La Suprema Corte respinge il ricorso della Procura di Messina che aveva impugnato il provvedimento con cui il Riesame aveva ridotto il sequestro da 16 a 4 milioni di euro. A fine dicembre l'udienza preliminare.
In vista del processo, si gioca " a colpi" di provvedimenti dei giudici la battaglia tra gli avvocati difensori e la magistratura messinese per il patrimonio sequestrato alla famiglia Genovese un anno fa.
La seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Messina contro l’ordinanza con cui il Tribunale del riesame, il 14 dicembre 2017, aveva in parte annullato il decreto di sequestro sul patrimonio della famiglia di Francantonio Genovese.
“Sono state ritenute insussistenti le condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio agli stessi a vario titolo contestate, in relazione alle somme detenute all’estero”, commenta il legale dei Genovese, l’avvocato Nino Favazzo, che prosegue: “Di contrario avviso era stato l’Ufficio del Pubblico Ministero peloritano, che aveva impugnato la decisione cautelare, ma la linea difensiva, già condivisa dal Tribunale in sede cautelare, ha trovato ulteriore ed autorevole conferma in una decisione destinata a condizionare anche le valutazioni che la accusa dovrà assumere, circa la possibilità di continuare a coltivare in giudizio tali ipotesi di reato.”
La Cassazione, quindi, ha messo il sigillo alla decisione del Riesame, che poco meno di un anno fa ha passato al vaglio il decreto di sequestro, ridimensionandone la portata. Il collegio messinese aveva confermato l’ipotesi di evasione fiscale, aveva cassato l’accusa di riciclaggio per tutti gli indagati, restituendo a Chiara Schirò tutti i beni sequestrati. L’ammontare dei beni rimasti sotto sequestro resta quindi di 4 milioni di euro circa, contro i 16 milioni complessivamente sequestrati in prima battuta.
La Procura di Messina, come spiegato dal difensore, è rimasta però sulla sua linea. Il Pm Antono Carchietti e Fabrizio Monaco, infatti, alla fine degli accertamenti hanno chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati per tutte le ipotesi di reato inizialmente contestate.
La tenuta delle accuse sul tesoretto estero dei Genovese va adesso al vaglio del giudice per l’udienza preliminare Monica Marino, che ha fissato la prima udienza al prossimo 20 dicembre.
All’udienza vanno Francantonio Genovese ed il figlio Luigi, oggi deputato Ars, la moglie Chiara con le sorelle Rosalia ed Elena Schirò e gli altri familiari Marco Lampuri, Franco Rinaldi, Daniele Rizzo e la stessa società L&G Group, insieme al notaio Stefano Paderni. Le ipotesi di reato, contestate a vario titolo, sono sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Gli accertamenti della Guardia di Finanza avevano portato al sequestro del conto corrente presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.
Minchia Sig. Tenente che se fanno di sta marea di soddi?