Il comandante dei Ros, Antonio Parasiliti, ricostruisce i quattro omicidi tema dell'operazione Nemesi
Degli omicidi Catalfamo e Tramontana si sapeva quasi tutto. Non si conosceva però il ruolo di Salvatore Micale, nel primo caso, e di Giovanni Rao, nel secondo.
Li ha raccontati il comandante dei Ros, Antonio Parasiliti, in prima linea nell’operazione Nemesi.
OMICIDIO CATALFAMO
“Catalfamo era un usuraio ma non agiva da solo, l’associazione imputava l’usura a Filippo Milone, che era interno all’associazione. E tutto era chiaro anche dalle indagini sui conti bancari. Catalfamo era un venditore ambulante con conti da centinaia di milioni di lire ed era stato rinviato a giudizio per associazione mafiosa, ma poi assolto, nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum. L’omicidio di Catalfamo è un messaggio inequivocabile per Milone, nel modo più classico, con due killer a bordo di una moto rubata. Ma era tutto già emerso in Gotha 6”.
La novità è il ruolo di Salvatore Micale, “che si apposta e, appena vede Catalfamo, fa uno squillo agli esecutori per entrare in azione. L’omicidio era previsto da tempo e, in un caso precedente, salta perché Micale non si presenta sul luogo”.
Ciò che colpisce è l’organizzazione e l’efficienza militare dell’associazione. “Si fa una riunione in cui Carmelo D’Amico assegna i compiti ai vari soggetti. D’Amico e Antonino Calderone sono incaricati di sparare, Francesco D’Amico e Aurelio Micale (che non è parente di Salvatore, se non molto alla lontana) hanno il compito di prelevarli a esecuzione avvenuta. Per gli esecutori è previsto un compenso di 20 milioni di lire da dividere. Ora Aurelio Micale ha indicato le armi usate per l’omicidio, che corrispondono ai rilievi”.
OMICIDIO TRAMONTANA
E’ l’omicidio più eclatante perché Domenico Tramontana fa parte del direttivo dell’organizzazione mafiosa barcellonese, con responsabilità nella zona di Terme Vigliatore. “Sono quindi proprio i vertici dell’associazione a decidere il suo omicidio e a scendere direttamente in campo perché, se l’azione fallisce – mette in guardia Salvatore Di Salvo (conosciuto come Sam Di Salvo) – Tramontana si vendicherà”.
Anche quest’omicidio è stato già attribuito a diversi componenti dei vertici nell’ambito di Gotha 6. La novità è il ruolo di Giovanni Rao tra i mandanti. “Quando Nunziato Siracusa chiede a Rao e Di Salvo perché bisogna uccidere proprio Tramontana, visto che altri affiliati hanno fatto di peggio, loro rispondono che “lui è interno, conosce le regole e sa a cosa va incontro se sgarra”.
Grazie alle dichiarazioni di Aurelio Micale, sono stati ricostruiti anche gli omicidi Bonomo e Oteri, casi che erano rimasti irrisolti.
OMICIDIO BONOMO
Bonomo era un tossicopendente che commetteva furti, uno di quelli che metteva in crisi uno dei pilastri dell’organizzazione, cioè il controllo del territorio. Agiva autonomamente e per l’associazione era intollerabile. “Così Di Salvo affida l’incarico al solito Carmelo D’Amico, che si sceglie la squadra per fare l’omicidio e , con un tranello, attira Bonomo in contrada Pozzo Perla, dove viene ucciso. L’esecutore sarebbe Antonino Calderone”.
Nel luglio 2014, quando Carmelo D’Amico iniziò la collaborazione, rivelò che “il corpo di Bonomo era stato nascosto in una canaletta poco distante dal luogo dell’omicidio. Furono avviate le ricerche ma non fu trovato nulla. Nel tempo, in zona c’erano stati dei lavori, tanto che lo stesso D’Amico aveva avuto difficoltà a individuare il posto preciso. Probabilmente il corpo sarà stato rimosso accidentalmente durante i lavori”.
OMICIDIO OTERI
Furti, danneggiamenti e intimidazioni ai danni di ditte di Milazzo che già pagavano il pizzo al sodalizio criminale barcellonese, che in quella zona si avvaleva di Puliafito. “Una ditta, che si riteneva coperta, si lamenta, così Puliafito chiede, e ottiene, l’autorizzazione a eliminare Oteri”. Dopo oltre 20 anni da quel 27 giugno 1998, si è scoperto che quell’omicidio sarebbe stato commesso proprio da Puliafito, su mandato di Di Salvo. “La dinamica è sempre la stessa: killer su moto, con casco, stesse armi, poi c’era un compenso di cinque milioni di lire”.