I due musicisti tornano alle sperimentazioni tra jazz, musica etnica ed elettronica a quarant’anni di distanza dalle esperienze nelle band messinesi il Mausoleo e Funfair.
Sabato 16 maggio (ore 21) a Capo Peloro andrà in scena il penultimo appuntamento di “Musica nomade – Festival delle musiche contemporanee del Mediterraneo”, diretto da Giacomo Farina e organizzato dalla Fondazione Horcynus Orca in collaborazione con Talento Dinamico: Melo Mafali e Antonio “Pricopa” Oliva, i due pionieri della musica colta peloritana, presenteranno “Percolator”, il progetto musicale in bilico tra etnica e musica elettronica che li vede di nuovo insieme a decenni di distanza dalle loro prime esperienze artistiche comuni.
“Percolator” è il duo messinese composto da Antonio Oliva (percussioni e tastiere) e Melo Mafali, pianoforte, tastiere e percussioni. I due si conoscono da circa 40 anni, da giovanissimi suonavano insieme in un importante band prog messinese, il Mausoleo, e qualche anno dopo in un’altra band storica di funky-jazz-fusion, Funfair, che partecipò allora a due prestigiosi festival, a fianco di stelle del jazz mondiale. Li unisce l’amore per la musica etnica e l’elettronica mista al linguaggio jazzistico, un’esplosiva quanto fruttuosa miscela artistica, laddove la sperimentazione non ha fine. Separati musicalmente per quasi trent’anni, i due pionieri della musica colta peloritana, si ritrovano in questo inusuale progetto, dove pianoforte, kalimba, sintetizzatori, djambè, e percussioni esotiche si rincorrono, si incrociano in un tripudio di suoni quasi magici e di frasi simboliche.
“L’accostamento tra elettronica, jazz ed etnica è stato già tentato negli anni Settanta. L'elettronica fa da supporto all'etnica, nel senso che colora in modo più moderno alcuni suoni etnici naturali, completandoli e imitando suoni di fenomeni naturali. Il jazz è il tramite e interseca questi due mondi. Io e Antonio”, spiega Melo Mafali, qui impegnato in pianoforte, tastiere e percussioni, “suonavamo in una band storica messinese, ma c’è sempre stata un’intesa particolare, per quanto riguarda ritmi e sonorità. Ci siamo rincontrati, abbiamo fatto questo duo particolare, scoprendo affinità musicali intatte. Il progetto è nato da solo, da un cassetto riaperto dopo tantissimi anni. Nella nostra musica c'è molto di nomade, di Mediterraneo, di acqua, vento, deserto, misti a esistenze e suoni moderni, automobili, macchinari, elettronica”.
“Useremo molti strumenti di effettistica, strumenti africani, acqua con campanelli, tamburi”, aggiunge Antonio Oliva, in scena con percussioni e tastiere. “Anche il concerto sarà ‘libero’, su melodie e canovacci che reinterpreteremo e inventeremo, con una forte impronta di ricerca musicale. Vorremmo fare un disco seguendo un percorso inverso rispetto a quello tradizionale, ovvero mettendo insieme il miglior materiale raccolto durante i concerti dal vivo, come le band rock di una volta”.
“In tanti”, conclude il direttore artistico della rassegna Giacomo Farina, “mi hanno chiesto perché abbiamo voluto inserire questo duo in una rassegna di musica jazz. Proprio perché questi due artisti, intrecciando generi diversi, tra cui il jazz, leggono la contemporaneità e la tradizione mediterranea in modo originale, con suoni sensoriali riprodotti in modo moderno con la musica elettronica, ma anche con gli strumenti tradizionali e il linguaggio della musica etnica. E a fare da collante è proprio la musica jazz. Senza contare che questi due musicisti portano sul palco dell'Horcynus anche la storia delle rock-band giovanili della Messina degli anni Settanta”.