Un equipe di ricercatori universitari e tecnici spingerà sull'ultima frontiera delle rinnovabili: la geotermia profonda
Sarà l’Università di Messina ad effettuare la ricerca scientifica che consentirà all’industria del settore rinnovabili di effettuare un significativo passo avanti, con l’obiettivo di arrivare alla produzione di energia geotermica a Messina, dove potrebbero sorgere un impianto di estrazione e di produzione di energia green.
L’innovativo progetto è del Dipartimento di Scienze Matematiche e Informatiche, scienze fisiche e scienze della terra di Unime e delle Leartek, azienda internazionale specializzata nelle rinnovabili, e che è decisa ad estrarre il calore delle rocce secche, a più di 5 km sotto il livello del suolo. Calore che alimenta le sonde termiche, l’ultima frontiera delle rinnovabili appunto.
Si chiama geotermia profonda perché a grosse profondità appunto il terreno ha calore elevato e costante. E Messina è stata scelta perché c’è un’ampia falda di rocce secche che attraversa i Peloritani.
Il progetto, guidato dal professor Salvatore Magazù del MIFT è partito qualche giorno fa col protocollo tra l’azienda, il Dipartimento e l’INGV – col professor Francesco Italiano, che consentirà ai ricercatori messinesi di avviare le attività di monitoraggio del suolo anzi tutto, e di valutazione degli altri parametri scientifici per arrivare, entro dicembre, ad un primo step importante del percorso. L’accordo siglato consentirà inoltre di recuperare l’Istituto di Sismologia di Messina. Entro due anni il progetto potrebbe essere completato, per poi passare alla fase operativa vera e propria. Accanto ai ricercatori dell’ateneo messinese ci sarà anche l’INGV, il Centro Nazionale Ricerche, l’Enea, l’Istituto nazionale di Meteorologia e Rete Satellitare.
Dell’equipe, insieme al professor Magazù ed a Gino Bartalini della Leartek, ci saranno il dottor Antonino Caldarella, il professor D’Offizzi e l’avvocata CaterinaCavallaro.