Ridimensionate le accuse al commissario accusato di essere socio occulto del compro oro Carpe Diem, condannato ad un anno e 8 mesi per una pratica edilizia. Condannato anche l'amico poliziotto.
E' arrivata ieri pomeriggio, dopo cinque anni di processo, la sentenza di primo grado per l'ex commissario della Polizia Municipale di Messina, Aldo Bruzzano, condannato ad un anno ed 8 mesi per falso e abuso in relazione ad una pratica edilizia. Un anno e 4 mesi, per la stessa vicenda, la condanna del poliziotto Vito Cavallo. Proprio in suo favore, secondo l'Accusa, Bruzzano avrebbe "chiuso un occhio" su una costruzione di Via Consolare Valeria.
A conti fatti malgrado la condanna per l'ex commissario il verdetto è stato lieve rispetto ai pronostici, visto che l'Accusa aveva chiesto la condanna ad 8 anni e la lista delle accuse che gli si contestava era lunga. I giudici del Tribunale hanno praticamente cassato, tra assoluzioni e prescrizioni, tutto il capitolo relativo alla presunta partecipazione acculta di Bruzzano nella società di compro oro Carpe Diem.
Nell'indagine per la vicenda era stato implicato anche il figlio Giuseppe, Daniela Irrera, dipendente del negozio di via Centonze; il vigile urbano Sebastiana Reina, agente in servizio alla sezione Tutela del territorio e la società “Carpe Diem srl”.
Il Tribunale (presidente Samperi) ha anche stabilito che i due condannati dovranno risarcire il Comune di Messina per l'unica vicenda che ha retto al vaglio dibattimentale.
Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvetro, Nunzio Rosso, Tommaso Autru, Nino Favazzo, Antonello Scordo, mentre il Comune è stato assistito dall'avvocato Bonni Candido.