispositivo non è chiaro e bisognerà attendere il deposito delle motivazioni.

Alla fine del decennio scorso l'architetto Marchetta contribuì alle prime recenti operazioni antimafia contro la famiglia del Longano, accusando boss come Bisognano e D'Amico di aver imposto il pizzo alle sue imprese. Sui suoi rapporti con Di Salvo, invece, era stato reticente, secondo l'accusa. E quando i boss da lui accusati si pentirono, gli imputarono di aver lavorato con lui secondo le linee imposte dalla famiglia.

Da testimone di giustizia, Marchetta si era ritrovato indagato e accusato. Oggi per lui la parentesi giudiziaria sembra chiudersi.

Leggi anche: Operazione Sistema, cadono le accuse per i boss

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