I presepi delle nostre case in Sicilia

I presepi delle nostre case in Sicilia

Daniele Ferrara

I presepi delle nostre case in Sicilia

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domenica 13 Dicembre 2020 - 08:08

Tradizione vuole che il presepe si faccia il giorno dell'Immacolata, anche se oggi è più comune farlo anche prima

L’Immacolata è appena passata e oggi è il giorno di Santa Lucia (le porte del Natale), e ormai la maggior parte delle nostre dimore dovrebbe avere approntato un presepio. Infatti è tradizione che il presepio venga preparato per il giorno dell’Immacolata, per essere via via completato d’ulteriori pezzi con il progredire delle festività natalizie; in realtà è molto più comune oggi prepararlo prima di questa data, e se si ha piacere a vedere gli addobbi sicuramente non è una violazione che guasta.

Cosa è il presepio?

Ma che cos’è il presepio? È solitamente il plastico di un’area rurale, con modellini di personaggi che prendono parte all’episodio cristiano della Natività, una tradizione che si fa risalire all’Italia medievale. Di presepi se ne fanno in molte parti del mondo ormai ed è una delle decorazioni più amate, e in ogni paese è diverso; per questo, forse, non ci chiediamo mai cosa caratterizza i nostri.In che cosa consiste il presepio siciliano, quello che abbiamo nelle nostre case? Qui ne parliamo, indagandone anche il significato spirituale più genuino e ancestrale.

Lo scenario

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, un presepio non riproduce uno scenario palestinese, non strettamente quanto meno, ma un misto tra il paesaggio siciliano e la terra betlemita, con la complicità del fatto che, tutt’e due di clima mediterraneo, possono apparire simili. Innanzitutto svettano le montagne, che creano tutta la cornice del plastico (la Giudea è montuosa). Il terreno vuole richiamare nei colori quello dell’area mediterranea, ed è a tratti erboso e a tratti puramente terroso, presenti anche alcuni cespugli e alberi, soprattutto palme, nonché rocce. Qualche volta c’è un fiume che scende dalle alture, sul quale è steso un ponte, o forma un laghetto dal quale si può pescare.

Sebbene all’apparenza selvaggia, è un’area abitata, e case e botteghe sono disposte qua e là, e se ne vedono di piccole sulle montagne a distanza; qualche volta hanno persino stili architettonici arabeschi, e in questi casi sono abitazioni più ricche. In certi casi ci sono anche curiose rovine greche o romane. Nel presepio è sempre notte, e nel suo cielo è importante vedere le stelle e la luna, sopra le montagne.

L’immobilità di tutto quanto è presente all’interno del plastico presepiale, oltre a essere ovvia visto che è finto, trova giustificazione nella tradizione apocrifa che nel momento in cui Gesù nacque si fermarono i cieli e le acque, e tutte le creature rimasero immobili.

Gli animali

Trattandosi d’un paesaggio rurale, molti animali vengono collocati nel presepio, e non sarebbe presepio senza di loro (prae saepe = “davanti al recinto”!). Gli animali che appaiono in maggior numero sono le pecore, eventualmente le capre, inseparabili compagne e suddite dei pastori che sono in cammino verso la Grotta o già stanno adorando il nato Bambino, e anch’esse avvicinandosi riconoscono il loro Signore; le pecorelle sono oltretutto preludio proprio della comunità dei fedeli, che sarà raffigurata come un gregge, e il Cristo come il Buon Pastore.

Seguono nella frequenza le galline nel loro pollaio oppure libere, oche, anatre selvatiche. Inconsueti sono i maiali, forse purtroppo per l’accezione negativa affibbiata a questi animali, ma qualche volta si può scovare un maialino. Unici “stranieri” sono i cammelli, solitamente nel seguito dei Magi.

La presenza di così tanti animali, oso dire, non è dovuta al voler dare colorito o all’esaltare l’arte dell’allevamento: s’intende che tutti gli animali vanno alla Grotta, insieme a chi li conduce, per riverire anch’essi il nato Signore della Vita, quindi degli animali e dei boschi secondo gli antichi culti, ma che nel Cristianesimo diviene il Cristo.

I personaggi

Molti sono i personaggi che popolano il presepio. Spesso sono figure proprie della vita siciliana rurale d’altri tempi, tanto che sono vestiti sempre in indumenti vagamente secenteschi, talvolta hanno quasi una personalità. Non sempre è chiaro il loro atteggiamento: alcuni si avviano verso la Grotta, altri sembrano vivere la propria vita, ma hanno comunque un significato metaforico; tutti, infatti, si troverebbero a compiere attività non idonee alle ore notturne.

