La cerimonia a Faro Superiore, Alessi si immolò per favorire la ritirata dei commilitoni
MESSINA – I carabinieri rinnovano l’omaggio ad Antonino Alessi, medaglia d’oro al Valore Militare alla Memoria. A lui è intitolata la caserma Carabinieri di Termini Imerese, sede del Reparto Territoriale.
La cerimonia
A distanza di 85 anni dalla morte l’Arma ha voluto ricordare solennemente questo eroe. Per l’occasione è stata deposta una corona d’alloro al monumento dei caduti situato nella piazza San Rocco del villaggio di Faro Superiore, sulla cui lapide è riportato il nominativo, tra gli altri, del Carabiniere Antonino ALESSI. Dopo la benedizione celebrata dal cappellano Militare don Rosario Scibilia, è seguito un momento di raccoglimento in ricordo dei Caduti, alla presenza delle autorità militari e civili, dei rappresentanti dell’associazione nazionale Carabinieri, dei familiari e dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’Arma e al termine il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Messina, Colonnello Marco Carletti, ha tenuto un breve intervento commemorativo al fine di rinnovare la memoria nella collettività.
Un eroe messinese
Il carabiniere Antonino Alessi nacque a Messina il 10 giugno 1912, si arruolò nell’Arma il 12 febbraio 1932 e nell’agosto successivo, nominato carabiniere effettivo, venne destinato alla Legione di Messina. Nel febbraio del 1935, mobilitato per l’Africa Orientale, parti con l’89^ Sezione Carabinieri da Montagna alla volta della Somalia, ove prese parte attiva agli scontri svoltisi su quel fronte. Nel 1936 partecipò alle operazioni di grande polizia coloniale in Etiopia guadagnando, nei combattimenti del 16 ottobre.
La medaglia al valore
La Medaglia di bronzo al valor militare è stata assegnata con la seguente motivazione: “Durante cinque giorni di combattimento per rastrellamento di vasta zona infestata dai ribelli, si prodigava con slancio e coraggio per il successo delle operazioni, coadiuvando efficacemente il proprio comandante di squadra nel guidare gruppi di irregolari più volte impegnati a fugare avversari che opponevano resistenza. Successivamente, addetto a banda di irregolari, dava ripetute prove di coraggio, lanciandosi alla testa dei propri uomini alla conquista di importanti posizioni difese da forti nuclei di ribelli“.
Morto per proteggere i commilitoni
Alessi troverà la morte il 23 agosto 1938, nel corso di un’operazione nella regione dello Scioà, ove ardevano numerosi focolai di rivolta, con bande che razziavano bestiame e proprietà alle popolazioni. Per contrastare la ribellione, una colonna di 138 uomini – tra i quali 7 militari dell’Arma nazionale e 3 eritrei, tutti della locale Stazione, mosse da Mendida verso l’area da bonificare. Lungo il percorso numerosi gruppi di avversari, provenienti da più direzioni, circondarono ed attaccarono decisamente i soldati italiani, con una forza dieci volte superiore. Dopo più ore di impari lotta, il comandante della colonna decise di attuare un ripiegamento, affidando ai militari dell’Arma il compito più difficile, ossia quello di retroguardia, che fu attuato con successo, ma i Carabinieri dovettero combattere accanitamente per frenare il nemico, difendendosi anche all’arma bianca. Mentre la colonna continuava a ripiegare, lasciando sul terreno i morti, l’uomo dell’Arma resisteva strenuamente per garantire l’esecuzione della manovra. Venne colpito ben tre volte da colpi d’arma da fuoco ma continuò ad attirare su di sé l’irruenza del nemico per far arretrare i colleghi. Colpito una quarta volta alle ginocchia, restò immobilizzato e, dopo aver consegnato le armi ad un commilitone, trattenne con sé solo qualche bomba a mano ed attese i nemici. Al sopraggiungere di questi ultimi, lanciò contro di essi tutti i suoi ordigni, prima di essere travolto dall’orda avversaria, sacrificando la sua giovane vita per la salvezza dei connazionali.