Gioffrè: somme enormi, un insulto alla povertà perpetrato solo per alimentare una propaganda becera a dispetto di case popolari che cadono a pezzi
«Stentavamo a crederci». E invece è vero: a fronte di un impegno sociale ammirevole e di una notevolissima cifra artistica, i murales di Daniele Geniale e Luis Gomez de Teran su “Mamma Roma” Teresa Gullace e il partigiano “Malerba” al secolo Pasquale Brancatisano in corso di realizzazione per la Festa della Liberazione costeranno 210mila euro di denaro pubblico.
Una scelta che il segretario cittadino della Fiamma Tricolore Giuseppe Gioffrè non condivide affatto: mentre «la pioggia riempie le numerose buche che ornano la nostra città, la mondezza soggiorna sine die sui marciapiedi e nei soliti quartieri si formano discariche, che verranno rimosse a caro prezzo, oggi che ricorre la festa del nostro patrono San Giorgio, veniamo a conoscenza, grazie alla nostra insistente curiosità, dell’ennesimo sperpero di soldi pubblici»,
Stando alla delibera di giunta numero 67 del 7 aprile scorso, la finalità sono «la promozione dei valori della Resistenza verso i più giovani» e, grazie ai murales, una «fruizione comunicativa popolare ed istantanea». Giustissimo, dicono dalla Fiamma; ma «in una città dove la disoccupazione giovanile supera il 70%, si omette un’altra informazione: il costo dei due murales, ben 210 mila euro, realizzati tra l’altro in case popolari che ormai cadono a pezzi e dove non vi è la stessa solerzia nella manutenzione. Nella città delle opere mai finite, delle lungaggini burocratiche, delle calende greche, sono bastati infatti appena 10 giorni per avere il parere dell’Aterp, acquisire “nulla osta” dal settore competente, individuare persino l’operatore economico (chi è? Deciso secondo procedura da determina n.1198 del 19 maggio 2020 impossibile da trovare online su Amministrazione Trasparente) ed avere i pareri di regolarità contabile: perbacco! Un’amministrazione veramente efficiente!».
Insomma, per la Fiamma siamo davanti a un vero e proprio «scandalo “murales”», con un esborso di 210mila euro di denaro pubblico per quest’evocativa forma di street art che incarnerebbe «un insulto alla povertà e ai cittadini di Reggio Calabria» voluto dall’Amministrazione solo per dar linfa «alla sua becera propaganda, all’odio politico, alla caccia ai fantasmi del passato».
Di qui l’intenzione di procedere a un’altra operazione: l’immediata verifica dello stato delle costruzioni interessate.