Nuova inchiesta sulla società di vigilanza privata fallita nel 2013 dopo la guerra tra gli eredi Corio
Dopo tanti processi che hanno avuto esiti diversi, quasi tutti poi comunque prescritti, la vicenda che riguarda la società di vigilanza Il Detective è ancora sul tavolo dei magistrati messinesi. C’è una nuova inchiesta, infatti, sul fallimento del 2013, che ora va al vaglio preliminare.
Il sostituto procuratore Antonio Carchietti, alla fine degli accertamenti della Guardia di Finanza, ha chiesto il processo per i 9 indagati, che compariranno davanti al Giudice per l’udienza preliminare Monica Marino il prossimo 17 ottobre.
Si tratta di Antonina, Daniela, Cristina e Natala Corio, Vincenzo Savasta, Emanuele Galizia, Salvatore Formisano, Federica Cacace e Letterio Arena, tutti nel cda dell’azienda, dichiarata fallita il 13 luglio 2013.
L’accusa per otto di loro è di bancarotta fraudolenta e nasce dalle irregolarità nella gestione contabile riscontrate dal curatore fallimentare, l’avvocato Filippo Di Stefano, che figura come parte offesa del procedimento. La curatela ha infatti riscontrato una serie di assegni irregolari che non trovavano pezza d’appoggio nella movimentazione societaria. Assegni che i soci hanno staccato a se stessi e che hanno contribuito a svuotare le casse societarie, prima del subentro della curatela. Somme che vanno da poche migliaia di euro a oltre 200 mila euro. In più Emanuele Galzia avrebbe staccato a Daniela Coiro 13 assegni da 10 mila euro circa l’uno, nel 2011.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Nunzio Rosso, Maurizio Cacace, Nino Cacia, Daniela Agnello, Luigi Samarelli, Rosa Guglielmo e Pietro Luccisano.