Omicidio del giovane Benedetto Vinci, 10 anni e mezzo alla fidanzata

Omicidio del giovane Benedetto Vinci, 10 anni e mezzo alla fidanzata

Alessandra Serio

Omicidio del giovane Benedetto Vinci, 10 anni e mezzo alla fidanzata

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martedì 06 Novembre 2018 - 20:15

La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha confermato la condanna di omicidio doloso per Francesca Piccilli, concedendole però uno sconto di pena complessivo di quasi 8 anni in meno rispetto al primo grado. La 35enne aveva ferito con un coltello il ragazzo, al culmine di una lite, qualche giorno prima della morte.

Sconterà la condanna a 10 anni e mezzo Francesca Piccilli, la trentaquenne di Sant’Agata Militello ritenuta colpevole della morte del fidanzato Benedetto Vinci, avvenuta nel 2012.

La Corte d'Assise d’Appello di Reggio Calabria, chiamata a decidere su rinvio della Corte di Cassazione, che aveva annullato la condanna di secondo grado a 14 anni, ha rideterminato la pena con un ulteriore sconto di pena, ma confermando l’accusa principale.

“La Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, con la odierna sentenza, ha fatto parziale giustizia – nei ristretti limiti in cui ciò era consentito fare – di una pena che ho sempre ritenuto ingiusta perché non proporzionata rispetto alla gravità della condotta ed alla personalità della imputata.”, commenta il difensore della ragazza, l’avvocato Nino Favazzo, contento soltanto a metà del verdetto di stasera.

Pena che, pur essendo stata sensibilmente ridotta rispetto ai 18 anni comminati in primo grado – prosegue infatti il legale – continua ad essere eccessiva, per effetto della qualificazione giuridica in termini di omicidio preterintenzionale di una condotta solo colposa e, peraltro, concorrente con quella dei sanitari che ebbero in cura il Vinci e che lo dimisero, senza averlo sottosposto a banali accertamenti diagnostici e strumentali dai sicuri effetti salvifici. Francesca Picilli sconterà, quindi, la pena severa prevista per un reato doloso, diverso e ben più grave, rispetto a quello, invece colposo e punito meno severamente, che poteva e doveva esserle contestato. In questi termini, Giustizia non è stata fatta”.

Benedetto aveva 25 anni quando è stato trovato senza vita nel letto della sua abitazione dalla madre e dalla sorella, che abitano nella centralissima via Campidoglio di Sant'Agata, il 14 marzo di sei anni fa. Al mattino non si era svegliato e i familiari, preoccupati, sono entrati nella sua stanza. Il ragazzo infatti 10 giorni prima, al culmine di una lite con la fidanzata, era stato colpito da lei all'addome con un coltello. Una ferita che inizialmente non sembrava gravissima, ma che ha richiesto il trasferimento del giovane all'ospedale Cervello di Palermo, dove era stato operato.

Da lì era stato dimesso pochi giorni prima e, anche se ancora convalescente, sembrava stare meglio, al punto che alla scoperta del suo corpo senza vita si fanno diverse ipotesi, dal suicidio al malore. Si valuta anche l'ipotesi che in ospedale le cose non siano andate come avrebbero dovuto, tanto che vengono indagati sei medici della struttura sanitaria palermitana. Presto, però, emerge anche il sospetto che possa trattarsi di una complicanza della ferita provocata dalla fidanzata, e Francesca viene arrestata.

Il processo svoltosi a Messina, con i familiari della ragazza da un lato, assistiti dagli avvocati Pippo Mancuso e Alessandro Nespola, e quelli del giovane scomparso dall'altro, presenti a tutte le udienze, a distanza, dopo anni di pacifica convivenza come compaesani e familiari comuni di una giovane coppia, ha snocciolato i momenti più drammatici e delicati della vicenda.

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