Occorrono tutta una serie di fattori concomitanti per poter vedere i fiocchi di neve scendere fino alle zone costiere
La neve sulle coste siciliane è già di per sé un evento molto raro, per non dire eccezionale su alcuni angoli dell’isola. Specie nella parte meridionale e sud-orientale, dove l’accumulo della neve sulla spiaggia rappresenta un evento più unico che raro, e di scarsa predicibilità. Anche perché, per vedere la “dama bianca” attecchire sul terreno non occorre avere termiche a 850 hPa (isoterme a 1200-1300 metri) praticamente perfette, con isoterme sui -8°C -9°C, già di per sé ragguardevoli per le latitudini della Sicilia, e per il bacino centrale del mar Mediterraneo.
Ma occorrono tutta una serie di fattori concomitanti, come la presenza di una certa ventilazione, di valori di umidità relativa non particolarmente elevati, l’afflusso in quota di aria molto fredda nella libera atmosfera e del contemporaneo subentrare di nuclei precipitativi di una certa estensione e intensità che riescono a dare quel minimo contributo di raffreddamento (inibendo l’azione mitigatrice del mare) per favorire l’attecchimento dei fiocchi di neve sul terreno. Basta che uno di questi elementi salti, per un improvviso cambio di vento o per altri fattori esterni, come una distribuzione frastagliata e irregolare delle precipitazioni, per impedire l’arrivo della neve, e parlare di nevicata mancata.
A differenza del 6-7 gennaio 2017, quando la neve investì in pieno solo la fascia ionica messinese, da Alì fino a Giardini Naxos, con accumuli di oltre 5-6 cm sulle spiagge taorminesi, l’ultimo evento nevoso degno di tale nome risale al 31 dicembre 2014. Quel giorno si è venuta a realizzare quel tipo di configurazione quasi perfetta, molto rara in questi anni 2000, con una “Ionio low” (depressione con minimo barico sullo Ionio) posizionata a largo del Golfo di Catania, e un minimo al suolo più ad est, posizionato appena ad ovest di Creta, per permettere la tracimazione sopra i cieli dell’isola di quel nucleo di aria gelida che la mattina del 31 dicembre 2014 dalle Alpi Dinariche si era riversato verso le regioni del medio-basso Adriatico.
In questo caso, l’area depressionaria posizionata sullo Ionio, ha agito da calamita, aspirando il nocciolo di aria gelida, d’estrazione continentale, che dall’Adriatico, dopo aver scavalcato i rilievi dell’Appennino meridionale, si è gettato sopra le più miti acque superficiali del basso Tirreno, umidificandosi nei bassi strati e originando il “Tyrrhenian sea effect snow”. Fenomeno ben noto che si origina allorquando una massa d’aria molto fredda, o gelida, in quota scorre sopra la più mite superficie marina del medio-basso Tirreno, le cui temperature superficiali rimangono piuttosto elevate anche nel cuore della stagione invernale.
I forti contrasti termici che si determinano sopra la più mite superficie marina inaspriscono il “gradiente termico verticale” (notevoli differenze termiche fra media e bassa troposfera), favorendo l’innesco di una certa attività temporalesca (moti ascendenti della colonna d’aria) che agevola la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi (cumuli, cumulonembi in aria fredda) in grado di apportare precipitazioni diffuse, che assumono carattere di rovescio o temporale se i contrasti termici sono molto forti lungo la verticale. Lo scoppio dell’instabilità convettiva e della nuvolosità cumuliforme viene spiegato dal fatto che a contatto con la più mite superficie marina la massa d’aria gelida, sia di origini artiche o siberiane, si riscalda e si carica di umidità fin dagli strati più bassi, mentre in quota continua a mantenere le sue origini gelide, con valori al di sotto dei -36°C -37°C attorno i 5100 metri.
Ciò comporta una destabilizzazione al proprio interno, determinando la rapida formazione delle nubi cumuliformi (cumulonembi) che vengono spinte dai venti dominanti verso le rispettive aree costiere, dove danno luogo a persistenti precipitazioni, che possono assumere prevalente carattere nevoso fino alle coste. In questo caso, visto i fortissimi contrasti in gioco, il “Tyrrhenian sea effect snow” è stato molto intenso, tanto da dare la stura ad intensi rovesci e persino dei temporali che dalla nottata, fra il 30 e il 31 dicembre 2014, hanno assunto prevalente carattere nevoso sulle coste, fra Messina e Palermo.
Dapprima con rovesci di neve tonda e acqua/neve, poi girati in neve sia nella città di Palermo, con accumuli di 2-4 cm nei quartieri più interni del capoluogo siciliano, che negli altri comuni costieri del palermitano e del messinese tirrenico. Ma il momento “clou” è avvenuto proprio durante la tarda notte, e la prima mattinata del 31 dicembre 2014, allorquando, per una lieve risalita verso nord-est di questa “Ionio low”, i nuclei precipitativi prodotti dal “Tyrrhenian sea effect snow” hanno cominciato a formarsi anche fra la costa tirrenica calabrese e il messinese, sfondando in direzione dei monti Peloritani e dello Stretto di Messina, con dense bande nuvolose cumuliformi che hanno scaricato dapprima deboli rovesci di acqua/neve, girati poi in neve vere e propria che ha imbiancato tutto il messinese, dal barcellonese fino alla città di Messina, e alla dirimpettaia Reggio Calabria, che si sono tinte di bianco per l’occasione, con un velo bianco spesso fino a 1-2 cm.
Accumulo che in queste città non si vedeva dal lontano 1979, in qualche caso dal lontanissimo febbraio del 1962. Ma le nevicate più forti sono state quelle che, fra la mattina e la sera del 31 dicembre 2014, giorno di San Silvestro, hanno ammantato di neve, non solo Messina, ma anche tutta la costa ionica messinese, da Scaletta Zanclea fino a Capo Taormina, e la costa del siracusano, inclusa la città di Siracusa, che non vedeva accumuli cosi consistenti da ben oltre 80 anni.
Con la progressiva rotazione dei venti, da tramontana a grecale, e l’ingresso di un richiamo di aria umida nei bassi strati da NE, dallo Ionio ancora più mite, che ha interagito con l’aria gelida in azione in quota, un estesa copertura nuvolosa, figlia della ritornante nord-orientale della “Ionio low”, ha interessato le coste della Sicilia orientale, dispensando precipitazioni, che date le bassissime temperature indotte dall’avvezione polare continentale e dal passaggio di isoterme di -8°C a 1300 metri (con ulteriore abbassamento dello “zero termico”), hanno assunto prevalente carattere nevoso, fin sui litorali.
Le uniche zone della Sicilia orientale che nell’evento del 2014 non hanno visto cadere la neve, rimanendo a secco, sono state Catania e la piana di Gela, molto probabilmente sfavorite dall’”ombra pluviometrica” ai venti da Nord, in successiva rotazione a N-NE e NE, non appena il minimo depressionario sullo Ionio si allontanava verso nord-est ed est-nord/est. Oltre che l’isola di Lampedusa, che è stata imbiancata da un breve ma intenso rovescio di gragnola mista a chicchi di grandine di piccola taglia. Per Lampedusa comunque si trattò della prima imbiancata da gragnola dal 1996 ad oggi. La gragnola, comunissima a Malta, è invece molto più rara a Lampedusa.