Beni confiscati e controllo del territorio le note dolenti per i sindaci, a confronto con la Commissione regionale antimafia
MESSINA – La videosorveglianza è uno strumento sempre più importante per assicurare la legalità e controllare i territori, soprattutto in comuni come quelli del messinese: piccoli, distribuiti su ampie distanze, spesso in zone montane dove a volte mancano anche i presidi delle forze dell’Ordine. Accedere ai finanziamenti disponibili, però, per i municipi del messinese è difficile. E’ stato questo uno dei temi al centro dell’incontro in Prefettura tra i sindaci del messinese e la Commissione regionale antimafia presieduta da Antonello Cracolici.
“I fondi erano prima destinati esclusivamente al sud – spiega la vice presidente Bernadette Grasso – adesso sono stati spalmati a livello nazionale ma sono stati variati i criteri, pongono paletti troppo alti perché i piccoli comuni come i nostri possano accedervi”. E’ questa una delle richieste fatte dai primi cittadini alla Commissione, che si è messa a disposizione per quello che può essere il supporto dell’organismo per superare le criticità.
Il Comune di Mistretta, per esempio, tra poco rimarrà anche senza caserma dei carabinieri. Va da sé che lì dove vengono progressivamente chiusi i presidi di legalità, per chi amministra strumenti come quelli della sorveglianza diventano indispensabili.
Ad aprire gli interventi è stato Federico Basile, sindaco di Messina, che ha ottenuto un discreto ammontare di finanziamenti per la video sorveglianza e può contare su molte zone importanti del territorio già dotate. Il primo cittadino si è detto quindi pronto a fare da collante tra i colleghi, nella sua veste di sindaco della Città Metropolitana.
Basile è intervenuto anche sul nodo della gestione dei beni confiscati, con un intervento che ricalca quello degli altri sindaci che hanno affrontato l’argomento: “Ne abbiamo in pancia 20, tanti altri li abbiamo assegnati. Ma servono risorse, senza quelle la gestione diventa complessa”.