In molte di queste occasioni questi fenomeni tendono ad essere enfatizzati dalla particolare conformazione morfologica del territorio e dalla conseguente disposizione delle correnti in alta quota
Qualche settimana fa avevamo parlato del fenomeno del “cold pool”, e di quanto esso, in certe situazioni sinottiche, possa favorire lo sviluppo di fenomeni temporaleschi molto violenti, ma estremamente circoscritti e difficilmente prevedibili nello spazio e nel tempo, almeno in chiave di diagnostica previsionale. Parliamo di fenomeni intensi, ma estremamente localizzati, che si accaniscono, non per caso, sulla stessa località, risparmiando quelle limitrofe.
In molte di queste occasioni questi fenomeni tendono ad essere enfatizzati dalla particolare conformazione morfologica del territorio e dalla conseguente disposizione delle correnti in alta quota, che provenendo da una determinata direzione possono esaltare le correnti ascensionali, favorendo la formazione dei temporali. Questi temporali, una volta formati, vengono alimentati in continuazione di vapore e aria calda in grado di contenerlo per un lungo periodo durante la forte ascesa alle quote superiori della troposfera (moti convettivi).
Questo particolare fenomeno, a volte fa in modo che i temporali tendano a “autorigenerarsi” nella stessa zona, scaricando su questa un’ingentissima quantità di pioggia in spazi temporali davvero ristretti. Il fenomeno del “cold pool” viene originato dalla discesa di aria fredda (attraverso la pioggia) dal downdraft delle singole “celle temporalesche” che dal mare tendono a risalire verso la costa. L’aria più fredda e pesante associata al downdraft, scivolando lungo i pendii delle montagne o colline, ritorna in mare, dove viene a contatto con i venti umidi marittimi (che spirano dal mare), ricrea i presupposti per nuovi “updraft” (correnti ascensionali) e formazione di altre “celle temporalesche”.
Nel caso di oggi, il forte temporale che fra le 16:00 e le 17:00 PM si è sviluppato sui Peloritani meridionali, a monte del taorminese e della valle d’Agrò, con i suoi intensi scrosci di pioggia (ad Antillo in pochi minuti sono caduti oltre 12 mm di pioggia) ha generato forti raffiche di vento che dai crinali dei monti Peloritani si sono spinte fino alla costa ionica, raggiungendo persino lo Stretto, dove nel pomeriggio il vento al suolo è improvvisamente ruotato, da Sud a W-NW e NW (“downdraft” del temporale peloritano). Queste folate di vento, scivolando sullo Ionio sono venute a contatto con i venti di ostro e scirocco attivi in mare aperto, che spingevano aria calda e molto umida, direttamente dalla costa libica.
L’aria più fresca che scivolava dal temporale Peloritano si incuneava sotto i deboli venti di scirocco e ostro che spiravano sullo Ionio, costringendo quest’ultimi a sollevarsi di colpo verso l’alto, in modo improvviso, fino ad altezze notevoli, dove l’umidità si condensava rapidamente, creando nuovi cumulonembi che venivano risucchiate dal temporale più grosso, ancora attivo a monte.
Grazie alle correnti favorevoli in quota i giovani temporali risalgono verso la terra ferma, impattando nel tratto di costa fra Furci, Roccalumera e Nizza, scaricando forti rovesci e continui temporali, in rigenerazione ogni 30-40 minuti, che hanno creato allagamenti e il rapido ingrossamento delle varie fiumare e piccoli torrentelli. Come una catena di montaggio che è andato avanti fino a quando, in serata, il flusso caldo e umido marittimo non accenna a placarsi, allentando l’instabilità temporalesca.
Purtroppo nell’area mancano delle stazioni , l’unica di riferimento è quella di Fiumedinisi che attualmente è ferma a 50,8 mm, ma localmente gli accumuli avranno superato pure gli 80-90 mm, avvicinandosi al muro dei fatidici 100 mm, nel giro di 2 orette scarse. Parliamo di quantitativi elevatissimi registrati nello spazio di pochissimo tempo. Inevitabili i danni e i disagi alle strade dell’area, per gli allagamenti e il versamento di terriccio e fango.
Sulla zona ionica questo fenomeno si verifica spesso quando soffia al suolo lo scirocco e l’ostro, mentre nell’area tirrenica il fenomeno è noto soprattutto nel periodo estivo, con i venti da W-NW e NW in quota che interagendo con l’orografia dei Nebrodi e dei Peloritani possono dare origine a veri nubifragi.