Il messaggio politico di Beppe Picciolo, l'affondo di MessinAccomuna, le domande dell'associazione Radici
Ieri sera il sindaco De Luca ha parlato a ruota per tre ore. Da piazza Municipio ha illustrato la sua relazione del primo anno di attività dentro Palazzo Zanca. Tra conferma piena per tutti gli assessori e consueti cavalli di battaglia dei comizi dell’ultimo anno, il sindaco ha “riassunto” una relazione che supera le mille pagine e che sarà disponibile online da oggi pomeriggio.
Inevitabili commenti e reazioni dopo questo ritorno in piazza del primo cittadino.
Il messaggio “politico” di Beppe Picciolo
Ironico ma con un messaggio politico chiaro il leader di Sicilia Futura Beppe Picciolo: «Molto rumore per nulla? Shakespeare ci scrisse una famosa commedia teatrale. Nessuno può negare i metodi innovativi del sindaco, ma nessuno può dichiarare di aver capito quale sarà il “punto di caduta” per Messina. Continuare così certamente logorerà l’amministrazione De Luca, solitaria ed in evidente affanno economico ed organizzativo, creando nuove condizioni per emarginare Messina nello scacchiere regionale e nazionale. Di buone intenzioni orali purtroppo è lastricata la via che conduce a Lucifero! Il cambio di stile e di passo non può essere solo retorico o auto-celebrativo.
Ci vogliono azioni concrete e, dove possibile, preventivamente condivise con chi, il sindaco, creda possa essere compatibile con il suo progetto. Altrimenti si continuerà a galleggiare solo per reciproci interessi di bottega, contando sempre e solo sul fatto che nessuno vuole andarsene a casa. Ma così facendo la “dead line” politica si avvicina rapidamente. Bisogna fare altro con serietà, rigore e con estrema velocità se si vuole ancora essere davvero credibili».
L’affondo di MessinAccomuna
Puntuale e fortemente critico l’affondo di MessinAccomuna, il movimento nato dall’esperienza accorintiana. «Non abbiamo ancora guardato all’ultimo prodotto della letteratura deluchiana sugli sfaceli di Accorinti & Co. (ovviamente: Accorinti, non Buzzanca, non Genovese, non i “politici di razza” che hanno sventrato Messina). La cifra comunicativa però era già annunciata e l’intento-polverone dell’opera evidente: coprire le promesse disattese, gli impegni mancati, il vuoto operativo dei mille annunci roboanti buttando discredito e magari qualche schizzo di fango sull’amministrazione Accorinti. E magari mettendosi come medaglie i risultati ottenuti grazie all’eredità amministrativa ricevuta.
Il Sindaco che non ha portato un solo alloggio in più per l’emergenza abitativa. Doveva “svuotare le baracche” entro ottobre dell’anno scorso. Si è dimesso “irrevocabilmente” a settembre e a dicembre 2018 e a febbraio e marzo 2019. Doveva portare la differenziata al 36% entro luglio (e ha cacciato un manager che magari ce l’avrebbe fatta). Doveva salvare le finanze della Città Metropolitana con le farse delle sue marce. Ha chiuso le scuole l’anno scorso in attesa del “milleproroghe” (e, si chiedono i genitori, quest’anno cosa è cambiato?). Ha ammazzato il trasporto pubblico, ha inaugurato i cantieri preparati da chi c’era prima (Tremestieri, Don Blasco, Mercato Zaera, ecc.), ha bloccato il “salvacolline” e dimenticato il PRG che ha dichiarato di condividere.
Ha fatto solo confusione e polverone sul secondo Palagiustizia, facendo perdere un anno e mezzo per inseguire un progetto illegittimo. Ha “rimodulato” il Masterplan, ma finora ha avviato soltanto (la settimana scorsa) i progetti di tutela del territorio fatti da Accoranti. Il sindaco che fa i blitz contro i poveracci e alza bandiera bianca contro i Tir in città, quello che doveva chiudere le partecipate e ne ha aperte almeno tre nuove, che fa candidature con Forza Italia, discorsi all’UDC e garantisce prebende agli amici suoi, di D’Alia e di Picciolo e che ottiene maggioranze con la complicità dei consiglieri di Navarra.
Quello che propone regolamenti nulli (baratto amministrativo), istituisce mostre-mercato illegittime (Aldisio) e propone assurdità come il mercato sul viale Giostra, giusto per farsi voler bene (e votare?) dagli operatori dei mercati; quello che se la prende col custode se il campo “Santamaria” inaugurato a maggio 2018 è in condizioni indicibili, che attacca i lavoratori, i sindacati e chi ha la ventura di pensarla diversamente da lui, quello che ha instaurato il “terrore” a Palazzo Zanca, dove fa vendere al bar il miele di un suo amico e butta la croce su dirigenti e funzionari se le delibere che propone sono nulle; insomma, il sindaco del tram che vola e del Casinò, cosa può dire per mascherare le contraddizioni col suo programma, il vuoto dei suoi annunci, l’inconcludenza delle sue sceneggiate?».
Le domande dell’associazione Radici
Meno pesante ma comunque critico anche il commento dell’associazione Radici.«In più di un anno non si è sentito parlare di un piano di sviluppo della città sostenibile. A parte voler fare di palazzo Zanca un casinò o del tram volante, ci chiediamo innanzitutto cosa l’Amministrazione voglia fare dello splendido litorale sud e nord della città, che non sia la classica scerbatura.
Si vuole dare un nuovo volto alle zone rivierasche che possono portare economia? La barriera del tram della cortina, quando verrà eliminata? Sul secondo Palazzo di Giustizia a che punto siamo, ci sono delle certezze a parte i protocolli? Cosa si vuole fare della ex caserma di Bisconte? Cosa si vuole fare degli impianti sportivi spesso non a norma? E di Villa Dante? Ed ancora, la zona del Tirone è un pugno allo stomaco per il degrado esistente? Delle periferie cosa si vuole fare a parte la scerbatura che riscalda qualche cuore?».
L’associazione chiede anche della Fiera, del risanamento, chiede di non fermarsi a riattivare qualche fontana dismessa o a tagliare due alberi. Chiede un confronto fra società politica e civile, coinvolgendo i professionisti della città che possono certamente dare un loro valido contributo.