I legionari siciliani raccontati da Pino Privitera e Diego Celi

I legionari siciliani raccontati da Pino Privitera e Diego Celi

Redazione

I legionari siciliani raccontati da Pino Privitera e Diego Celi

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sabato 15 Febbraio 2020 - 09:20

Sarà nelle librerie ad aprile La promessa del legionario, di Pino Privitera e Diego Celi. Il romanzo parte dalla proclamazione, da parte di Mussolini, della nascita dell’Impero. L’entusiasmo pervade i cuori e suscita speranze. L’Africa rappresenta per molti contadini e volontari siciliani una prospettiva e il sogno di un futuro meno gramo.

Il Duce, tornato in Sicilia nel 1936, dichiara “la Sicilia isola imperiale e centro dell’Impero”. Salvatore Alibrando, protagonista de La promessa del legionario, è un umile contadino privo di mezzi e, che con enormi sacrifici
accudisce la propria famiglia. Salvatore dunque, accoglie di buon grado l’appello della Patria, che lo invita a lavorare nelle terre del nuovo impero coloniale italiano.

Arruolatosi, non raggiunse mai l’Africa ma fu portato a Cadice a combattere nella guerra civile spagnola divenendo un “legionario”. Il protagonista di questo romanzo, come tanti siciliani, non vide mai la “terra promessa” per la quale si era arruolato: si ritrovò ad essere un fante della Divisione Littorio sempre con il colpo in canna e bombe a mano attaccate alla cintura.

Scrive Hemingway: “Uno aveva la sensazione di partecipare a qualche cosa in cui poteva credere interamente, completamente e nella quale sentiva una assoluta fratellanza con tutti gli altri partecipanti”. Non era questo il
sentimento che aveva indotto Salvatore Alibrando ad arruolarsi, quanto l’ingaggio di 3000 lire e la paga di 40 lire al giorno con cui avrebbe potuto garantire una migliore condizione di vita alla sua famiglia. Durante la guerra civile spagnola, Alibrando, partecipa a numerose battaglie fra queste combattè a Guadalajara (8- 23 marzo 1937). L’evento, però, che segnerà la sua vita e che ha ispirato questo libro, avviene durante la conquista della posizione strategica del “Passo del Escudo” al confine fra la provincia della Cantabria e la provincia della Castiglia y Leon. “Nelle fasi cruciali della battaglia per raggiungere la sommità del Passo del Escudo, Alibrando venne colpito alla testa da un colpo di mitraglia che gli perforò l’elmetto da ambo i lati e lo ferì lievemente al cuoio capelluto. In quel momento di fronte ai compagni fece promessa alla Madonna della Provvidenza (la sua Virgen) di edificare, appena tornato a casa, una chiesa grande quanto la sua casa”.

La promessa diviene il motivo della sua esistenza e, nonostante le difficoltà economiche e le pastoie burocratiche, viene mantenuta.
Il 7 Ottobre 1963, la piccola chiesa rurale nella contrada Santa Nicola del Comune di Santa Lucia del Mela, vede la luce. Salvatore Alibrando impiega 25 anni per realizzare la chiesa, ma riesce a concretizzare la promessa votiva.


Nel libro, come in un film, scorrono immagini di personaggi, di fatti epocali e tragici che hanno caratterizzato il periodo storico oggetto della storia, ma la figura “du Santaru” presenta una nitidezza peculiare. Salvatore Alibrando trasforma il sacrificio in desiderio: la promessa votiva diviene lo scopo della sua vita. In un tempo che ha voltato le spalle ai valori del sacrificio e considera la promessa solo propaganda, la storia dell’umile e povero legionario luciese è singolare e fascinosa.

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