Meritano menzione prima di tutti gli altri i veri coprotagonisti del presepio: i Pastori, dal cui nome sono chiamate in generale tutte le statuine. Avendo ricevuto l’annuncio dall’angelo nella fredda notte e viste le schiere celesti cantare: “Doxa en hypsistois Theō!”, e dunque sono i primi ad accorrere alla grotta ove la Vergine ha partorito il Figlio. Vivendo a contatto stretto con la natura, i pastori sono i primi a percepire il mutamento delle stagioni e quelli la cui vita ne viene maggiormente influenzata, perciò esultano alla nascita del Nuovo Sole.

E ora, un elenco di alcuni degli altri personaggi, ciascuno con relativa interpretazione.

Il Meravigliato della Grotta è certamente il più famoso (è un epiteto comune nel nostro linguaggio), colui che di fronte al nato Bambino è sopraffatto dallo stupore; come biasimarlo, se sta assistendo l’arrivo del Salvatore? Caratteristico è pure il Vecchio col Focolare, un anziano che presso la Grotta si riscalda con un fuoco, lo stesso acceso per il Cristo: il fuoco è lo stesso Bambino trasfigurato, il Sole Invitto nascente, dal quale si trae ristoro. Spesso accanto a un laghetto appare il Pescatore che ha preso un pesce: preludio dei “pescatori d’umani” che sono gli Apostoli, profetizza l’opera di Gesù stesso che cattura nella rete della salvezza, oppure il pesce catturato è proprio il Cristo tratto dal Padreterno e messo nel mondo. L’Addormentato, chiamato anche Susi Pasturi, è una figura che non manca mai, forse la più simpatica, ossia un pastorello colto dal sonno nelle parti più impensabili dello scenario: è simbolo bonario di coloro che non si accorgono della grande novità e continuano a dormire, ma poi si sveglieranno anche loro. La Lavandaia, figura abbastanza comune, qui simboleggia la liberazione dai peccati che vengono lavati via dalla nascita del Salvatore. La Donna con la Fascina porta appunto con sé i rami caduti appena raccolti, essendo proibito tagliare alberi per alimentare i riscaldamenti. La Donna con la Quartara ha appunto appena attinto con questo recipiente l’acqua al pozzo: oltreché anticipazione dell’episodio di Gesù e la Samaritana, rappresenta proprio chi crede e attinge al pozzo della fede. La Vedetta (conosco solo questo nome con cui lo chiamavo da bambino con la nonna), un giovane viaggiatore con la lanterna che percorre una via e forse, da lontano, avvista la Stella sulla Grotta: ritrae chi nel buio del dubbio trova e segue la luce divina. In chiusura, lo Zampognaro non può mai mancare: egli suona il suo strumento a sacco al cospetto della Sacra Famiglia per allietare il nato Messia e celebrare la sua venuta nel mondo, simbolo perfetto della civiltà pastorale che gioisce nel giorno del solstizio d’inverno.

Va aggiunto che qualche volta ci sono anche i Soldati regi, questi in equipaggiamento romano, intenti forse a cercare il Bambino che deve nascere.

La Grotta

Come in tutti i presepi, il nucleo è la “grotta” ove nasce il Cristo. Il suo aspetto può variare, ma invero di solito è una capanna di legno, e molto più raramente una grotta, ma in qualche caso assume le sembianze d’un’elegante rovina ellenistica (non casuale: il Cristianesimo nasce direttamente dall’Ellenismo). In ogni caso, tale ambiente sarebbe adibito a stalla e vi figurarono due animali particolari: il bue e l’asinello che “riconoscono il loro padrone” e riscaldano il piccolo Dio-Re.

Nucleo del nucleo è la Sacra Famiglia: la Vergine Maria, madre del Messia, è inginocchiata accanto alla mangiatoia al contempo adorante e commossa, mentre il vecchio San Giuseppe, di solito in piedi con un bastone, stupito e incredulo di fronte a quanto vede che veglia sulla sposa e sulla culla, vuota finché il bimbo non è nato.

Il Bambinello, protagonista del presepio, è colui che si fa attendere fino all’ultimo momento: viene collocato soltanto nella notte del 24 Dicembre, alla fine della messa vigiliare. Egli è il Cristo ellenistico, identificato con il Messia ebraico, il Redentore nato per eliminare il peccato dall’umanità, il Sole tornato a riscaldare la terra.

Anche i tre Magi non appaiono sùbito, ma vengono disposti nella Grotta all’Epifania: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, che se nella versione canonica sono un gruppo di sacerdoti sapienti, nella tradizione apocrifa sono tre sovrani, e questi sono quelli che figurano nel presepio, appiedati oppure a dorso di cammelli o altri animali. Essi regnano in Arabia, in Persia e in India, e rappresentano le tre stirpi umane della Genesi: Semiti, Giapetiti e Camiti, che vengono ad adorare il loro Salvatore.

Oltre ai magi ci sono i Pastori, ammessi al cospetto del Redentore: la salvezza è per i grandi come per i piccoli.

Godiamoci i nostri presepi e trattiamoli con cura, perché il loro valore trascende dalla religione!

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