Gli inconvenienti della vita di Peter Cameron (qui avevamo parlato del suo Andorra) non si riferisce affatto all’attuale momento storico, nonostante il titolo potrebbe far pensare il contrario. L’opera, pubblicata nel 2018, comprende due racconti di media lunghezza, apparsi entrambi sulla rivista curata da David Leavitt, “Subtropics”, e riproposti in seguito in diverse – e prestigiose – antologie corali.
La fine della mia vita a New York
Il primo dei due racconti de Gli inconvenienti della vita è ambientato a New York. Theo è uno scrittore in crisi di ispirazione, il suo secondo libro non procede, e inoltre non riesce a trovare lavoro come insegnate, attività che aveva svolto con entusiasmo e successo fino all’incidente automobilistico che ha bloccato la sua vita.
Perché devi rimanere disperatamente aggrappato all’esistente? Perché non ti lasci andare e accetti il cambiamento? Che cos’è che ti spaventa tanto del futuro?
Theo non riesce a cambiare, ad andare avanti, ma proseguendo nella lettura ci chiederemo su in realtà non fosse bloccato già prima dell’incidente. Rifletteremo non solo sul cambiamento, ma anche su tutte le dinamiche relative all’”aiuto”, sia dal punto di vista di chi ne ha bisogno, sia di chi vorrebbe portarlo – il compagno e la migliore amica di Theo. Particolarmente efficace la scena al ristorante, in cui, pur senza una narrazione in prima persona, saremo davvero portati all’interno del malessere di Theo.
Attraverso la sua bocca, Peter Cameron ci regala anche una significativa similitudine relativa all’arte di scrivere. Ma sarà vera? O è la depressione di Theo ad esprimersi veramente? Ognuno, naturalmente, troverà la propria risposta.
Secondo me esiste una correlazione tra il fare l’amore e la scrittura. Devi amare e voler soddisfare il tuo libro nello stesso modo in cui devi amare e voler soddisfare il tuo partner.
Dopo l’inondazione
Il secondo racconto de Gli inconvenienti della vita ci porta invece nella provincia americana, in una cittadina dove gli unici eventi che rompono la routine sono le riunioni in chiesa e le inondazioni del fiume.
Proprio una di queste è la scintilla che fa partire il racconto. La famiglia Escobedo perde la casa, e il reverendo convince la coppia protagonista a ospitarli fino all’arrivo delle roulotte che la contea metterà a disposizione degli sfollati.
La vicenda è raccontata in prima persona dalla protagonista, una donna di sessantacinque anni, rappresentante della piccola borghesia. Il suo punto di vista appare da subito abbastanza bigotto ma, proseguendo nella lettura, si dimostrerà anche originale, dotato di una sua capacità di scavare, e coraggioso.
Ovvio che non capisse. Come avrebbe potuto? In un matrimonio, o quantomeno in un matrimonio lungo come il nostro, ci si dovrebbe comprendere, ci si dovrebbe seguire l’un l’altro per vie sotterranee preistoriche e primarie, ma ovviamente non ci si comprende. Conoscere l’altro sempre meglio, a un certo punto, significa conoscerlo sempre meno.
Tra il banale e lo straordinario
Con Gli inconvenienti della vita Peter Cameron si cimenta in sfida tutt’altro che priva di rischi. Raccontare di malesseri terribilmente realistici, che si insinuano man mano nelle relazioni allargandosi sempre di più, potrebbe portare alla banalità o all’eccessiva mancanza di verve. Ma lo scrittore, amatissimo in tutto il mondo e specialmente in Italia, si dimostra uno scrittore in grado di unire eleganza e efficacia, e ci regala un libro veloce e soprattutto capace di cambiare aspetto a ogni rilettura.