Gli "universitari contro il ponte sullo Stretto" inviano una lettera a Mattarella

Gli “universitari contro il ponte sullo Stretto” inviano una lettera a Mattarella

Redazione

Gli “universitari contro il ponte sullo Stretto” inviano una lettera a Mattarella

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venerdì 19 Luglio 2024 - 19:10

Nella missiva, che vanta oltre 500 firmatari, si chiede l'intervento del presidente della Repubblica sull'emendamento al ddl sicurezza contro chi protesta contro le "opere pubbliche"

MESSINA – Sono 537 i firmatari della lettera aperta del movimento di “universitari contro il ponte sullo Stretto di Messina”, che insieme a tanti lavoratori degli atenei italiani ed europei ha indirizzato il documento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nella missiva si esprime il proprio sconcerto per l’iniziativa della maggioranza, che ha approvato in Commissione un emendamento al ddl sulla pubblica sicurezza in cui è prevista una aggravante se il reato è commesso per impedire la realizzazione di “un’opera pubblica o un’infrastruttura strategica”.

L’aggravante-Iezzi ha un tono “intimidatorio” ed “è illegittima per l’entità della pena minacciata, superiore a quella prevista per l’omicidio doloso, per la vaghezza del concetto di infrastruttura di interesse strategico. Ci appelliamo al prestigio indiscusso della Sua figura istituzionale per evitare che una norma apertamente incostituzionale diventi legge dello Stato”.

Il testo integrale:

Illustre Presidente,
Pochi giorni fa abbiamo avuto notizia dalla stampa di un nuovo emendamento presentato dalla Lega al già sconcertante disegno di legge AC 1660 sulla “sicurezza pubblica”, in discussione presso le commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera e vicino all’approdo in Aula il prossimo 5 agosto. La disposizione approvata prevede una cospicua circostanza aggravante se la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica. Un autentico randello si abbatte in modo esplicito su chi si oppone al ponte sullo Stretto, completando l’assetto “bellico” del nuovo testo normativo.

Beninteso, nulla di nuovo sotto il sole: tutto l’ordito del disegno di legge è un’esibizione muscolare dei poteri dell’autorità in danno dei manifestanti, dei dissidenti, dei ribelli e degli sventurati. Molte tra le sue disposizioni, segnatamente – ma non solo – quelle di cui all’art. 8 e all’art. 12, si collocano ai confini della legittimità costituzionale per profili di conflitto rispettivamente con i diritti di riunione e di sciopero, e con il principio di umanità della pena sancito dall’art. 27, comma 3, Cost. Le priorità politico- criminali del governo e del Parlamento sono, a quanto pare, i furti sui treni, le borseggiatrici gravide, gli imbrattatori di monumenti, i manifestanti che senza violenza organizzano un blocco stradale o i disperati che fanno lo sciopero della fame durante il trattenimento o la permanenza nelle strutture per i migranti. È un diritto penale diseguale, che protegge a oltranza il pubblico ufficiale contro gli improbabili soprusi di chi manifesta un’opinione non gradita. Un diritto penale che tutela, paradossalmente, le manifestazioni fasciste più di quelle contro gli scempi ambientali e culturali, cercando di far passare nell’opinione pubblica il subdolo messaggio della natura “violenta” del dissenso.

Un diritto penale che abroga l’abuso d’ufficio e aggrava le pene per chi azzardi violenza, resistenza e lesioni a un pubblico ufficiale. Va da sé che un diritto penale “ungherese” come quello di cui discutiamo sia incostituzionale. L’aggravante, proposta dal leghista Igor Iezzi, fresco di rissa, è illegittima non solo per l’entità della pena minacciata – in origine superiore a quella prevista per l’omicidio doloso – e non soltanto per l’intollerabile vaghezza del concetto di “infrastruttura di interesse strategico”. Stiamo parlando della criminalizzazione di diritti fondamentali che abbiamo ritenuto ingenuamente acquisiti con la Costituzione del 1948 e che ora vengono erosi, limitati, stravolti da un’impostura che semplifica il dibattito pubblico con le cadenze della neolingua orwelliana: da un lato l’ordine legale costituito, dall’altro chi vi si oppone.

Le ragioni degli uni e degli altri, in questo gioco delle parti, passano in secondo piano, così come l’irragionevolezza, l’inutilità e l’illegittimità del nuovo testo di legge. Non sappiamo quale sarà il destino di questa indesiderabile aggravante, ma il messaggio intimidatorio, nel frattempo, è giunto forte e chiaro. Ci appelliamo al prestigio indiscusso della Sua figura istituzionale per evitare che una norma apertamente incostituzionale diventi legge dello Stato.

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2 commenti

  1. Non sono un universitario, ma vorrei firmarla anch’io

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  2. Alberto Villari 21 Luglio 2024 08:43

    La democrazia va difesa i diritti una volta conquistati vanno protetti, riaffermati costantemente. Non lo abbiamo fatto, non lo hanno fatto i nostri rappresentanti e questi sono i risultati.

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