È l’anteprima italiana di "Il était un petit navire" di Marion Hänsel (documentario – 2020, Belgio, 65’) il film di apertura della sessantaseiesima edizione del TaorminaFilmFest
È l’anteprima italiana di Il était un petit navire di Marion Hänsel (documentario – 2020, Belgio, 65’) il film di apertura della sessantaseiesima edizione del TaorminaFilmFest.
Un film-testamento in omaggio a quattro decadi di filmografia della produttrice, regista e attrice belga dopo la recentissima dipartita. E a farlo è proprio un diario di ricordi di vita e di cinema – tra Marsiglia, Anversa, Parigi, New York e le Fiandre – molto vicino ai film autoriflessivi di Agnès Varda e Chantal Akerman. Un saggio filmico-biografico, sincero e poetico.
Una degenza di due mesi in ospedale è l’occasione per la regista di iniziare un lungo viaggio attraverso i suoi ricordi. Ritorna così al 1949, su quelle scale che da bambina la portavano a bagnarsi nel mare di Marsiglia, sua città natale. È poi la volta di tutti i luoghi visitati da bambina, da adolescente, da adulta. Le immagini delle città e dei paesaggi si intrecciano ai filmati d’archivio per ricostruire un’intera vita, una vita destinata da lì a poco a spegnersi.
Il resto del programma
18% Grey di Viktor Chouchkov (Drammatico – 2020, Bulgaria, Germania, Serbia, Belgio, Macedonia, 110’) racconta del fotografo Zackary e Stella, una giovane coppia che dalla Bulgaria si trasferisce a Londra. Vivere in un paese straniero non sarà facile per loro e quando Zackary verrà lasciato dalla moglie deciderà di intraprendere un viaggio da Londra a Berlino per riflettere su questa perdita. Durante il viaggio incontrerà persone incredibili che lo faranno riflettere sulla natura del suo amore e su se stesso.
Francesca Trianni dirige il primo documentario prodotto dal magazine Time
Paradise Without People (USA, 2019, 80’) documentario diretto dalla giornalista Francesca Trianni, è il primo ad essere prodotto dal celebre magazine Time. Al culmine della crisi dei rifugiati in Europa, due donne siriane partoriscono nello stesso ospedale greco, con lo stesso sogno: allevare i loro figli lontano dalla guerra. I destini delle due donne si incontreranno ancora, mentre proveranno disperatamente ad ottenere asilo.
Ma Taormina ‘66 è soprattutto il prestigio di un concorso internazionale dedicato a opere prime e seconde, nel segno di una fortunata stagione in cui il festival scopriva e presentava anche Steven Spielberg con “Duel”, Robert Rodriguez con “El Mariachi”, Luca Guadagnino con “Qui” e i primi Woody Allen con “Bananas”, Peter Weir con “Picnic a Hanging Rock” e Quentin Tarantino con “Pulp Fiction”.
La categoria competitiva
Ed è Oskar & Lilli – Where no one knous us di Arash T. Riahi (drammatico – AUT, 2020, 98’) il primo titolo della principale categoria competitiva: Oskar, 8 anni, e Lilli, 13, sono due rifugiati ceceni che vivono in Austria da sei anni, ma stanno per essere espulsi insieme alla madre. Quando questa tenta il suicidio, il provvedimento di espulsione viene temporaneamente sospeso ma i due ragazzini vengono separati con la forza dalla famiglia. La loro speranza di riunirsi alla madre è nutrita giorno dopo giorno dal loro amore reciproco, un sentimento che sfida tutti gli ostacoli burocratici. Con Rosa Zant, Leopold Pallua, Anna Fenderl.
Charterdi Amanda Kernell (drammatico – SVE, 2020, 94’) è invece la storia di Alice, che, in seguito a un difficile divorzio, non vede i suoi figli da due mesi aspettando un verdetto per la loro custodia. Quando suo figlio la chiama nel bel mezzo della notte, la donna agisce di impulso e rapisce i bambini portandoli illegalmente alle Isole Canarie. Con Eva Melander, Sverrir Gudnason, Ane Dahl Torp.