Scagionato dall'accusa di non aver pagato i contributi nel 2011 l'ex amministratore della società investigativa privata
Scagionato dall’accusa di non aver pagato i contributi nel 2011 con la società il Detective – per circa 500 mila euro – che all’epoca amministrava. Si chiude con un’altra assoluzione uno dei processi stralcio del caso legato alla società di vigilanza privata delle sorelle Coiro per l’ex agente Emanuele Galizia, coinvolto nella gestione.
La sentenza è del giudice monocratico Francesca Capone che ha accolto la tesi dell’avvocato Nino Cacia e respinto la richiesta del pubblico ministero di condannarlo a 6 mesi.
“Il giudice ha aderito al recente orientamento giurisprudenziale secondo cui per ritenere integrato il reato di omesso versamento di ritenute di imposta è necessario fornire la prova che alla presentazione della dichiarazione non sia seguita il pagamento degli f 24 e che risultino rilasciate ai lavoratori le relative certificazioni. In ogni caso è stato documentato che la condotta omissiva non era ascrivibile all’amministratore dell’epoca essendo la Corio il detective già gravata da cospicua esposizione debitoria pregressa.“, spiega il difensore
L’imputazione nasceva dai tanti controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza dopo le travagliate vicende della società che impiegava oltre 100 persone, fallita e al centro di una “contesa” tra le sorelle, dopo la morte del padre.
A metà del decennio scorso a Galizia la magistratura sequestrò circa 500 mila euro per omesso versamento Iva nel 2011. Il dissequestro arrivò poco dopo.