I capolavori del repertorio romantico secondo il pianista Andrea Bauleo

I capolavori del repertorio romantico secondo il pianista Andrea Bauleo

Giovanni Francio

I capolavori del repertorio romantico secondo il pianista Andrea Bauleo

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lunedì 11 Marzo 2024 - 16:00

Il giovane musicista calabrese si è esibito domenica al Palacultura per la stagione della Filarmonica Laudamo

MESSINA – Il pianista calabrese Andrea Bauleo ha eseguito domenica, al Palacultura, per la stagione concertistica della Filarmonica Laudamo, brani di grande rilievo di Beethoven, Chopin e Liszt.

Il concerto è iniziato con l’esecuzione della celeberrima Sonata in do maggiore Op. 53 di Ludwig Van Beethoven “Waldstein”. Composta nel 1804 e pubblicata l’anno successivo, la sua denominazione è dovuta al fatto che fu dedicata al conte Waldstein, mentre l’altro soprannome “Aurora”, come del resto quello della successiva Sonata “Appassionata”, non è dell’autore, ma fu assegnato dai primi editori.

Si tratta della prima Sonata di Beethoven composta per una tastiera moderna, dall’estensione più estesa, ed è senz’altro una delle più felici creazioni del musicista per il pianoforte. La tecnica pianistica di base (scale, arpeggi, trilli etc.) viene qui utilizzata sfruttando al massimo i registri e il timbro dello strumento, in particolare nel primo movimento “Allegro con brio”, caratterizzato da una spiccata ritmicità. Dopo un breve tempo lento “Introduzione. Adagio molto”, una pausa soave, ricca di spiritualità, che sostituisce l’originario secondo movimento, quello che divenne poi un pezzo isolato sotto il nome di “Andante Favori”, attacca senza soluzione di continuità il “Rondo. Allegretto moderato”, che si basa su uno splendido, indimenticabile tema, accompagnato da un incessante fluttuare di arpeggi. Il brano, che raggiunge i registri più acuti della tastiera, è caratterizzato da una impressionante dinamicità, che si scatena nel “Prestissimo” che conclude questo capolavoro.

L’esecuzione di Bauleo, impeccabile sotto il profilo tecnico, è apparsa forse un po’ monocorde, in particolare nel primo movimento, mentre nel Rondo finale il pianista ha saputo restituire la straordinaria varietà timbrica e dinamica del brano.

La seconda parte del concerto è iniziata con l’esecuzione di due capolavori di Fryderyk Chopin, la prima e la quarta Ballata.

Con le quattro Ballate, quattro capolavori assoluti nella storia della letteratura pianistica, Chopin praticamente inventa un nuovo genus musicale (la Ballata), essendo stato il primo a usare tale termine per composizioni pianistiche. Sono brani caratterizzati da molti elementi in comune: vi troviamo infatti l’alternarsi di temi dolci e malinconici ad altri violenti e appassionati; ogni Ballata si caratterizza per la scrittura pianistica complessa ed elaborata, ognuna è densa di pathos, e annovera temi fra i più belli e famosi usciti dalla penna del polacco; tutte le Ballate, infine, si concludono con una coda tumultuosa e drammatica. Si suppone, ma non esistono conferme ufficiali certe, che le quattro Ballate si ispirino ai quattro poemi dello scrittore romantico polacco Adam Mickiewicz, amico di Chopin.

La prima, in Sol minore op. 23, famosissima, ha una parte centrale (il secondo tema, prima espresso con toni lirici, poi drammatici e appassionati) che, secondo il critico Belotti, “è una delle concezioni più sublimi di Chopin”. Per gli appassionati di cinema, è il brano suonato da Wladyslaw Szpilman davanti al generale nazista, in una delle scene memorabili del film “Il pianista” di Roman Polanski.

La quarta Ballata, op. 52 in Fa minore, sicuramente la più bella e complessa, per il critico Gavoty “è la più bella, la più ricca di sostanza, la più polifonica, la più commovente e anche la più sottile”. Trattasi in effetti di un immenso capolavoro, armonicamente ricchissimo e assai complesso, ove i temi subiscono continue trasformazioni, da lirici ad agitati e inquieti, anche in canone, fino alla impetuosa coda conclusiva. Citando ancora Belotti: “Nessun’altra sua opera ha raggiunto un grado così elevato e così intenso di estasi lirica”.

Anche per quanto riguarda l’interpretazione di Chopin il pianista, se pur palesando indubbie qualità, è apparso ancora un po’ immaturo sotto il profilo interpretativo.

L’ultimo brano eseguito è stato dal Rigoletto di Franz Liszt.

Liszt è stato autore di innumerevoli trascrizioni per pianoforte di opere, sinfonie, lied di musicisti a lui contemporanei o antecedenti, e tale meritoria attività, in un’epoca in cui la musica poteva essere ascoltata solo dal vivo, ha contribuito notevolmente alla diffusione della stessa.

Oggi molte di queste trascrizioni, se pur sempre piacevoli, anche se talora appesantite da un eccesso di ornamentazioni virtuosistiche, possono sembrarci datate, ed in effetti molte di esse si ascoltano raramente nelle sale da concerto. Rimane ancora molto eseguita la Parafrasi dal Rigoletto, un brano particolarmente riuscito e di sicuro effetto. Il brano è basato sul tema del celeberrimo quartetto “Bella figlia dell’amore”, e se da un lato permette al pianista di fare sfoggio di bravura, con numerosi passaggi di elevata difficoltà tecnica, dall’altro offre l’occasione di ascoltare, per lo spettatore, un meraviglioso adattamento di uno dei brani più amati dai seguaci dell’opera lirica. Ottima questa volta l’esecuzione di Andrea Bauleo, a suo agio anche nei difficili passaggi virtuosistici che il brano costringe ad affrontare.

Due graditissimi bis concessi dal giovane pianista, lo splendido e tempestoso Preludio Op. 28 n. 24 in re minore di Chopin, e una trascrizione per pianoforte del celebre Intermezzo da “La cavalleria rusticana” di Mascagni.

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