Il giorno della first lady Biden "Giacoppo" a Gesso

Il giorno della first lady Biden “Giacoppo” a Gesso

Marco Olivieri

Il giorno della first lady Biden “Giacoppo” a Gesso

mercoledì 04 Dicembre 2024 - 07:00

L'arrivo in tarda mattinata. Una riscoperta delle radici messinesi che ci fa ricordare quando i migranti, oggi vittime dei governi della paura, eravamo noi

MESSINA – No, non stiamo sognando. Sta proprio accadendo. Jill Jacobs Biden, first lady degli Stati Uniti d’America, arriverà oggi in tarda mattinata a Gesso, il villaggio dei bisnonni Giacoppo. Una riscoperta delle radici messinesi, quando “i migranti eravamo noi”, come si dice spesso. Era la fine dell’Ottocento e Gaetano Giacoppo emigrò nel New Jersey, raggiunto poi dalla futura sposa Concetta Scaltrito. Da qui il passaggio da Giacoppo a Jacobs. Oggi quell’antico filo si riannoda e, al pari di Martin Scorsese e dei tanti altri italoamericani di successo, Jill Jacobs si riconnette con la sua storia personale. Con le sue radici.

Un episodio significativo, mentre Messina si appresta a proporre la cittadinanza onoraria per la first lady. E che richiama l’attualità. Un presente nel quale l’Italia e l’Europa hanno fatto scempio del loro passato, calpestando in tante occasioni i diritti dei migranti nel nome della dittatura dei sondaggi e della scelta perfetta del capro espiatorio. Cosa c’è di meglio del “nemico” esterno nel mercato della paura? Un nemico da alimentare per celare i propri fallimenti politici e le frustazioni dovute alle difficoltà nel governare.

Quando i migranti eravamo noi

Le posizioni della presidente Meloni, di Fratelli d’Italia e della Lega di Salvini complice la pavidità della sinistra o presunta tale, lo dimostrano. Il tutto facendo finta di frenare processi migratori inarrestabili e che vanno governati. E non ridotti a questioni di ordine pubblico e da “ministro della paura”, più che dell’Interno.

Così l’approdo da Sigonella a Gesso di Jill Jacobs diventa il piccolo simbolo di una storia che si può riscrivere. Non è detta l’ultima parola. Si può sempre rinunciare ad alimentare pregiudizi e stereotipi e a semplificare in modo rozzo, nello stile “i siciliani sono tutti mafiosi”. E ricordarci da dove veniamo. Da quale storia di ferite e antichi dolori.

Il benvenuto a Gesso

“Quando i migranti eravamo noi” non è solo una frase simbolo. È un pezzo di memoria con il quale ci dobbiamo riconnettere. Nel frattempo, diamo il benvenuto a Jill Jacobs. Oggi Gesso simboleggia qualcosa di universale, che investe i popoli di tutto il mondo. Welcome.

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6 commenti

  1. Complimenti per queste parole bellissime. Spererei che le leggessero i nostri attuali governanti. Dubito però che in loro farebbero lo stesso effetto che stanno facendo in me. Grazie a Lei di cuore da un vecchio ibbisotu.

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  2. Sciacquati la bocca prima di paragonare noi migranti italiani, con questi avventurieri in cerca di fortuna, che buttano i documenti a mare, e chiedono in massa, asilo politico per ragioni inesistenti. Noi, avevamo dignita’ e orgoglio. Non ci facevamo campare in albergo e ristorante e paghetta. Non ti permettere piu’ di fare certi paragoni.

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    1. È una minaccia?

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  3. Minaccia ?? Marco Olivieri. Ma sei andato…….Tu puoi scrivere tutte le falsita’ che vuoi. Per la mia cultura, e’ importante che tu possa scrivere tutte le falsita’ storiche che vuoi. E spera sempre, che nonostante i tuoi clandestini amici stranieri, tu possa continuare a scrivere quello che credi. Peche’ nei paesi d’ inferno, da dove partono i tuoi beneamati clandestini, questa liberta’, te la sogni. Continua pure a denigrare il tuo paese, a fare questi falsi paragoni, e a chi cerca ancora di difenderlo dai nuovi barbari. Poi se vuoi capire veramente qualcosa di immigrazione clandestina, vai in Francia, o negli Stati Uniti d’ America. Ci penseranno i tuoi amici clandestini, ad aprirti gli occhi. Il mondo intero si e’ svegliato, ma tu ancora dormi.

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  4. Marco Olivieri. Mi dispiace che non hai nulla da obiettare. Perche’ gli italiani che sono davvero emigrati nel mondo per cercare lavoro, non hanno chiesto e non hanno avuto nessun aiuto, da parte di nessuno. Sono partiti dall’ Italia, con tanto di permessi. Sono partiti, perche’ in quei paesi dove andavano, cercavano manodopera. Non si sono presentati da clandestini, in un paese dove la disoccupazione rende gia’ la vita difficile agli stessi abitanti del posto. Dove gia’ i salari si stanno abbassando, per l’ eccesso di offerta di manodopera, e di diminuzione dei posti di lavoro. Abbiamo tanta manodopera, che adesso anche se si lavora, con questi salari da fame, non si arriva a fine mese. E tu vuoi agevolare l’ arrivo di altra gente ??? Ma i tuoi amici questo lo sanno gia’. Infatti appena vedono una nave che li viene a prendere, buttano a mare i documenti e chiedono protezione. Ma protezione da cosa ? Bei giovanottoni, con l’ ultimo modello di cellulare in mano, che hanno pagato tanti soldi per venire in Europa, che i veri poveri dei loro paesi, non potranno mai permettersi. Non vengono nenche piu’ a cercare lavoro. Vengono per approfittare delle nostre vecchie leggi, per campare alle nostre spalle. I nostri connazionale invece, quando arrivavano richiesti, per lavorare, si sono rimboccati le maniche e’ hanno lavorato duramente, per realizzare il loro sogno di una vita migliore. Non si sono arrampicati dalle finestre e ti si sono piazzati in casa tua, pretendendo aiuto. Sono entrati dalla porta principale, perche’ quel paese, aveva lavoro da dargli. Tu con i tuoi paragoni fuori luogo, getti solo fango, sulla loro memoria, e sui loro sacrifici.

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