Il direttivo dell'associazione forense presieduta dall'avvocato Mangiapane ha incontrato il Primo Presidente della Corte d'appello Galluccio. Sul tavolo, i principali problemi del distretto.
Sono tutti compatti gli operatori della giustizia messinesi nell'opporsi alla paventata soppressione della Corte d'appello di Messina. E nel fronte del no c'è anche la Nuova Camera Penale, pronta ad aderire a ogni iniziativa volta a evitarla. Questi ed altri temi relativi ai problemi del distretto messinese sono statiu al centro dell'incontro avvenuto tra il Direttivo dell’Associazione forense presieduta dall’avvocato Filippo Mangiapane e il Primo Presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio, insediatosi da qualche settimana.
Nel corso dell’incontro sono stati affrontati diversi temi del settore giustizia ,a partire dal funzionamento del processo telematico che sebbene ancora da poco avviato, una volta superate le criticità sicuramente è destinato a velocizzare la giustizia civile . Tra gli argomenti trattati hanno assunto particolare rilievo sia l’auspicata realizzazione del Nuovo Palazzo di giustizia purtroppo ancora avviluppata tra i lacci burocratici che la paventata soppressione della Corte d’Appello appunto "Con riferimento a tale soppressione è stato detto che per Messina la Corte D’Appello non rappresenta solo un grado di giurisdizione, bensì un fondamentale presidio atto a fronteggiare le innumerevoli problematiche di un vasto territorio. Infatti l’eliminazione della Corte d’Appello ed il conseguente accorpamento alla Corte di Catania o a quella di Palermo, porterebbe allo sradicamento della Procura Generale, della DIA e della DDA, del Tribunale dei Minori e di quello di Sorveglianza, del Consiglio Notarile e dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato, con effetti sicuramente devastanti per tutto il territorio del distretto, assai esposto alla criminalità organizzata e ai problemi di un’economia locale in crisi che aggraverebbe a dismisura ed attualmente in prima linea a fronteggiare l’esodo di migliaia di migranti", scrive la Nuova Camera Penale.