Le più grandi nevicate che hanno colpito Messina nell'ultimo secolo

Le più grandi nevicate che hanno colpito Messina nell’ultimo secolo

Daniele Ingemi

Le più grandi nevicate che hanno colpito Messina nell’ultimo secolo

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domenica 18 Dicembre 2022 - 09:22

Sono una decina le nevicate con accumulo avvenute sul livello del mare in riva allo Stretto. Ecco quali sono le situazioni ideali per la neve

La media di nevicata con accumulo (parliamo di depositi al suolo di pochi centimetri di altezza) sulla città peloritana si aggira di solito in un evento ogni 8-10 anni. Ultimamente, a causa del cambiamento climatico, la frequenza dei fenomeni nevosi si è un po’ ridotta rispetto al passato, con un allungamento del periodo medio di ritorno, rispetto al Novecento. Nell’ultimo secolo Messina ha visto decine di eventi nevosi (sia con accumulo che semplici fioccate “coreografiche”), con episodi veramente importanti che hanno reso temporaneamente il capoluogo peloritano in una sorta di città nordica, trasformando lo Stretto di Messina in un fiordo norvegese.

Le tempeste di neve del febbraio 1895

Ripercorrendo una lunga analisi storica, attraverso le notizie riportate dalla stampa del tempo, notiamo come la città dello Stretto più volte sia stata coperta dalla “dama bianca”. Ad esempio, nel lontanissimo febbraio 1895, straordinarie bufere di neve sconvolsero tutto il territorio siciliano, comprese le coste più meridionali e la parte sud-orientale dell’isola, sovente sempre più miti, con accumuli anche sui 20 cm lungo le coste.

Allora anche Messina e Reggio, cosi come Catania, Siracusa, Agrigento, Trapani e Palermo, furono sepolte da oltre 20 cm di neve fresca in 48 ore di fila di nevicate. Durante le bufere a Messina fu registrata una minima assoluta di ben -2.4°C (-2.3°C a Reggio Calabria), valore davvero straordinario ma che non potrà mai essere riconosciuto come un dato ufficiale per la storia climatologica cittadina visto che a quel tempo non era possibile verificare l’affidabilità degli strumenti in dotazione al vecchio osservatorio cittadino.

Le forti nevicate del febbraio 1895 crearono tantissimi disagi in tutta la Sicilia, con molti centri e città isolate per giorni, e molte vittime a causa delle bassissime temperature e delle intense gelate che non risparmiarono neanche le località costiere.

Bellissima immagine storica di Messina imbiancata dalla neve poco anni prima del terremoto del 1908.

Gli eventi d’inizio Novecento

Passando al Novecento non meno rilevanti sono le grandi nevicate che nel gennaio del 1905 investirono nuovamente tutta la Sicilia, nevicò con accumulo persino nella località di Cozzo Spadaro, nel profondo sud-est dell’Isola, ritenuto dalle statistiche climatologiche uno dei posti meno nevosi dell’Italia (assieme a Lampedusa).

La neve copri anche Messina per diversi giorni, causando i soliti disagi, mentre in riva allo Stretto si misuravano minime fino a -0.5°C a livello del mare. Molto importante fu anche l’insolita nevicata che si è abbattuta nel gennaio 1909 sopra le macerie della città “dilaniata” dal catastrofico sisma del 28 dicembre 1908. La nevicata lasciò un sottile manto bianco sopra le rovine di una città completamente distrutta da una delle più gravi tragedie della sua storia più recente.

Nonostante il gelo i superstiti messinesi videro in quell’insolita nevicata un segnale di rinascita della città. Per vedere però delle nevicate di grande portata dobbiamo arrivare alle storiche “invernate” del gelidissimo febbraio 1929, passato agli onori delle cronache come uno degli inverni più rigidi dell’intero Novecento. Cosi come molte aree dell’Europa e d’Italia anche la città dello Stretto fu colpita da autentiche bufere che lasciarono notevoli accumuli fino alle spiagge. Nel febbraio del 1929 Messina fu interessata da una serie di intense nevicate che seppellirono tutti i sobborghi collinari della città e il centro, con depositi fino a 10 cm a livello del mare.

Il villaggio di Larderia sotto la nevicata del 1962.

