Approvato all'unanimità l'atto d'indirizzo presentato da FdI per tentare di riaprire gli uffici postali di Camaro, San Filippo superiore e Massa San Giorgio
MESSINA – Il 20 gennaio è stato un giorno “triste” per gli uffici postali di Camaro Inferiore, San Filippo Superiore e Massa San Giorgio. La prospettata chiusura delle Poste è arrivata e le serrande dei tre uffici non si sono alzate, con buona pace dei tanti abitanti, anche anziani o con disabilità, che adesso dovranno recarsi a centinaia di metri di distanza e in altri villaggi. Un evento, la chiusura, che era stata annunciata e nemmeno le 864 firme raccolte tra gli abitanti di Camaro (e non solo) hanno scongiurato quest’eventualità.
Il Consiglio comunale si è riunito oggi per analizzare la situazione e ha approvato all’unanimità, con 29 voti favorevoli su 29 presenti, un atto di indirizzo presentato da Fratelli d’Italia e già firmato da altri gruppi con cui si punta a inoltrare al ministero a Roma la richiesta per tentare di riaprire i presidi di Poste italiane. In aula la discussione è stata accesa, seppur con un’unica certezza sottolineata da ogni parte politica: la chiusura andrà a creare un disagio non da poco agli abitanti dei villaggi.
Le polemiche sul ruolo del sindaco
E non sono mancate le polemiche. Il capogruppo di Fratelli d’Italia Libero Gioveni, infatti, in apertura di seduta ha ripercorso quanto successo e ha attaccato il sindaco Basile. Ha prima parlato dello “sdegno totale” per questa chiusura dei tre uffici postali. E poi ha sottolineato “le responsabilità” di Basile. Sia perché “nelle risposte ricevute da Poste italiana si parla di interlocuzioni avute con l’amministrazione comunale”. Sia per un altro aspetto: “Una chicca. Non ci siamo limitati di chiedere, ma abbiamo chiesto alla nostra deputazione nazionale di Fratelli d’Italia e senza fare nomi una buona delegazione si è recata da Poste italiane a Roma. E sapete cos’ha dato alla nostra deputazione? Un report in cui ha spiegato i motivi della chiusura, in cui si parla di costante dialogo produttivo con gli enti locali”.
Gioveni ha letto la nota e si è soffermato su un passaggio in cui si legge che “gli interventi di razionalizzazione sono stati accolti senza particolari problemi dal sindaco”. Il capogruppo lo ha riletto più volte, soffermandosi sulla parola “accolti”. Nel documento si spiegava come il sindaco si fosse anche premurato di controllare la vicinanza di altri uffici postali. Gioveni ha poi concluso: “Non possiamo sottacere al fatto che Poste italiane ha avuto un’interlocuzione con il sindaco di Messina molto prima delle chiusure e non possiamo accettare di leggere che il sindaco ha accolto senza problemi questi interventi”. Da qui l’atto di indirizzo presentato dal capogruppo di FdI e firmato da tanti consiglieri per presentare un documento al ministero con cui chiedere la riapertura dei tre punti di Poste italiane, che sia con le precedenti condizioni o almeno a giorni alterni, il mantenimento dei postamat e “nella peggiore delle ipotesi” di dare indirizzo alla Messina Social City di assistere anziani e diversamente abili, una volta al mese, nell’andare negli altri uffici postali.
Finocchiaro ha difeso Basile
A rispondere è stato l’assessore Massimo Finocchiaro, presente al posto del primo cittadino Federico Basile, impegnato a Lipari dopo le mareggiate dei giorni scorsi in qualità di sindaco metropolitano. Finocchiaro ha prima smentito che il sindaco “abbia accettato questi cambiamenti quasi sorridendo” e poi ha spiegato che il piano industriale di chiusure era stato presentato in precedenza, anche ai sindacati: “Tutti erano a conoscenza che doveva essere fatta questa situazione. Lo abbiamo già mostrato da gennaio 2024. A ottobre è arrivato un nuovo dirigente di Poste italiane per Messina che è venuto a presentarsi al sindaco e ha ripresentato questo piano di chiusure che riguarda comunque tutta Italia. In Sicilia riguarda anche Catania e Palermo oltre Messina”. L’assessore ha parlato di queste analisi e discussioni rinnovatesi a fine anno: “Loro ci hanno spiegato che non c’è una redditività tale da tenere aperti questi uffici”. Finocchiaro ha poi sottolineato che “l’azione del Consiglio è legittima, doverosa e dignitosa” ma “da qui a dire che il sindaco sia stato leggero, non si sia dimostrato, o avrebbe dovuto dimostrare cosa ha dichiarato una persona o un’altra mi sembra di cattivo gusto. Il sindaco ha fatto la sua parte e davanti a tutto questo difficilmente si può fare qualcosa, un’azione dimostrativa, che porti Poste italiane a cambiare idea”.
A intervenire sono stati diversi consiglieri, dal capogruppo del “misto” Giuseppe Villari a Cipolla, Trischitta, Papa e Milazzo per i gruppi legati all’amministrazione comunale, passando per Giovanbattista Caruso per la Dc e ancora a Gioveni per FdI. Il dibattito è stato animato e acceso, anche vista la partecipazione delle municipalità (i presidenti della terza e della sesta Cacciotto e Pagano e il consigliere Danzi per la seconda). Tutti, alla fine, sono stati d’accordo su un aspetto: va trovata una soluzione per agevolare i cittadini.
Quel che Finocchiaro fa finta di non capire, è che il sindaco Basile non può solo farsi foto e selfie quando gli conviene…deve sporcarsi le mani e metterci la faccia anche quando la città subisce decisioni che pregiudicano la popolazione, e, pure se ritiene che non possa farci niente, deve andare dalle persone del territorio, specie gli anziani, a spiegare che ha fatto il possibile e a prendersi anche le loro lamentele. Altrimenti è troppo facile fare il sindaco solo quando sono rose e fiori, e solo quando si possono spandere slogan preconfezionati, e con giornalotti (non Tempostretto e il suo direttore) sempre mielosamente accodati…
…ma dico io, l’indignazione condita da una formale attenzione arriva il giorno della chiusura ??? ma nei mesi passati non potevano trovare l’INDIRIZZO a cui soltanto oggi vogliono scrivere ???