Intervista al nuovo primo Presidente della corte d'Appello di Messina, Michele Galluccio, che torna sulla questione edilizia e lancia l'allarme sulle carenze d'organico. E sui tagli annunciati dal Governo Renzi dice: "non c'è alcun risparmio ma soltanto un arretramento della presenza dello Stato".
Una vita in magistratura soprattutto giudicante, tra la Sicilia e la Calabria. Gli ultimi anni spesi a dirigere settori e uffici nei quali è ricordato come un magistrato dal tratto umano e in grado di individuare soluzioni praticabili. Michele Galluccio è il nuovo Primo Presidente della Corte d’Appello di Messina, quella che il Governo Renzi vorrebbe sopprimere. Oltre a questo problema, la patata bollente che si ritrova per le mani è la “telenovela” palagiustizia. Faccia a faccia col nuovo padrone di casa di Palazzo Piacentini.
E’ entrato in magistratura nel 1979 e da allora ha ricoperto diversi ruoli, sia nel settore civile che penale. Da ultimo è stato presidente di Tribunale a Barcellona, ora è tornato a Messina. Qual è, della sua carriera, l’esperienza che le ha lasciato il segno, dal punto di vista umano?
Dal punto di vista umano le esperienze sono state tutte importanti perché in ogni ufficio si ha il contatto col personale, col Foro, con le vicende processuali. Quel che ho potuto notare, purtroppo, è che in tutti gli uffici ci sono grosse difficoltà: cambiano le sedie le funzioni ma le carenze di organico, di uomini di mezzi e di locali sono un dato globale. Spesso si individuano le criticità e anche le soluzioni, ma metterle in pratica è estremamente difficile perché ci vogliono uomini, mezzi risorse che mancano ovunque. L’ufficio ideale, quello rispetto al quale vengono pensate le piante organiche e disegnate le riforme, non esiste.
Quali sono oggi le maggiori difficoltà del distretto messinese? Sicuramente la notevole sofferenza dei Tribunali di Barcellona e Patti, sono uffici con un indice alto di ricambio di magistrati e questo pregiudica l’efficienza del servizio; lo stesso problema c’è in procura a Barcellona e ciò crea uleriori problematiche in un territorio delicato come quello. A Messina in corte d’Appello su 5 presidenti di sezione ne mancano 4, si cerca di tamponare con l’applicazione da parte della sezione civile ma certo dovrebbe essere risolto il problema della copertura di organico del settore penale, visto il notevole carico di lavoro. Va un po’ meglio nel settore lavoro e civile, dove l’udienza filtro sta funzionando bene e sta contribuendo all’abbattimento delle pendenze, come ha verificato anche l’ultima ispezione ministeriale.
Torniamo alle note dolenti: il suo predecessore si è molto impegnato a pungolare l’amministrazione sul problema del secondo palazzo di giustizia. A che punto è la situazione? Ho incontrato il Sindaco, mi ha assicurato che la procedura per l’acquisizione dell’area dell’ex ospedale militare va avanti e ha contatti frequenti con l’amministrazione militare. Sono convinto che la scelta di dove allocare il secondo palazzo di giustizia spetti esclusivamente alla pubblica amministrazione. Ma una volta intrapresa questa scelta, deve essere perseguita con la massima determinazione, e noi continueremo a fare il possibile perché si vada avanti con la massima celerità. Abbiamo intorno ad un milione e mezzo di euro di fitti passivi, oltre ai costi di manutenzione e gestione, in commissione manutenzione faremo il massimo per risparmiare come già stiamo facendo per risparmiare su le spese di energia elettrica: è pronta una circolare mia e del procuratore generale per invitare gli uffici a vigilare sulle spese di luce e condizionatori, e inviterò il Comune a collocare un semplice timer per evitare che, in inverno, una volta acceso il riscaldamento questo resti accesso al massimo della temperatura tutto il giorno tutti i giorni. Ma proprio ragionando in termini di risparmio, se la scelta fosse stata fatta in tempi ragionevoli, oggi avremmo un palazzo i giustizia adeguato.
Mentre attendiamo che l’amministrazione comunale sciolga il nodo del secondo palazzo di giustizia, il Governo paventa la soppressione della corte d’Appello. Abbiamo incontrato l’onorevole David Ermini esponente della Commissione giustizia, qualche giorno prima del mio insediamento, e purtroppo non ha saputo darci risposte sui tempi per la verificazione di questa modifica. Personalmente non comprendo dove sia il risparmio di spesa nel traslocarci da Messina e allocarci in altri locali, probabilmente da reperire. In ogni caso non è una scelta che condivido, è un ulteriore atto di spoliazione della città di Messina che dopo il terremoto e la Guerra si è lentamente risollevata, ha ricostruito la memoria e la cultura cancellata dalla perdita di una generazione – il terremoto ha provocato centomila morti, non dimentichiamolo. Ricostruzione alla quale la magistratura superiore ha contribuito, anche attraverso il rapporto storico con la fronti stante Facoltà di Giurisprudenza. Poi con la corte d’Appello oltre alla Procura generale perderemmo una buona parte del giudizio di primo grado: il Tribunale dei Minori, la sezione Misure di Prevenzione, il Tribunale del Riesame, l’Avvocatura Distrettuale dello Stato, la Direzione distrettuale antimafia. Cioè dimezzeremmo la presenza dello Stato in un territorio dove la criminalità è particolarmente agguerrita, pensiamo a Tortorici e Barcellona. Infine non dimentichiamo che Messina è la dodicesima città d’Italia, le prime undici hanno tutte la corte d’Appello.
Eppure la soppressione di alcune corti d’appello è centrale nelle riforme della giustizia oggi in discussione. Ma di cosa avrebbe davvero bisogno, invece, l’amministrazione della giustizia nel messinese? Anzitutto, come in tutto il Paese, nel settore penale è essenziale una robusta depenalizzazione. Il processo penale comporta un notevole dispendio di risorse, economiche e umane, si mette in moto un complesso meccanismo che non ha senso mettere in moto per questioni bagatellari e di modesta rilevanza, sarebbe necessario che la sanzione penale si concentrasse su fatti rilevanti come quelli attinenti la criminalità organizzata o fatti oggi all’attenzione, come i reati ambientali e la tutela del lavoratore. Per la verità qualcosa stato fatto con la nuova normativa sulla speciale tenuità del fatto e sulla rilevanza del fatto, ma il legislatore non ha comunque fatto scelte a monte, demandando all’applicazione del giudice e quindi alla sua discrezionalità l’individuazione di cosa è rilevante e cosa non lo è, con tutte le discrasie di applicazione che ciò comporta. Nel settore civile, poi, non è più tollerabile che a Messina i giudici abbiano un carico di lavoro anche sei volte superiore ai colleghi di altri distretti. I giudici si impegnano moltissimo, la produttività di Messina è tra le più alte d’Italia, ma anche così non basta e la conseguenza è la lungaggine dei processi
Alessandra Serio
Mentre ancora si discute del Secondo Palazzo di Giustizia, si rischia che il problema si risolva da solo nel modo peggiore: con la soppressione della Corte d’Appello. Messina, svegliati!
Mentre ancora si discute del Secondo Palazzo di Giustizia, si rischia che il problema si risolva da solo nel modo peggiore: con la soppressione della Corte d’Appello. Messina, svegliati!
Povera Messina,scippata di ogni segno della presenza reale dello Stato:sarà ricordata come la città dei “babbi buddaci FRESCONI”.
Povera Messina,scippata di ogni segno della presenza reale dello Stato:sarà ricordata come la città dei “babbi buddaci FRESCONI”.