I giochi del tuo smartphone ti stanno spiando?

I giochi del tuo smartphone ti stanno spiando?

Autore Esterno

I giochi del tuo smartphone ti stanno spiando?

mercoledì 03 Agosto 2022 - 17:58

In Italia sono più di 50 milioni le persone attive ogni giorno sulla rete, ma purtroppo poco si sa dei rischi che si corrono quotidianamente utilizzando il proprio smartphone con superficialità

Il tema della privacy è sempre uno dei più sentiti, almeno dal punto di vista teorico, per gli utenti e per le istituzioni nazionali e internazionali che devono proteggere i diritti dei consumatori. Le informazioni personali e sensibili hanno al loro interno un valore insito, di grande interesse per molte aziende che vorrebbero vendere prodotti o servizi a un numero maggiore di clienti, o semplicemente rendere più efficienti le proprie operazioni attraverso un più preciso targeting degli utenti potenzialmente interessati.

Solo in Italia, sono più di 50 milioni le persone attive ogni giorno sulla rete, e più di 35 milioni solo sui social. Ma purtroppo, poco si sa dei rischi che si corrono quotidianamente utilizzando il proprio smartphone con superficialità.

L’attività di tracciamento delle applicazioni

Se lo smartphone ha le potenzialità per facilitarci la vita, le applicazioni sono lo strumento pratico che rendono tangibile questo potenziale. Parliamo di milioni di programmi, sviluppati specificamente per dispositivi mobili, che sono in grado di svolgere funzioni specifiche con una velocità mai vista finora.

Ma le app installate sui nostri telefoni, siano queste giochi, programmi per il lavoro o soluzioni per mantenerci in forma, inviano costantemente dati che ci riguardano ai giganti del mondo digitale. Google, Facebook e altre compagnie non meno importanti, ma poco note al grande pubblico, ricevono infatti piccoli pacchetti digitali contenenti informazioni sulle preferenze dell’utente, oltre ad altri dati come la posizione, gli spostamenti e l’attività svolta al telefono.

Fin qui nulla di eclatante, se non fosse che il tracciamento si spingerebbe anche al di fuori del perimetro diretto del telefono (tracking dell’audio ambientale), arrivando persino agli altri dispositivi collegati a internet attraverso la stessa rete del device che ci sta tenendo sotto controllo.

Un fenomeno sconfinato e sottovalutato

Una recente ricerca condotta dalla Oxford University ha preso in considerazione circa un milione di applicazioni per Android, rivelando che i dati raccolti da questi mini programmi venivano inviati a importanti multinazionali come Amazon, Microsoft, Twitter e Alphabet (la conglomerata che contiene anche Google) tramite delle utility. Spesso si tratta di poche stringhe di codice inserite dai programmatori per monitorare il funzionamento dell’applicazione o per mostrare annunci pubblicitari agli utenti (come spesso accade nel caso delle applicazioni gratuite).

Purtroppo, secondo quanto rilevato dallo studio, non ci sarebbe una sufficiente trasparenza in merito a quali dati vengono tracciati e da quali soggetti possono essere consultati e utilizzati. Anche se il GDPR è una delle normative più moderne e stringenti in fatto di privacy, capace di garantire un alto standard di sicurezza a tutti gli utenti italiani ed europei, rimangono molte zone d’ombra in un settore, come quello digitale, in rapida espansione.

La risposta poco convincente di Google

Secondo il gigante dei motori di ricerca, i risultati di questo studio non sarebbero assolutamente allarmanti, dato che le implicazioni negative paventate dai ricercatori sarebbero inconsistenti. In molti casi, infatti, il passaggio di informazioni dallo smartphone dell’utente alla “casa madre” sarebbe legato al normale funzionamento del programma, ad esempio l’invio di un report in caso di malfunzionamento o chiusura improvvisa dell’app.

Ma secondo Reuben Binns, il computer scientist che ha condotto lo studio, le aziende citate in causa non avrebbero chiarito fino a che punto si spingono le informazioni trasferite a “terze parti”, dato che nel 60% dei casi in cui l’app presenti il tracker di Google denominato DoubleClick, questo passaggio di dati sarebbe motivato dal monitoraggio del comportamento degli utenti a fini pubblicitari.

Come proteggere la propria privacy rendendo lo smartphone più sicuro

A fronte di un contesto così complesso, quali sono i comportamenti che un utente “medio” può mettere in atto per evitare di farsi prendere in contropiede? Se da un lato le soluzioni drastiche sono affascinanti per la loro semplicità ed efficacia (eliminando tutte le app dal proprio telefono, non ci potrebbe essere alcun rischio di sottrazione dei dati), è innegabile che lo smartphone sia diventato un oggetto fondamentale nella vita di tutti i giorni.

Quindi, a meno che il lettore non voglia fare a meno di importanti funzionalità come navigazione satellitare, previsioni meteo, aggiornamenti sulle ultime news e possibilità di comunicare in tempo reale con amici e familiari, ecco alcuni step che ci permettono di continuare a usare il telefono, senza fare compromessi a livello di sicurezza:

  • Utilizzare un dispositivo con Linux come sistema operativo (o in alternativa scegliere sistemi operativi senza Google come GrapheneOs o LineageOs).
  • Non caricare alcuna app direttamente dal Google Play Store al telefono. Preferire applicazioni f-Droid. Nel caso in cui sia necessario usare app da Google Play Store, scaricarle da Aurora Store.
  • Optare per una VPN online: le connessioni VPN (Virtual Private Network) sono soluzioni totalmente virtuali che aumentano la protezione della privacy.
  • Optare per una casella email che protegga la privacy, con provider come Proton Mail o Tunota.

Infine, per comunicare con i propri amici (considerando che sarà difficile convertire i familiari più “anziani”), consigliamo l’app Signal, che protegge i messaggi dei propri utenti con un sistema crittografico sostanzialmente inviolabile.

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