Gli ultimi sviluppi sul caso che ha portato all'arresto dell'ex consigliere comunale Maurizio Croce. Novità anche per le imprese dei Capizzi a Maletto
MESSINA – No all’istanza di liberazione di Maurizio Croce, che resta ai domiciliari. Ha deciso così il Tribunale del Riesame per l’ex commissario al dissesto e l’ex consigliere comunale di Messina coinvolto nell’indagine su presunti casi di corruzione per i lavori affidati dalla struttura regionale.
Sulla liberazione ci metto un(a) Croce
Il collegio delle Libertà ha rigettato la richiesta del suo difensore, l’avvocato Fabrizio Biondo, che aveva chiesto una misura meno afflittiva dell’arresto, ritenuta comunque congrua per il suo assistito in relazione sia ai reati contestati che al profilo di Croce. All’udienza della scorsa settimana la Procura aveva depositato ulteriori atti di indagine, in particolare gli accertamenti più recenti a cominciare dagli interrogatori degli indagati effettuati subito dopo gli arresti, ed aveva insistito per il mantenimento dell‘ordinanza custodiale.
Ora tocca a Vazzana
E’ atteso oggi al vaglio del Riesame anche Francesco Vazzana, il collaboratore e “fratello” di Croce (come lo definisce lui stesso negli atti), anche lui ai domiciliari dopo le denunce dell’imprenditore e sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi. I suoi difensori, gli avvocati Nunzio e Franco Rosso, chiedono al Collegio delle Libertà di revocare l’ordinanza.
Commissariare le imprese Capizzi
Il pool di magistrati che ha coordinato l’inchiesta della Guardia di Finanza, i pubblici ministeri Liliana Todaro, Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco, hanno intanto avanzato altre richieste alla giudice per indagini preliminari Arianna Raffa: vogliono il commissariamento delle società di Capizzi. In particolare la richiesta di commissariamento è arrivata per la Consorzio stabile progettisti e costruttori, che si era aggiudicata i lavori al Torrente Bisconte, al centro dell’inchiesta, e la Scn costruzioni edilizi, l’altra azienda di Maletto intestata della famiglia Capizzi.
La richiesta arriva dopo gli sviluppi dell’indagine, fa leva sui reati contestati alle stesse società indagate ma rispetto alle misure cautelari più stringenti consente la continuazione delle attività di impresa. La giudice si è riservata di decidere.