Il sindacato torna a criticare il provvedimento del Governo, adottato «senza tenere conto della conformazione geografica del territorio provinciale messinese e neanche dell’effettivo carico degli affari trattati»
La Funzione Pubblica CGIL prende posizione, ancora una volta, sul provvedimento del Governo che dovrebbe portare all’accorpamento di numerosi uffici giudiziari della Provincia. Secondo il sindacato, la soppressione di Giudici di Pace e di Sedi Staccate di Tribunali non tiene conto della conformazione geografica del territorio provinciale messinese e neanche dell’effettivo carico degli affari trattati.
Il Coordinamento Giustizia ha presentato una lettera aperta al Ministro della Giustizia, Nitto Palma, con la quale si evidenziano “le difficoltà che l’accorpamento porterà, dal punto di vista logistico, alle sedi che dovrebbero ospitare il personale e i materiali degli uffici soppressi, dal momento che Tribunali, come quelli di Patti e di Messina, sono già al limite della capienza”.
Nella lettera si evidenziano inoltre le problematiche tragiche che investirebbero i dipendenti dei Giudici di Pace dei piccoli Comuni, molti dei quali sono comandati dalle Amministrazioni Comunali, avendo scelto di lavorare negli uffici del Ministero della Giustizia. In tal modo contemperandosi l’interesse dell’Amministrazione Giudiziaria, bisognosa di personale, con quella dei dipendenti medesimi, in ragione della vicinanza delle strutture al loro luogo di residenza.
La Funzione Pubblica CGIL, inoltre, evidenzia che “spostare uffici del Giudice di Pace da S. Teresa di Riva o Tortrici comporterebbe, in realtà, un costo per lo Stato, dal momento che i predetti uffici giudiziari sono ospitati in locali di proprietà del Ministero della Giustizia”.
Il Sindacato, pertanto, nel ribadire la necessità che non vengano soppresse le Sezioni Staccate del Tribunale e dei Giudici di Pace, chiede che sia attivato un tavolo di concertazione per il necessario approfondimento della materia, nel rispetto del sistema di relazione sindacali, da tempo, non più tenuto in considerazione dal Ministero della Giustizia.