Mercoledì 12 giugno alle 21,30 a Firenze presso il «Continuum Theater» di Villa La Pietra andrà in scena l’opera lirica Furiosus, liberamente tratta dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto per la quindicesima edizione di «The Season» rassegna organizzata dalla New York University. La realizzazione dell’opera, divisa in due atti e su libretto in lingua italiana, è stata resa possibile grazie a Perri Klass e Larry Wolff, entrambi direttori di NYU Florence.
La musica del Furiosus è stata scritta da Roberto Scarcella Perino, compositore messinese residente a New York, dove opera e insegna; il libretto e la regia sono di Flora Gagliardi, autrice di teatro e musicista; l’orchestra sarà diretta da Giuseppe Bruno, direttore e pianista; i costumi sono di Silvia Rinaldi, le luci di Lucilla Baroni coadiuvata da Valerio Alfieri e la scenografia sarà lo straordinario giardino di Villa La Pietra.
Questi gli interpreti: Artemy Nagy, Francesca Caligaris, Anna Chiara Mugnai, Dielli Hoxha, Daniela Nuzzoli, Lorenzo Nincheri, Magdalena Urbanowicz e Lorenzo Tosi.
Il coro giovanile della Scuola di Musica di Fiesole, preparati magistralmente da Joan Yakkey, e gli attori della classe di Commedia dell’Arte della New York University, diretta da Jim Calder, rappresenteranno creature fatate, maghi, fate e animali fantastici e terreni.
Nella ballata di Astolfo che apre l’opera vengono subito citati i 5 concetti fondanti dell’opera: “Sospiri di amanti, / il senno dei pazzi, / il tempo sprecato, / preghiere mendaci, / la fama perduta”. L’opera di Gagliardi e Scarcella Perino sviluppa quindi questi cinque temi mettendo a fuoco alcuni momenti chiave del poema di Ariosto: Angelica e Medoro, la pazzia di Orlando, Bradamante e Ruggiero, Orlando e Rodomonte, Brandimarte e Fiordiligi. “Furiosus – come osserva Eugenio Refini, Assistant Professor della New York University, – è concepita come un contenitore di elementi multiculturali che combinano gli episodi tragicomici del poema dando molto spazio all’ironia. Sia la musica che il libretto rappresentano un ponte tra tradizione e innovazione e creano una visione del poema totalmente mediterranea”.