Se già in città il manto bianco superava i 5-10 cm, sui villaggi collinari gli accumuli arrivavano fino a 30 cm per superare abbondantemente il metro sui colli che sovrastano la città. Il manto nevoso era talmente spesso da favorire persino nelle giornate più ventose, il fenomeno dello “scaccianeve basso”, ossia i turbini di neve che vengono sollevati dal vento. Ancora oggi molti anziani ricordano quelle grandi nevicate di quei giorni e i tantissimi danni economici che causarono al settore agricolo.

Nei villaggi notevoli furono le ripercussioni nei raccolti e nelle piantagioni di agrumi che rappresentavano una delle principali fonti di sostentamento dell’economia locale. Il suolo innevato favori anche temperature molto basse per molti giorni, tanto che nelle zone interne come nei sobborghi e lungo i paesi collinari, il termometro scendeva abbondantemente sotto gli 0°C.

In città le temperature registrate dall’osservatorio meteorologico, posto in pieno centro, non scivolavano mai sotto i -0.1°C. La gran neve caduta sui Peloritani rimase per mesi, fino ad aprile, prima di essere fusa definitivamente dai primi tepori primaverili.

La storica ondata di gelo del marzo 1949

Un’altra “invernata” particolarmente violenta fu quella che colpi la città nei primi giorni del marzo 1949, fra giorno 4 e giorno 6. In quei giorni Messina fu investita in pieno da una corrente di aria gelidissima che dopo essersi umidificata per bene sopra le acque del basso Tirreno ha scaraventato in riva allo Stretto forti rovesci nevosi che imbiancarono ogni angolo della città, dalla zona nord all’estremo sud, lasciando ben 6-10 cm fino alle spiagge.

La cosa alquanto insolita riguardò proprio gli accumuli che rimasero al suolo per almeno 3 giorni, un fatto più unico che raro. Messina, come molti altri centri di Calabria e Sicilia (vedi Palermo), in quelle giornate si rese irriconoscibile, trasformandosi in una città norvegese.

Altra immagine storica di Messina sotto la nevicata del 1962.

I colli e tutti i principali villaggi collinari dei Peloritani furono letteralmente sommersi dalla neve. Oltre alle nevicate intermittenti il forte vento settentrionale e le gelate aggravarono ancora di più la situazione. Proprio in quei giorni, il 5 marzo del 1949, quando l’intera città era ricoperta da un denso strato di neve fresca, si registrò la minima assoluta più bassa mai archiviata nel corso dell’ultimo secolo, con il termometro crollato a -0.2°C.

Da quella data mai più a Messina sarà registrata una temperatura minima negativa inferiore a tale valore e si tratterà pure dell’ultima gelata a livello del mare registrata lungo la costa messinese. Sempre nel marzo del 1949 considerevoli le minime, entrambi di +0.2°C, segnate rispettivamente il 4 e il 6 di quel mese. Sicuramente quelle del febbraio 1929 e del marzo 1949 verranno ricordate come le nevicate più forti che hanno colpito Messina e il suo vasto hinterland nell’ultimo secolo. Dopo il 1949 risaliamo ancora poco meno di una decina di anni per arrivare al febbraio 1956. Nel mese di febbraio si registrò una ondata gelida talmente potente che portò in contemporanea la neve (con accumuli) in tante città come Messina, Reggio Calabria, Catania, Siracusa, Palermo, Trapani, Agrigento, Mazara del Vallo, Sciacca e Licata che videro peraltro rovesci e temporali di neve (fiocchi di neve con tuoni e lampi).

Gli accumuli si aggiravano attorno i 5-10 cm, ma oltre 20-30 cm avevano ricoperto le colline che circondano l’area attorno il centro di Messina. I messinesi più anziani ricorderanno ancora la spettacolare nevicata del gennaio 1962. Causa l’intermittenza delle precipitazioni gli accumuli variavano da quartiere a quartiere, tanto che in alcune zone il manto bianco non superava i 2-3 cm, mentre in altre si andava verso gli 8-10 cm.

Nel gennaio 1963 una nuova nevicata colpi di nuovo l’area dello Stretto, stavolta lasciando accumuli un po’ più esigui rispetto all’episodio precedente dell’anno prima. Sta di fatto che nel giro di un solo anno Messina vide due nevicate con accumulo e non che sia una cosa frequente, anzi tutt’altro.

Vista della città dello Stretto imbiancata, probabilmente la foto risale all’evento del 1979.

