Giulia Cecchettin e i femminicidi, "s'insegnino bioetica e criminologia nelle scuole"

Giulia Cecchettin e i femminicidi, “s’insegnino bioetica e criminologia nelle scuole”

Autore Esterno

Giulia Cecchettin e i femminicidi, “s’insegnino bioetica e criminologia nelle scuole”

martedì 21 Novembre 2023 - 08:40

La proposta della docente di Scienze umane Velleda Bolognari (UniMe). Oggi un minuto di silenzio nelle scuole per la ventiduenne ammazzata dall'ex

Alle 11 tutte le scuole si fermano. Ci sarà un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate, e poi gettata in un burrone, in provincia di Pordenone, dall’ex fidanzato. Per l’occasione, ospitiamo un intervento di Velleda Bolognari, già professoressa associata di Scienze umane (Università di Messina). Nella foto, un momento della manifestazione a piazza Duomo, a Messina, promossa da “Non una di meno” e dedicata alla ventiduenne, ennesima vittima di un femminicidio.

Antropologia del crimine. La criminalizzazione degli uomini, i maschi che uccidono le donne, le “proprie” donne, è indispensabile e prende colore rosso fuoco tutte le volte che assistiamo impotenti a un nuovo terribile assassinio. Potenzialmente tutti possono trasformarsi in lupi selvaggi se prevale nella loro mente l’idea di una subordinazione femminile, sine conditio, che viene stravolta per abbandono o altro, qualsiasi “altro”, da parte delle donne. È una cosa atavica , non appartiene alla culture primitive e arretrate di Paesi sottosviluppati (padri che uccidono le figlie ribelli), alle leggi religiose di Paesi che odiano le donne, come in Iran. È un ripasso della specie, come quando a scuola si ripassa la lezione prima di essere interrogati. L’uomo accusa sempre la donna di qualcosa (colpa tua) e col “ripasso” trova gli arnesi della crudeltà con cui mettere fine a tanta insubordinazione, come se davanti avesse un animale da cacciare per poi tornare nella sua caverna senza sentirsi in colpa.

“Non chiamiamolo raptus, esiste un codice della specie che gli uomini si tramandano”

Non finirà mai. Anzi il sangue nuovo eccita altri. Ecco perché siamo già nella conta di quest’anno a 128 vittime donne. Non chiamiamolo raptus, non esiste il raptus nella psichiatria, esiste un codice nella specie che gli uomini si tramandano, in una sorta di filogenesi della specie. Se non ce le fanno proprio a sopportare l’abbandono, il rifiuto, la “colpa” delle spose, della fidanzate e amanti, rivolgano la violenza contro sé stessi, si tolgano di mezzo. No, invece, la morte della donna appaga l’istinto atavico della crudeltà che serviva all’uomo delle caverne per ammazzare animali, per sopravvivere e regnare.

Una proposta pedagogica: bioetica e criminologia a scuola

Sul piano pedagogico, invece, spesso s’invocano buoni sentimenti di crescita nella formazione e a scuola e già si fa in molte occasioni con docenti preparate e scuole agguerrite su tali argomenti. In moltissimi casi i risultati ci sono. A casa i genitori crescono “bravi ragazzi”, ignari però dei pensieri profondi che li attraversano. Da pedagogista e da studiosa delle problematiche educative e socioeducative, credo che se si parla di pedagogia scolastica e di insegnamento occorra soprattutto puntare su due discipline importanti da inserire nel curriculum delle scuole. La prima è la bioetica, in quanto disciplina che ha come proposta didattica, impegnativa, la “coscienza del limite” in vari campi, ambiente, sperimentazioni biologiche e sull’umano.

I giovani di oggi da molti report scientifici sembrano orientati a non avere “limiti”, varcando spesso quella soglia in cui sperimentano le loro intraprendenze audaci e spesso crudeli verso il prossimo (si pensi
agli stupri). La seconda è l’inserimento della criminologia come disciplina scolastica che indichi ai giovani le conseguenze penali e criminali di atti e comportamenti di cui spesso i ragazzi non sono consapevoli quando usano tutta la loro violenza per massacrare, uccidere e brutalizzare.
La pedagogia sa dare le sue risposte ai problemi della realtà complessa, purché non sia quella fanta-disciplina improvvisata che è sulla bocca di molti inesperti, un rimedio ai mali difficili della
società contemporanea.

Velleda Bolognari

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