Interrogati i giovanissimi che hanno appiccato il rogo, hanno raccontato quegli istanti che potevano costare la vita anche a loro e hanno parlato di una stupidaggine sfuggita loro di mano.
"Stavamo giocando nel verde, abbiamo preso un accendino e dato fuoco ad un arbusto. Poi un altro. Con noi c'era la nostra amica di 13 anni che ha cominciato ad urlare dicendoci di smettere, ha avuto paura che il fuoco potesse aumentare". Ma proprio l'esortazione a smettere potrebbe aver incitato i ragazzini ad "alzare la posta".
La paura della tredicenne era però fondata: le alte temperature e il vento hanno presto trasformato un arbusto in fiamme in un rogo che ha divorato parecchi ettari di verde, sulle colline di Fondo Fucile.
Per domarlo, il 22 luglio scorso, è servito un canadair e tutti i vigili del fuoco in servizio a Messina. Così è stato evitato che l'ennesimo incendio del caldissimo luglio scorso mettesse in pericolo le abitazioni del rione cittadino.
Il racconto del ragazzino di 15 anni, fermato dalla Polizia con un coetaneo e la tredicenne poche ore dopo i fatti, è la ricostruzione di quella che poteva essere una tragedia, visto che gli stessi ragazzini hanno dovuto allontanarsi in frette dalla zona, prima che il rogo si alzasse, spaventati e consci della stupidaggine che avevano messo in opera. I due giovani, bloccati dalla Polizia con ancora l'accendino in tasca, hanno confessato subito la bravata.
Ieri i due adolescenti sono stati interrogati dalla Guardia di Finanza, assistiti dagli avvocati Filippo Mangiapane e Mangraviti, ed hanno ribadito la versione della "bravata". Sono accusati di incendio boschivo.
Ad occuparsi di loro è il procuratore capo del Tribunale dei Minori, Ada Merrino.