La neve del 1979

Andando sempre più vicini ai giorni nostri anche nel gennaio 1979 la città peloritana fu nuovamente imbiancata da una serie di rovesci nevosi, caduti con temperature di poco positive (+3°C +2°C), con un deposito che in pieno centro si attestò sui 2-3 cm. Pure le spiagge e i litorali si dipinsero temporaneamente di bianco. Ma a differenza delle altre volte stavolta i fenomeni favorirono più la zona sud di Messina, con accumuli più consistenti tra i litorali di Contesse, Pistunina, Tremestieri, Mili e Galati marina (probabilmente perchè furono interessati da locali fenomeni temporaleschi).

Anche in questo episodio il manto nevoso rimase per pochi giorni prima di essere rapidamente sciolto dal repentino rialzo termico sul finire dell’avvezione fredda. Prima del 1999 una nuova nevicata interesserà l’area messinese nel dicembre 1988, in quei giorni si imbiancarono pure le città di Palermo, Catania, Siracusa e la stessa dirimpettaia Reggio Calabria. Alla fine in città si vedranno circa 1-2 cm, mentre molte altre zone, specie quelle più a sud, rimarranno senza accumuli significativi.

30 Gennaio 1999, neve sulla zona nord, Peloritani sommersi

Chi si potrà dimenticare mai, soprattutto fra le memorie dei giovani messinesi, la magica nevicata in quel sabato pomeriggio di quel 30 gennaio 1999 che tinse di bianco la città peloritana, per la gioia di grandi e piccini. Quel giorno però bisogna ricordare che dopo un intero pomeriggio di pioggia mista a neve seguita da rovesci di neve pura (seppur molto bagnata) e qualche colpo di tuono, con temperatura sui +2°C, solo l’estrema periferia nord, dall’Annunziata fino a Ganzirri e Torre Faro, vide un accumulo sui 2-3 cm a livello del mare.

In centro e nei villaggi della zona sud, le temperature di poco positive e le precipitazioni meno abbondanti, rispetto alla riviera nord, non hanno agevolato un accumulo significativo, anche se bastava fare qualche centinaio di metri verso l’interno per vedere i primi depositi consistenti già dalle prime colline. I colli e l’intera dorsale dei Peloritani erano stati sepolti dalla neve, con un manto nevoso che a Dinnamare e sulle vette limitrofe superava abbondantemente il metro di altezza in diversi punti (accumuli eolici). Ancora più rilevanti furono le nevicate che colpirono tutta la fascia tirrenica siciliana da Palermo fino a tutti i litorali della provincia messinese, dove nessun comune o centro balneare fu risparmiato (qui l’amarcord meteo di quei giorni).

Le colline di San Placido Calonero’ sommerse di neve la mattina del 31 dicembre 2014.

La bellissima nevicata del 31 dicembre 2014

Nella memoria collettiva dei messinesi rimane ancora indelebile il ricordo della nevicata avvenuta alle prime luci dell’alba, il 31 dicembre 2014, quando un nucleo di aria gelida, in discesa dalle Repubbliche Baltiche, raggiunse molto velocemente lo Stretto di Messina, con un’isoterma di ben -10°C a circa 1400 metri sul livello del mare. Allora bastò uno spostamento poco più ad ovest (a ridosso delle coste siciliane) di una depressione a carattere freddo, che si era approfondita sul mar Ionio, per vedere la ritornante gelida da N-NE del fronte occluso raggiungere il messinese ed apportare precipitazioni, a prevalente carattere nevoso fino alle coste, con l’attivazione del cosiddettoTyrrhenian sea effect snow” e “Ionian sea effect snow”.

La notte prima nella città dello Stretto si assistette all’arrivo dei primi gelidi refoli di tramontana, in discesa dall’Appennino calabrese, che provocarono un abbassamento dei valori di umidità relativa. Quel calo dell’umidità fu importante, perché intorno le 05:00 del mattino, all’arrivo del fronte occluso della perturbazione, permise ai fiocchi di neve di scendere tranquillamente fino al livello del mare (cosa che non sarebbe accaduta in caso di aria umida, con valori > 80%), favorendo un progressivo raffreddamento dell’ambiente e la venuta giù della neve, fino a lasciare un accumulo al suolo poco prima dell’alba.

