E' stata una udienza di passaggio, quella di oggi al processo Terzo Livello, davanti ai giudici della I sezione del Tribunale (presidente Silvana Grasso). Come già avevano fatto durante l'udienza preliminare, sia il Comune di Messina che le due partecipate Atm e Amam hanno chiesto di essere ammessi come parti civili, ma i difensori si sono opposti.
I giudici si sono riservati la decisione sull'ammissione, e la comunicheranno alla prossima udienza, fissata al prossimo 7 marzo.
Quel giorno dovrebbe essere sentito anche il primo dei testimoni chiamati dal Pubblico Ministero, l'imprenditore Lelio Manfredi. Pure sui testi i difensori hanno avuto da dire, alla fine però la "lista" dei nomi che sfileranno davanti ai giudici, e che secondo il PM dovrebbero rafforzare le accuse contro gli imputati, è stata cristallizata. E c'è già anche una seconda data fissata per tornare in aula, il 27 marzo successivo, non più nelle aule del Tribunale ma all'aula bunker del carcere di Gazzi.
Come ha fatto anche all'udienza preliminare, pure oggi la principale imputata, principale perché la protagonista "di vertice" dell'inchiesta, ha voluto esserci: nell'affollata aula del piano terra di Palazzo Piacentini, stamane, c'era pure l'ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, che sta affrontando lo "scontro-incontro" col Palazzo di Giustizia con una placidità insospettabile, visto il piglio dimostrato invece nell'agone politico.
Si torna in aula tra un mese e mezzo, quindi, per entrare effettivamente nel vivo del processo che stabilirà se il teorema della Procura di Messina, che ha portato agli arresti di luglio 2018, è vera. Se cioè sono fondate le accuse alla Barrile in primis di aver gestito come referente di una "cricca" alcune vicende istituzionali e amministrative. C'è da scommettersi infatti che la battaglia tra la difesa e l'Accusa, rappresentata dal PM Fabrizio Monaco, si incentrerà sulla tenuta dell'accusa di associazione a delinquere, la più pesante di quelle contestate.
In aula stamane c'era comunque anche l'ex presidente dell'Amam Leonardo Termini, il suo braccio destro Daniele De Almagro, il già dirigente comunale di Milazzo Francesco Clemente e il costruttore mamertino Vincenzo Pergolizzi, le figlie Teresa, Stefania e Sonia, gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone, di Santa Lucia sopra Contesse, già coinvolti nell’inchiesta Matassa, Michele Adige, il commercialista Marco Ardizzone, Elio Cordaro, Tony Fiorino, Giovanni Luciano, Vincenza Merlino e Carmelo Pullia.
Molto gli avvocati impegnati: Nino Favazzo, Nunzio Rosso, Salvatore Silvestro, Tommaso Autru, Carmelo Scillia, Isabella Barone, Alberto Gullino, Antonio Paratore, Alessandro Billè, Massimo Rizzo, Valentino Gullino.
Carlo Zappalà.
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