Lunedì 3 ottobre mobilitazione generale dei legali, che hanno chiamato a raccolta anche gli altri operatori della giustizia, per dire no alla riduzione paventata dal CSM. La delibera del Consiglio dell'Ordine.
Anche il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Messina dice no alla riduzione dell'organico dei magistrati paventato dal CSM. E per questo convoca una mobilitazione generale. Appuntamento lunedì mattina 3 ottobre, nelle stanze di Palazzo Piacentini.
“Viene finalmente reso palese che il nostro Paese si articola politicamente e amministrativamente in due diversi Stati: uno economicamente più evoluto, al quale vanno riservati i privilegi di una giurisdizione efficiente e veloce. L’altro socialmente ed economicamente arretrato la cui condizione di diseredato deve essere ancora più aggravata. Prendiamo atto che resta consacrato un doppio binario sul quale viaggiano due Paesi a velocità diverse destinate ad aumentare. Chiediamo che non si parli, mai più di imparzialità ed efficienza dell’azione amministrativa né, soprattutto, dell’impegno di chi governa per far avanzare tutto il Paese. Questa è la Vostra Italia non la nostra”.
Queste le parole, scritte nero su bianco, in una delibera del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Messina indirizzata al Ministero della Giustizia e, per conoscenza, al Consiglio Nazionale forense, al Consiglio superiore della Magistratura, ai capi degli Uffici giudiziari dei Distretti di Messina e alla città metropolitana di Messina.
Un atto durissimo contro il decreto (già inoltrato al CSM per l’acquisizione del parere) per la modifica dell’organico dei magistrati in servizio negli uffici giudiziari e requirenti di primo grado che prevede, per il Tribunale di Messina, la riduzione di due unità nella pianta organica del settore giudicante.
“Non chiediamo privilegi- dichiara il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo – ma assistiamo attoniti a un piano di riorganizzazione che ignora le esigenze del territorio e, soprattutto si fonda su parametri palesemente errati”. Nella delibera si evidenzia infatti come il Ministero abbia utilizzato, per redigere il progetto di legge, dati statistici difformi rispetto a quelli che descrivono la realtà dell’ufficio giudicante civile.
"Il divario è così marcato – si legge – da inficiare l’attendibilità delle premesse scientifiche sulle quali si dovrebbe sostenere il progetto annunciato”. Non solo. “Nonostante le nostre segnalazioni sulla situazione di svantaggio competitivo rispetto agli uffici giudiziari più vicini e le relazioni degli ispettori ministeriali che hanno esplicitato come la pianta organica dei magistrati fosse del tutto inadeguata rispetto alla consistenza numerica e al peso specifico degli affari trattati – commenta Ciraolo – arriva questa doccia fredda che ci dà le dimensioni di un piano preciso volto a far viaggiare questa nostra Italia a due velocità anche nel settore della giustizia”.
A essere contestata nella delibera del Consiglio è non solo la discrepanza in termini numerici ma anche il fatto che il Ministero abbia predisposto il Piano senza tenere conto della tipologia dei processi trattati a Messina, soprattutto per quanto riguarda il contenzioso penale: associazione mafiosa e grande criminalità, malaffare politico. “Il progetto sembra ignorare – si legge – che il Governo ha più volte confermato l’intenzione di realizzare il Ponte sullo Stretto. Se così fosse davvero ci sarebbe, di certo, un contenzioso civile in crescita e la necessita di controllo sulle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Nella gestione di appalti e subappalti. Cui dovrebbe conseguire un’azione diametralmente opposta a quella paventata”.