Il fenomeno del "cold pool", quando i temporali "cattivi" si accaniscono sulla stessa zona

Il fenomeno del “cold pool”, quando i temporali “cattivi” si accaniscono sulla stessa zona

Daniele Ingemi

Il fenomeno del “cold pool”, quando i temporali “cattivi” si accaniscono sulla stessa zona

giovedì 06 Ottobre 2022 - 08:15

Ha avuto un ruolo cruciale in molti eventi alluvionali occorsi nel Messinese

Spesso ci si chiede perché i temporali, che sono di per sé dei fenomeni intensi, ma estremamente localizzati, molte volte sembrano “accanirsi” sulla stessa località, risparmiando quelle limitrofe. Ebbene, alle volte non si tratta di pura casualità. Per non andare troppo indietro nel tempo basta ricordare i recenti nubifragi che hanno colpito la Sicilia meridionale, mentre le aree limitrofe rimanevano quasi a secco.

In molte di queste occasioni questi fenomeni tendono ad essere enfatizzati dalla particolare conformazione morfologica del territorio e dalla conseguente disposizione delle correnti in alta quota, che provenendo da una determinata direzione possono esaltare le correnti ascensionali, favorendo la formazione dei temporali. Questi temporali, una volta formati, vengono alimentati in continuazione di vapore e aria calda in grado di contenerlo per un lungo periodo durante la forte ascesa alle quote superiori della troposfera (moti convettivi).

Ma la presenza di colline e montagne a ridosso del mare, una caratteristica della costa reggina e messinese, spesso contribuisce ad innescare un fenomeno molto particolare, noto con il termine di “cold pool”. Questo particolare fenomeno, a volte fa in modo che i temporali tendano a “autorigenerarsi” nella stessa zona, scaricando su questa un’ingentissima quantità di pioggia in spazi temporali davvero ristretti.

Cos’è il “cold pool”?

Il fenomeno del “cold pool” viene originato dalla discesa di aria fredda (attraverso la pioggia) dal downdraft delle singole “celle temporalesche” che dal mare tendono a risalire verso la costa. L’aria più fredda e pesante associata al downdraft, scivolando lungo i pendii delle montagne o colline, ritorna in mare, dove viene a contatto con i venti umidi marittimi (che spirano dal mare), ricrea i presupposti per nuovi “updraft” (moti ascensionali) e formazione di altre “celle temporalesche”.

Se il vento in quota (media troposfera) è favorevole i giovani temporali risalgono verso la terra ferma, scaricando forti rovesci e continui temporali, in rigenerazione ogni 30-40 minuti. Come una catena di montaggio che va avanti fino a quando il flusso caldo e umido marittimo non accenna a placarsi, allentando l’instabilità temporalesca.

Quando si verifica il fenomeno sul messinese?

Sulla zona ionica questo fenomeno si verifica spesso quando soffia al suolo lo scirocco e l’ostro, mentre in quota prevalgono correnti di libeccio, o addirittura ponente, che tendono ad esaltare lo “shear” del vento nei bassi strati (cambiamenti di direzione e velocità del vento man mano che si sale di quota), accrescendo l’instabilità atmosferica.

Sulla costa tirrenica, invece, il fenomeno è più noto soprattutto nel periodo estivo, quando le temperature del Tirreno sono particolarmente elevate, con i venti da W-NW e NW in quota che interagendo con l’orografia dei Nebrodi e dei Peloritani. In queste situazioni si possono originare dei temporali pelo costa capaci di originare veri nubifragi.

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