Nella mattinata del 31 dicembre 2014 su Messina caddero’ dai 3 cm ai 6 cm di neve fresca, con una temperatura che al primo mattino, durante la nevicata, scese fino a +0,8°C, uno dei valori più bassi mai registrati negli ultimi decenni in riva allo Stretto. La neve, pero molto bagnata, resistette poche ore vicino al mare.

Le immagini del satellite infrarosso della perturbazione responsabile della nevicata del 31 dicembre 2014. Si nota nel cerchio viola il cumulonembo responsabile del forte rovescio di neve avvenuto poco dopo le 09 del mattino sulla città.

Cosa ben diversa accadde il 6 febbraio del 2017, quando poco prima delle 17:00 la città dello Stretto venne interessata da un breve ma intenso rovescio di neve che imbiancò per l’ultima volta Messina, con accumuli di 2 cm in città, fino a 3-4 cm nei quartieri della zona sud. Allora, a causa dei forti venti di tramontana che seguirono l’ondata di freddo dalla Russia, le nevicate interessarono la costa ionica, a sud dello Stretto, con vere e proprie bufere di neve fra Alì e Taormina.

Mentre la città dello Stretto veniva presa di striscio dai fenomeni. Sulle coste tirreniche, invece, il forte vento di tramontana proveniente dal Tirreno, trasportando aria molto umida e più mite dalla superficie del mare, fece alzare le temperature, con valori che raggiunsero’ i +5°C +6°C in diverse località della costa tirrenica.

Le situazioni meteorologiche ideali per vedere la neve a Messina

Come possiamo ben notare gran parte delle nevicate storiche che hanno colpito la città di Messina si sono realizzate proprio nella parte centrale o sul finire della stagione invernale, tra i mesi di gennaio e febbraio, anche se non sono mancati eventi tra fine dicembre e la prima decade di marzo. Quasi tutti gli eventi nevosi che hanno colpito lo Stretto sono attribuiti allo sviluppo di profonde aree depressionarie che vanno a collocarsi tra il mar Ionio (Ionio low), Golfo di Taranto e più raramente sul Canale d’Otranto, tra il nord della Grecia e le coste albanesi. Con questa peculiare collocazione le basse pressioni riescono ad aspirare masse d’aria molto gelide dai bassopiani innevati dell’Europa centro-orientale, tavolta persino dalla Russia o Siberia (in tal caso ci troviamo dinnanzi aria gelidissima), verso le coste della Sicilia, sotto forma di taglienti venti di maestrale e tramontana.

L’aria gelida da nord-est, dopo aver invaso l’Adriatico, scavalca la dorsale dell’Appennino meridionale, per tracimare liberamente sul mar Tirreno raggiungendo l’area dello Stretto sotto forma di freddi venti di maestrale e tramontana che comportano drastiche riduzioni di temperatura e il conseguente avvento dei fenomeni nevosi fin dalle basse quote. Un altro fenomeno molto influente sulle nevicate messinesi è il noto “Tyrrhenian sea effect snow”.

L’ondata di freddo responsabile dell’intensa ondata di freddo del 31 dicembre 2014.

I venti gelidi di provenienza balcanica transitando sopra le più miti acque superficiali del basso Tirreno si umidificano e scaldano nei bassi strati, determinano forti contrasti termici, creando un fortissimo gradiente termico verticale (notevoli differenze di temperatura in seno alla colonna d’aria). A causa dei fortissimi contrasti termici, tra l’aria gelida in quota e la più temperata superficie marina tirrenica, si attivano moti convettivi (moti ascensionali) che creano cumuli e cumulonembi (costituiti da milioni di fiocchi di neve fin dalla base) in aria fredda di piccola statura, ma capaci di apportatore forti rovesci e temporali che date le bassissime termiche (in tali circostanze) hanno prevalente carattere nevoso fino alle coste.

Ciò si concretizza soprattutto quando in quota prevale un flusso nord-occidentale (vedi 31 dicembre 2014) che propaga gran parte dei nuclei precipitativi convettivi (precipitazioni derivate da nubi cumuliformi) verso la fascia peloritana e l’area dello Stretto, dove si fa sempre il carico di precipitazioni (grazie alle forzature orografiche di Peloritani e Aspromonte). Negli ultimi anni il vistoso crollo della nevosità in riva allo Stretto, come in molte altre località dell’Italia meridionale, è da imputare a diversi e variegati fattori, tra cui l’assenza delle congeniali configurazioni appena descritte (Ionio low) e l’aumento della temperatura media globale, indotto dal global warming.

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