Malgrado il rito abbreviato, vanno dai 3 agli oltre 11 anni le condanne decise per gli "emergenti" che avevano messo a ferro e fuoco la zona sud, finiti nella retata dei Carabinieri dell'aprile scorso.
Si è chiuso con 5 condanne, e quasi tutte molto pesanti, il processo per gli imputati dell’operazione Far Wst che hanno scelto l’abbreviato. Proprio il rito scelto, che consente di sperare in una riduzione della pena fino al massimo di un terzo del massimo previsto, rende particolarmente severo il verdetto del Gup Eugenio Fiorentino, che ha condannato a nove anni e 10 mesi per Maurizio Calabrò, 11 anni a Beniamino Cirillo, 11 anni e 4 mesi ad Angelo Crisafi, 10 anni e 8 mesi ad Alessandro La Boccetta, 3 anni e 4 mesi per Giuseppe Giacoppo.
Disposte anche pesanti multe, mentre Crisafi e La Boccetta sono stati assolti da una sola accusa. Regge quindi al vaglio del giudice l’indagine che era stata battezzata Far West perché il giro gestito da Crisafi, la Boccetta e i Calabrò insieme a Giacobbo aveva la disponibilità di armi, che non esitava ad adoperare per punire e minacciare chi sgarrava. L’informativa dei Carabinieri è andata nelle mani del PM Liliana Todaro e Antonio Carchietti, che hanno chiesto al Giudice Fiorentino condanne anche più rigorose di quelle disposte ieri.
Hanno difeso gli avvocati Pietro Ruggeri, Domenico Andrè, Salvatore Silvestro, Giuseppe Abbadessa e Tindaro Celi.
La retata dell’Arma è scattata lo scorso 24 aprile con sei arresti.
I militari avevano infatti scoperto che c’era il gruppo di Calabrò loro dietro la sparatoria alla bottiglieria La Spagnola di via Consolare Valeria. I due gruppi collegati spacciava tra Santa Lucia Sopra Contesse, Villagio Aldisio e Gazzi e accanto ad hashish e marijuana non disdegnava di piazzare la droga pesante.
Proprio “agganciando” con la cocaina il responsabile lavori di una grossa impresa che stava eseguendo un appalto in zona sud, il gruppo era riuscito a penetrare all’interno dell’area di cantiere, da dove portava via a piacimento carburante dai mezzi e materiale.
Anche i gestori della bottiglieria di Gazzi erano finiti nel mirino del pizzo. Così, quando si sono rifiutati di pagare, Calabrò e Giacoppo hanno aperto il fuoco a raffica contro la vetrina del locale, in quel momento affollatissimo. Era il 21 novembre 2014 e soltanto per fortuna non c’è scappato il ferito o peggio.
Un episodio per il quale il giudice, ieri, ha ritenuto provata l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.