Arriva la surroga, i consiglieri sono di nuovo 32. Ed è subito scontro sulla convocazione dei lavori per eleggere il nuovo presidente
MESSINA – Salvatore Caruso è il 32esimo consigliere comunale. A 21 giorni dalle dimissioni di Cateno De Luca, arrivate lo scorso 24 aprile dopo il crollo del numero legale durante l’elezione del nuovo ufficio di presidenza, subentra il primo dei non eletti nella lista “Con De Luca per Basile”. Caruso ha giurato durante la sessione dei lavori dedicata alla surroga e convocata dal consigliere anziano, Alessandro De Leo. Ora, con il Consiglio nuovamente al completo, servirà eleggere il nuovo presidente per poter passare poi alla trattazione di temi cruciali per la città: il bilancio, il Dup, e infine la Tari.
Carbone: “Smettiamola con questo teatrino”
Si è parlato anche di questo e come sempre non si sono risparmiate le stoccate tra opposizione e maggioranza (o presunta tale). Già all’inizio della sessione era stato Dario Carbone di Fratelli d’Italia ad attaccare, parlando di “situazione di stallo oggettivo”. Carbone ha attaccato sulle tempistiche: “Smettiamola con questo teatrino, torniamo a fare politica a prescindere da quale sarà il risultato dell’ufficio di presidenza. Messina non può restare ostaggio di tatticismo, non è giusto. Attivatevi dopo la surroga per votare questo benedetto ufficio di presidenza”.
I “problemi” evidenziati da Felice Calabrò
E dopo gli auguri del sindaco Federico Basile a Salvatore Caruso, è stato Felice Calabrò, capogruppo del Pd, a tornare sul tema: “Abbiamo due problemi, entrambi per la segretaria generale. Abbiamo la necessità è che lei ci dica chi deve convocare il consiglio comunale per l’elezione del presidente, ed è il vicario decaduto, lei lo ribadirà. Ma soprattutto i tempi: è importante capire e sapere che tempi ha il vicario decaduto Pergolizzi per convocare questa sessione di lavori. E inoltre chiedo la regola sull’incompatibilità del consigliere Croce: per noi è fondamentale. Non vogliamo incappare in nessun errore. Sono due punti importantissimi”.
Carruba risponde
Risponde la segretaria generale Rossana Carruba: “Solitamente quando si dimette il presidente c’è il vice. Ma il nostro regolamento prevede la decadenza dell’ufficio. La norma prevede che il vicario rimanga in carica solo ed esclusivamente per l’adempimento relativo alla convocazione del Consiglio per il nuovo ufficio di presidenza. Così è stato. Solo che non si è riusciti ad eleggere il presidente nella prima votazione. Si è passati alla seconda ed è caduto il numero legale. Bisognava riconvocare la seduta per votare di nuovo. Ma ci sono state le dimissioni e si è ritenuto che diventasse prioritaria la surroga. Consiglio che, in questo caso, ha convocato il consigliere anziano. Adesso ritengo che si possa tornare all’unico adempimento rimesso al consigliere vicario, cioè di convocare la sessione per l’elezione dell’ufficio di presidenza. Questa è una ricostruzione logica, non prevista in testi di legge né nel regolamento”. E la tempistica? Quella “normale”, 15 giorni dalla richiesta d almeno un quinto del Consiglio. Ma il presidente del Consiglio non c’è: “Ci muoviamo un po’ per ragionamento”, spiega la segretaria Carruba. Poi la risposta sull’incompatibilità di Croce: “Sto esaminando il caso ma non ho ancora completato il parere”.
L’attacco a Pergolizzi
Chiuse le risposte, i consiglieri Libero Gioveni, Cosimo Oteri e Giandomenico La Fauci “stuzzicano” l’ormai ex vicario Nello Pergolizzi, cioè colui che dovrà convocare il consiglio per eleggere la presidenza, chiedendo di accelerare o di assumersi la responsabilità per le delibere che non potranno essere trattate. Lui risponde: “Pur volendo, fino a stamattina, nessuna proposta di delibera era all’ordine del giorno del consiglio. Erano invece iscritte all’ordine del giorno degli affari di consiglio. Nessuna delibera poteva essere esitata. Dalle parole di qualcuno sembra che stavamo perdendo tempo ma non è così. In commissione bilancio abbiamo approfondito l’argomento fino a stamattina e non era possibile discutere alcuna ordinanza. Quest’allarme che qualcuno vuole mettere in atto non c’è. E tranquillizzo anche i colleghi che il sottoscritto rispetterà tempi e modi dettati dai regolamenti vigenti dalle disposizioni e dai regolamenti”.
E poi la parola ancora a Libero Gioveni: “Prima di votare il bilancio c’è da votare l’ufficio di presidenza. Siamo così certi che questo numero 17 alla prima elezione si raggiungerà subito? Davvero siamo così sicuri che troveremo il presidente alla prima votazione? Non è detto che l’ufficio di presidenza arriverà in una sola seduta proprio per questi squilibri numerici tra maggioranza e minoranza”. Un intervento che sembra profetico. La presidenza sarà votata entro il 25 maggio, cioè a 15 giorni dalla richiesta presentata il 10 maggio scorso da un quinto dei consiglieri. Mancano 10 giorni.
Come si può eleggere Nello Pergolizzi presidente del Consiglio, uno che ha cambiato 3 maglie di partito e con pochi voti rispetto a chi ne ha 1000 e oltre?
Si metta da parte e lasci spazio a chi ha superato i mille voti.